REAL STORIES: CHI HA UCCISO CRISTIANO APRILE?




IL DELITTO DI VIA LEVANNA

di IGOR PATRUNO


Alcune storie, più di altre, colpiscono l’immaginario e la sensibilità collettiva per la loro crudeltà e l’inaccettabilità sociale. Sono quelle storie i cui risvolti superano il passare del tempo, conosciute anche da chi non era ancora nato in quel periodo, o era troppo piccolo per seguirne la cronaca.

Alcune hanno assunto una tale importanza da essere oggetto di indagini attuali, di essere protagoniste di trasmissioni televisive a tema, da rendere i volti di chi ha subito una orrenda perdita famosi e amati, come se si trattasse di persone di famiglia, come se riuscissimo a percepirne il dolore.

E poi ci sono altre storie che, inspiegabilmente, per quanto dolorose, per quanto inaccettabili, a un certo punto finiscono per venire dimenticate, in quel cassetto della memoria da cui nessuno pensa di tirarle più fuori, alla ricerca di una verità mai avuta, di risposte a qualcosa di tragico e inaccettabile.

La storia di Cristiano Aprile è una di queste. Colpì profondamente l’opinione pubblica, aprendo una ferita di paura e sconforto, la verità fu cercata attraverso appelli televisioni, articoli di giornale e le immagini inaccettabili di una famiglia distrutta dalla sofferenza. Ma in quanti si ricordano di lui sentendo il suo nome? In quanti, non in grado di seguire la vicenda all’epoca  per questioni anagrafiche, sanno di lui, di quel bambino barbaramente ucciso senza alcuna ragione apparente?

Sinossi: Se non si trattasse di un evento reale sembrerebbe la trama di un romanzo horror: c’è un killer sconosciuto, dall’aspetto cadaverico, che uccide senza movente; c’è una vittima ignara e innocente; ci sono le inquietanti atmosfere dell’inaspettato e dell’impensato; c’è una Roma, città splendida e infame, dove l’infranto regge le fondamenta dei palazzi e dove anche l’assurdo diventa possibile. Igor Patruno ricostruisce, avvalendosi delle carte dell’indagine condotta nel 1987 dalla squadra mobile di Roma, tutti gli aspetti sinora inediti della vicenda. L’autore non si è limitato a raccontare i fatti così come emergono dalle carte, ma ha anche condotto un’inchiesta individuando chi e perché potrebbe aver ucciso Cristiano. Introduzione di Roberto Morassut.

Real stories di Kate Ducci


É la mattina del 24 febbraio 1987, il giorno di carnevale. Fiorella Baroncelli, moglie di un professore di tecnologia, non si sente bene. Si alza dal letto per preparare la colazione ai tre figli, uno dei quali (il più grande) esce insieme al padre Patrizio alle 8:00, per andare a scuola, mentre i figli più piccoli, Giada e Cristiano, sono ancora a letto.

Anche Fiorella decide di tornare a riposarsi un po’. Alle 8:20 suona il campanello, la signora decide di non aprire perché si trova ancora a letto e teme che la casa si in disordine. Ma chiunque si trovi davanti alla porta del suo appartamento insiste, continua suonare, così Fiorella si arrende e va ad aprire.

Sul suo pianerottolo si trova un ragazzo che lei già conosceva. Pochissimi giorni prima, si era presentato a casa sua, dichiarandosi alunno del marito, in cerca di un libro che il docente lo aveva autorizzato a prendere per prepararsi a un esame. Non si trattava di una cosa insolita: spesso gli alunni di Patrizio si recavano presso l’abitazione del professore per ripetizioni, o per ottenere in prestito un libro di testo e, proprio per questo, Fiorella ha commesso un gesto che forse ha segnato le sorti della sua vita e di quella di suo figlio: si è dimenticata di raccontarlo al marito.

Stessa cosa, proprio perché l’evento non costituiva una novità nella vita della famiglia Aprile, fa la figlia Giada, che assiste alle ricerche del libro e al rammarico del ragazzo che non riesce a trovarlo, ma non ne fa menzione al padre. Patrizio Aprile scoprirà l’accaduto quando ormai sarà troppo tardi, quando per il suo amato Cristiano non ci sarà più qualcosa da fare.

Fiorella lo descriverà così:

Un ragazzo sui 18-20. Era alto, molto magro, di una magrezza innaturale. Di un colorito livido, un pallido che andava nel livido. Occhi neri, capelli nerissimi, mi sembra tagliati a spazzola. E occhiali cerchiati di scuro, ma non occhialetti alla Cavour, come erroneamente riportato da qualche giornale. Occhiali normali, grandi, però cerchiati di scuro.

Il ragazzo chiede di nuovo di entrare, dicendo di essere ancora alla ricerca del libro ma che, stavolta, ha ricevuto precise indicazioni da parte del Professor Aprile, su dove lo abbia lasciato.

Una volta entrato, mentre Fiorella gli dà le spalle per condurlo nello studio del marito, il ragazzo la afferra da dietro e tira fuori un coltello. La donna riesce solo a percepirne la presenza senza vederlo, immobilizzata dalla paura che le venga fatto del male e, soprattutto, da quella che il ragazzo possa aggredire i suoi figli.

Il giovane la rassicura sulle proprie intenzioni: non ha intenzione di ferirla, non ha intenzione di fare del male a qualcuno, vuole solo i soldi. Le chiede dove si trovino e chi sia all’interno dell’abitazione in quel momento.

Fiorella, credendo che Cristiano sia uscito, come da lei sollecitato mentre si trovava a letto con la figlia Giada, denuncia solo la presenza della ragazzina; altro elemento che, forse, ha in qualche modo condizionato gli eventi successivi.

