Quello che i morti raccontano




Ana Lena Rivera


Traduttore: Mariacristina Cesa

Editore: Piemme

Genere: thriller

Pagine: 352

Anno edizione: 2024


Sinossi. Imelda Alborán, una giovane psicologa, scompare senza lasciare traccia. Suo marito, un artificiere della Guardia Civil, è sospettato di aver a che fare con la sua sparizione: disperato, si rivolge all’investigatrice Gracia San Sebastián, che collabora con la polizia locale, per scoprire la verità. Tornata a Oviedo dopo aver lasciato una brillante carriera nella finanza a New York, Gracia non immaginava che la sua vita potesse complicarsi così tanto. Mentre si addentra nelle indagini, affiancata dal fidato commissario Rafa Miralles, si trova a lottare su più fronti: il matrimonio con Jorge è in crisi, e un misterioso nemico minaccia di rovinare la sua reputazione. Tra segreti, inganni e un viaggio attraverso alcune delle più affascinanti capitali europee, Gracia dovrà mettere alla prova tutte le sue capacità per risolvere il caso. Riuscirà a trovare l’assassino e a salvare la sua carriera prima che sia troppo tardi?

 Recensione di Bruno Vigliarolo


Vincitrice del premio Torrente Ballester con la sua opera prima (Quello che i morti non dicono), Ana Lena Rivera torna in libreria con un secondo giallo dedicato all’investigatrice finanziaria Gracia San Sebastián: Quello che i morti raccontano.

Approcciando la sinossi e l’incipit del romanzo, si ha l’impressione che la trama possa sfociare in un poliziesco cupo, tendente al thriller. La misteriosa sparizione di Imelda Alborán è accompagnata da un intermezzo che mostra all’opera un efferato serial killer: un assassino che seda le vittime e le abbandona sui binari ferroviari, condannandole a una morte per decapitazione.

Premesse intriganti, che tuttavia sono in gran parte disattese dal registro narratologico dell’autrice. Il plot investigativo, infatti, appare sin da subito rallentato, per non dire zavorrato, dalle vicende personali di Gracia San Sebastián. 

La donna, chiamata a indagare sulla strana scomparsa di Imelda, si porta dietro un passato doloroso ed è letteralmente assediata da un caleidoscopio di personaggi secondari: una ragnatela di relazioni affettive, familiari, amicali e professionali.

Questo aspetto, se da un lato fa risaltare la psicologia della protagonista (voce narrante della storia), dall’altro ingolfa il romanzo e ne esaspera le sfumature cozy, alimentando un susseguirsi di marginalia, dialoghi prolissi e descrizioni di prelibatezze culinarie.

In aggiunta, una seconda linea investigativa distoglie Gracia dal caso principale e la risucchia in un’indagine non proprio avvincente: un presunto caso di frode fiscale, perpetrato da un falso invalido, che la costringe a volare addirittura in Danimarca.

Tutto ciò si traduce, a mio parere, in un’occasione mancata. Perché la scrittura di Ana Lena Rivera è scorrevole, e la componente thriller che attiene alla scomparsa di Imelda Alborán è abbastanza solida. Peccato che sia trasposta in dosi omeopatiche, come se l’autrice avesse scelto di relegare nello sfondo l’elemento che, in teoria, avrebbe meritato il centro del palcoscenico.

Per quanto io apprezzi le contaminazioni e i gialli di ampio respiro, in questo caso siamo davvero un po’ oltre. Sento di poter consigliare Quello che i morti raccontano a chi non cerca il mordente tipico di un testo crime, bensì il ritmo ondivago di una storia incentrata sulle relazioni interpersonali: sulla vita, vivace e al contempo complicata, di una brillante donna asturiana.

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Ana Lena Rivera


È un’autrice bestseller spagnola. Ha abbandonato una carriera ventennale nel mondo aziendale per dedicarsi alla scrittura. Il suo romanzo d’esordio, Quello che i morti non dicono, pubblicato in Italia da Piemme, ha vinto il premio Torrente Ballester, dando inizio alla serie con Gracia San Sebastián, che ha scalato in poco tempo le classifiche spagnole. Piemme ha pubblicato anche il suo Le ragazze della Singer.