Recensione di Alessio Balzaretti
Autore: David Joy
Editore: Jimenez Edizioni
Traduzione: Gianluca Testani
Genere: Thriller noir
Pagine: 264 p.
Anno di pubblicazione: 2022
Sinossi. “Queste montagne bruciano” è un romanzo al contempo esilarante e feroce, disperante e vitale, radicato in una terra bellissima e devastata dagli incendi, reali quanto metaforici. Qui vivono tre uomini a cui il destino chiede di unire le forze: Raymond Mathis, un padre solo, impotente, frustrato dalle lungaggini burocratiche e dalle limitazioni della legge; il giovane Denny Rattler, segnato da un incidente sul lavoro e sempre a caccia di una dose; Ron Holland, l’agente della Dea che non sa rinunciare a un caso. Da mesi l’Agenzia Federale per cui lavora sta cercando di ricostruire la fitta trama del traffico di stupefacenti che interessa l’ampio territorio occidentale della Carolina del Nord, al confine con il Tennessee, tra i maestosi boschi e le montagne che attraversano le aree tribali degli indiani Cherokee. Una riserva non certo preziosa, non certo immacolata. L’agente Holland sa che serve solo trovare la traccia giusta. E la traccia arriva quando al giovane Denny, ladruncolo astuto che segue poche e semplici regole per tenersi lontano dalla prigione, si presenta un’occasione cui è difficile resistere. Il caso si apre quando il figlio tossicodipendente di Raymond si mette nei guai con il suo spacciatore e Ray deve giocarsi tutto quello che gli resta per salvargli la vita, almeno un’ultima volta. Un padre, un tossico, un uomo di legge: mentre il caso avvicina questi uomini da punti diversi di un’implacabile epidemia, si compone il ritratto di un’umanità sul punto del tracollo, costretta a confrontarsi con una sola realtà: “Le nostre vite sono la somma di tutte le scelte che abbiamo fatto. Cosa sarebbe il mondo senza le conseguenze?”.
Recensione
Il Noir, oltre ad essere quel fantastico genere letterario che si divincola tra ambientazioni cupe e personaggi spesso autodistruttivi, è anche straordinariamente capace di trasmettere emozioni sensoriali come nulla, di tutto ciò che può essere scritto su carta, riuscirebbe a fare.
Io rimango sempre sbalordito dalla capacità di autori come David Joy, che riescono ad essere descrittivi senza stancare, anzi, hanno l’abilità di ammaliare il lettore con la loro melodia che sa di caos calmo, dove un movimento delle mani, il fumo di una sigaretta, un gesto quotidiano, ci farebbero passare oltre dopo tre righe.
Invece è proprio in quelle descrizioni che pulsa il cuore noir di un romanzo come Queste montagne bruciano e dietro quelle pieghe morbide monta uno tsunami di amari eventi.
La storia che ci racconta l’autore è ambientata tra le montagne degli indiani Cherokee, nel mezzo di una riserva della Carolina del Nord, dove il degrado ambientale, portato da una serie di incendi, si muove di pari passo con quello morale di un popolo multietnico, in cui la convivenza è diventata sopravvivenza ed in cui, dietro le apparenze, si nascondono tormenti e violenza, perseguitati e persecutori.
Tra questi: Raymond, vedovo di una moglie amorevole e padre di un figlio tossico e malridotto; Denny, schiavo della stessa droga ma dal cuore tenero e fragile nei sentimenti; e infine Rodriguez, l’infiltrato della DEA, colui che ha avuto la sfortuna o la fortuna, a seconda dei punti di vista, di essere un poliziotto con i lineamenti sbagliati.
Le loro vicende si intrecciano quando il figlio di Ray finisce nei guai e lui tenta, per un’ultima volta, di ripulirlo, forse più in memoria dell’amata moglie che per l’amore di padre.
Di fondo, l’attempato protagonista, è mosso dall’orgoglio, come se vendicarsi di chi mette in mano la roba al suo ragazzo, fosse causa della vita di una famiglia che poteva essere felice ma che invece si è consumata come un cerino tra le dita.
Non ci sono rabbia o sofferenza a spingere Ray nel compiere certe azioni. Semplicemente le cose succedono perchè tutto per lui deve avere un senso ed invece non ce l’ha, perciò deve farsi giustizia con le proprie mani.
Solo alla fine, quando tutto si compie, emerge l’unica verità e cioè, che noi siamo le conseguenze delle nostre scelte, ne più ne meno. E tutto quello che cerchiamo, alla fine di tanti tormenti, è tornare a casa.
Io mi sono emozionato, lo confesso, di fronte all’umanità di questi personaggi che in definitiva sono il riflesso dei nostri sentimenti più nascosti, quelli che forse non confesseremmo mai a nessuno.
Tante volte, davanti alle situazioni anche gravi che la vita ci propone, ci poniamo degli obiettivi sempre molto logici ed importanti, ma quel che forse vogliamo veramente è la semplicità di tutti i giorni, la banalità delle nostre abitudini che però sono nostre e quindi valgono tanto.
Ray, Danny e Rod, camminano in questo romanzo alla ricerca della loro normalità e tra tante lente sofferenze riescono, infine, nel loro intento.
La bravura di Joy è quella di rendere semplice una storia complicata e di farlo con un testo scorrevole, che strappa amari sorrisi, ma anche momenti di alta tensione.
La malinconia che il noir si porta dentro, qualche volta fa desistere i lettori che amano i polizieschi o i thriller più classici, ma credo che sia essenziale approcciarsi a questo genere per capire le origini dei filoni letterari che tanto amiamo.
Joy ci dà qualcosa di metaforico ed importante su cui riflettere, quando ci fa capire che anche gli incendi di Queste montagne bruciano sono destinati ad estinguersi lasciando ferite che invece non si cancelleranno mai.
David Joy
Autore di romanzi e racconti, collaboratore di riviste quali Time e New York Times Magazine, con Queste montagne bruciano ha vinto l’edizione 2020 del prestigioso Dashiell Hammett Prize, che annualmente premia il miglior romanzo crime di Stati Uniti e Canada. Tra i suoi romanzi: The Line That Held Us (vincitore nel 2019 del Southern Book Prize) e Where All Light Tends to Go (di prossima pubblicazione per Jimenez). Appassionato di pesca, alla quale ha dedicato diversi saggi e racconti, è curatore della raccolta Gather at the River: Twenty-Five Authors on Fishing (di prossima pubblicazione per Jimenez). Vive a Tuckasegee, Carolina del Nord.
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