Fiorella viene immobilizzata in modo maldestro, al punto che può tranquillamente liberarsi e camminare con le corde allentante a mani e piedi, indica al ragazzo dove tenga il denaro per le spese quotidiane e si mette seduta su di una sedia come da lui ordinato.

Mentre ciò sta accadendo, Giada (14 anni) e Cristiano (12 anni) si accorgono di nulla e dormono tranquilli nel lettone della madre (Giada) e nella propria cameretta (Cristiano).

Proprio passando davanti alla porta semiaperta del bambino, il ragazzo chiede spiegazioni a Fiorella.

‘Chi è lui?’ riferendosi a Cristiano.

Fiorella gli spiega che si tratta del suo bambino, che credeva già uscito per andare a scuola. Si sente relativamente tranquilla, perché crede che il giovane intruso sia solo interessato a ottenere i soldi e andarsene, che abbia bisogno di agire nella massima tranquillità e due ragazzini addormentati sono per lui una garanzia.

Proprio in quel momento, mentre Fiorella è seduta sulla sedia alla quale è stata legata in modo superficiale, la donna sente delle urla disperate. In un primo momento, mentre si precipita correndo come può verso le camere, pensa che si tratti di Giada, ma si accorge con orrore che il ragazzo ha deciso di aggredire con numerose coltellate Cristiano, riverso a terra in una pozza di sangue.

Fiorella, corsa urlando in suo soccorso, viene a sua volta aggredita con numerose coltellate alla testa, alla gola e a una spalla. Probabilmente, se non fosse stata salvata dall’intervento di Giada, svegliata dai rumori, sarebbe stata a sua volta uccisa.

Giada viene colpita in più punti, per fortuna senza infliggerle ferite gravi, mentre Fiorella, approfittando della distrazione, corre sul pianerottolo a chiedere aiuto a gran voce.

(in foto: Fiorella e la figlia Giada in una diretta della trasmissione ‘Telefono giallo’)

Intervengono la signora delle pulizie, impegnata a lavare le scale dell’edificio, e alcuni vicini. Non comprendono subito cosa stia accadendo, al punto che incrociano il ragazzo pallido dall’aria tranquilla, mentre abbandona l’appartamento e l’edificio, e nessuno di loro tenta di fermarlo, pensa che costituisca un pericolo o sia l’artefice di qualunque cosa fosse accaduta.

L’intervento medico viene immediatamente sollecitato. Mamma Fiorella e la piccola Giada vengono soccorse e salvate ma, purtroppo, per Cristiano c’è niente da fare. Morirà in ambulanza, mentre si tenta disperatamente di condurlo in ospedale.

Le indagini vengono immediatamente avviate e ogni pista viene percorsa. Le più accreditate riguardano la sfera scolastica e possibili rancori nei confronti del Professor Aprile e se ne ricavano numerosi spunti su cui lavorare. Patrizio risulta essere un professore poco empatico, piuttosto rigido, non certo cattivo, ma interessato a portare a termine la lezione senza troppo interesse alle difficoltà degli alunni. Un po’ poco per giustificare così tanto rancore.

Gli investigatori pensano che vi possano essere ragioni di risentimento, che qualche ragazzo possa comunque ritenere di avere subito dei torti e sia stato mosso da odio e vendetta.

Patrizio Aprile insegnava sia presso un istituto pubblico che presso una struttura privata, nella quale era possibile recuperare anni persi, e le indagini si muovono su entrambi i fronti. Ma, nonostante  vengano sentite più di cento persone, tra alunni e docenti, nessuna pista porterà verso una soluzione o richiederà approfondimenti.

A una lettura che si attenga alle cronache e alle trasmissioni televisive, appare chiara l’impossibilità di arrivare a una soluzione, di dare giustizia a un bambino che sognava di mascherarsi da angelo per quel giorno di carnevale; un bambino che quel giorno, se non fosse stato per una serie di tragiche conseguenze, si sarebbe trovato a scuola, mentre in casa sua entrava uno sconosciuto aggressore.

Eppure le cose non stanno così, eppure ci troviamo di fronte a una storia (l’ennesima, dobbiamo purtroppo dire) in cui una lettura più attenta dei fatti ci dice ben altro.

Curo questa rubrica, che affronta romanzi basati su fatti di cronaca, da anni e posso dire senza incertezze che i migliori romanzi di cronaca sono sempre scritti da giornalisti.

Igor Patruno è uno di loro. Leggere la sua fedele cronaca e le sue deduzioni unicamente basate sui fatti, fa male al cuore. L’autore non si lancia nella caccia di un misterioso assassino, né si muove formulando strampalate ipotesi. I bravi giornalisti lo fanno mai. Partendo da tutti gli elementi, da lui faticosamente rintracciati all’interno di faldoni impolverati e trascurati, ha condotto un’indagine personale, che lo ha portato ad approfondire ciò che era stato tralasciato, a verificare se gli alibi dichiarati fossero stati dimostrati, a collegare ogni studente interrogato all’identikit di quel giovane pallido dai capelli a spazzola.

Rivelare le conclusioni della sua ammirevole indagine toglierebbe giustizia al libro, che merita di venir letto e di fargli ottenere il giusto riconoscimento, ma chi avrà voglia di affrontare questa lettura dolorosa, non potrà che convenire con lui che la pista indicata sia ben oltre la ragionevolezza.

Mi chiedo, onestamente, se non vi sia un modo per riaprire le indagini e andare in quella direzione, per comprendere cosa sia accaduto a Cristiano e perché e, se quella pista dovesse condurre a una soluzione, per chiedere scusa a una famiglia ancora in attesa di verità. Igor Patruno ha svolto un lavoro egregio, lasciarlo cadere nel vuoto sarebbe come far morire due volte il piccolo Cristiano.

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