Regio Crimen




TORINOIR


Editore: Golem Edizioni

Genere: Noir

Pagine: 168

Anno edizione: 2025


Sinossi. Gelosia, invidia, ripicca, prepotenza, odio profondo, ma anche amori impossibili e cuori infranti, nella lirica i sentimenti sono espressi all’ennesima potenza e dove i buoni, i ravveduti e i puri d’animo, difficilmente sono vincenti o hanno riscatto. Le opere racchiudono, tra meravigliose note, tutti i colori più profondi e tetri dell’animo umano. Il palco del Teatro Regio di Torino ha visto scorrere questi colori, e i suoi rossi tendaggi hanno fatto da cornice a drammi intimi e immortali. Un terreno fertile per il collettivo di scrittori di Torinoir che, in questo volume, erigono il Teatro Regio e i suoi luoghi meno noti ai cittadini, a palcoscenico di delitti e drammi accomunati da un unico filo rosso: quello della lirica. Questa raccolta non è un semplice omaggio al più importante teatro cittadino, protagonista esso stesso di una travagliata storia e risorto a nuovo splendore dalle sue ceneri, ma è un progetto ben più ampio. Il 31 luglio 2024 il collettivo ha subito la perdita di uno dei suoi membri più attivi e vivaci: Marco G. Dibenedetto. L’esigenza di fare qualcosa in memoria di Marco è stata immediata. Per riconoscenza, certo, ma anche per perpetrare l’umanità e la memoria di un amico, di un uomo buono e generoso, di una persona per bene che ha condiviso la vita di Torinoir per una decina d’anni. Da lì, la volontà di pubblicare questa antologia che racchiude, oltre ai racconti legati al Teatro, anche l’ultimo scritto di Marco. Una narrazione cruda e quasi premonitrice.

I diritti d’autore di questo libro saranno devoluti a Ivan, il figlio di Marco.  

 Recensione

di

Salvatore Argiolas


Le quinte teatrali sono sempre state un ambiente ideale per i gialli e i noir, in quanto presentano una forte dialettica tra la realtà e la finzione che viene riflessa nelle vicende criminose e oltre al celebre “Il fantasma dell’opera” di Gaston Leroux, ci sono tanti altri gialli che hanno il teatro come sfondo e  luogo che ospita (e ispira il delitto) come “Delitto a teatro” di Ngaio Marsh, “Omicidio a scena aperta” di Helen McCloy e il libro che vede l’esordio di Ellery Queen, sia come autore sia come come detective, “La poltrona n° 30”.

“Regio Crimen” è un omaggio ad uno dei più prestigiosi teatri italiano, il Regio teatro di Torino, che ha una storia lunga e travagliata e che fu distrutto da un rovinoso incendio nel 1936.

La ricostruzione fu lunga e travagliata e solo nel 1973 ci fu l’inaugurazione con l’opera di Giuseppe Verdi “I Vespri siciliani” per la regia di Maria Callas e di Giuseppe Di Stefano.

Proprio a questa ripresa delle attività nel teatro più famoso di Torino sono ispirati i due racconti iniziali della raccolta “Regio Crimen”, che il collettivo Torinoir ha ideato per onorare il luogo dove si celebra  la“Potenza della lirica, dove ogni dramma è un falso, che con un po’ di trucco e con la mimica puoi diventare un altro” come cantava Lucio Dalla, ma soprattutto per ricordare Marco G. Dibenedetto, membro e anima del collettivo piemontese, presente nella raccolta sia come autore sia come nume tutelare.

La magica notte del 10 aprile 1973 che segnò anche la prima regia della Divina, fu un evento eccezionale anche nei racconti “Dietro il sipario” di Enrico Pandiani e Luca Rinarelli e “Operazione Divina” di Giorgio Ballario e Claudio Giacchino, entrambi pienamente centrati sullo spirito dell’epoca, ricco di tensioni e di manipolazioni politiche che da un lato fanno parte di un lungo elenco di atti terroristici tesi a destabilizzare il Paese per “stabilizzarlo”, dall’altro vogliono creare un fronte sociale contro il regime dei colonnelli in Grecia.

Dopo le prime bombe del 1965 sui treni e al Padiglione Fiat della Fiera di Milano, dopo l’impresa del 1969 alla Banca Nazionale dell’Agricoltura di Piazza fontana e Milano e le tre bombe di Roma, dopo i binari fatti saltare nel 1970 nel treno deragliato e infine i tre carabinieri seccati a Peteano l’anno scorso, adesso toccava a loro.

Ora un gran bel teatro appena restaurato che salta per aria alla sua inaugurazione. Durante “I Vespri Siciliani” di Giuseppe Verdi, con la prima regia di Maria Callas.

Se ne accorgeranno, altroché.!

“Dove sono?”, balbetta la Divina.

La biondina travestita da maschera risponde in greco “Tranquilla, Maria, stia tranquilla. Siamo amici. Siamo anche noi greci.

“Greci?”

Sì. studenti greci in lotta contro il marciume che sta uccidendo la nostra, la sua, cara patria. Maria, lei adesso è con noi, ci deve aiutare contro i colonnelli che ormai sono i padroni di Atene.”

“Regio Crimen” comincia col botto, con due racconti ben concepiti che pur partendo da un fatto certo, divergono come trama per poi trovare un epilogo a sorpresa perché se anche i piani meglio concepiti possono deragliare, figuriamoci quelli raffazzonati.

E’ incentrato proprio sul rapporto tra realtà e finzione nella lirica “Butterfly” di Massimo Tallone che presenta il travaglio psicologico vissuto da un soprano protagonista dell’opera di Giacomo Puccini “Madama Butterfly” e che si immedesima talmente nella parte che non riesce a separare nettamente vita e arte,  precipitando in una situazione che vira verso un abisso di schizofrenia.

“Cavalleria Rusticana” di Emiliano Bezzon e Patrizia Durante invece è incentrato sulla morte di uno scrittore che faceva parte di un collettivo impegnato nella stesura di alcuni racconti ambientati proprio nel Regio teatro di Torino e qui la mise en abyme è lampante e rende molto intrigante il gioco narrativo dell’indagine che i colleghi dell’autore conducono e che si rivela legata anche all’opera lirica rappresentata, proprio quella di Pietro Mascagni, che si svolge nel segno della gelosia in un teatro incantatore che

era una vera creatura magica nascosta nel cuore della città: le sale prove, i camerini, gli spazi sottostanti, il palco con movimenti scenici, le sartorie e i depositi. Corridoi, scale, ascensori e montacarichi si alternavano in un dedalo dentro il quale era facile perdersi, incontrando persone di ogni tipo e straordinari oggetti forse dimenticati, reliquati di vecchi spettacoli.”

E’ legato al tema del titolo anche “Amami Alfredo” di Rocco Ballacchino e Marco G. Dibenedetto, racconto che fluisce attorno alla rappresentazione della “Traviata” di Giuseppe Verdi, che vede un falegname addetto alle scenografie dell’opera infatuarsi di una escort, diventando dipendente di questa relazione che pare scontata sino ad un colpo di scena finale di grande impatto.

Ne “Il cielo sopra Torino” di Maurizio Blini, il Teatro Regio è testimone dell’incontro drammatico tra un’empatica poliziotta e un giovane ambientalista che si trovano faccia a faccia sul tetto dell’edificio dove il ragazzo si è rifugiato dopo aver  lanciato dei vermi sul pubblico radunato per assistere al “Don Giovanni” di Mozart.

La poliziotta tenta di far ragionare l’ecologista per farlo scendere dalla pericolosa posizione e il dialogo tra i due rende plasticamente la difficoltà di comunicazione tra le generazioni dove ragionevolezza e rigidità dogmatica si scontrano  portando ad un epilogo duro e doloroso.

Marco G, Dibenedetto firma anche “Non è stato un caso”, un racconto che pone in primo piano proprio la difficoltà di dialogo e l’incomunicabilità tra persone che si vogliono bene ma che non trovano proprio un piano comune di dialogo e che, in un cupio dissolvi, trova un finale di amarissima attualità, letta in varie sfumature nei quotidiani in un’impressionante progressione e che il compianto Dibenedetto analizza con scientifica obiettività.

L’ultimo capitolo della raccolta, “4 marzo e altre storie” è un’intensa e partecipe lettera aperta che Fabio Beccanni recapita proprio a Dibenedetto, coinvolgendo e commuovendo il lettore, facendogli conoscere l’umanità e la competenza dello scrittore prematuramente scomparso.

La vita di uno scrittore assomiglia alla vita reale più di quanto possiamo immaginare. Per cui la tua vita, Marco, da qualche parte la si deve pur poter ritrovare tra le parole che ci hai lasciato. O, più probabilmente, tra i silenzi.”

“Regio Crimen”, nato probabilmente come punto di caduta interessante per una raccolta che potesse raccontare una città e un modo di vedere la vita attraverso un’istituzione culturale straordinaria, poi è diventato un commosso omaggio a un uomo di straordinario spessore che proprio in un’intervista a ThrillerNord spiegò la sua opinione sulla funzione del noir: “Il noir è vita, è sincerità e falsità. Il noir è leale, perché ti mostra quello che c’è, ma è falso nello stesso tempo, perché cela quello che è accaduto o che potrebbe accadere.” “Tutti abbiamo sbagliato e sbaglieremo. Tutti abbiamo abbiamo detto frasi stupide e abbiamo avuto comportamenti che hanno fatto fatto soffrire qualcun altro.”

Questa lezione di vita, portando il lettore nel gran palcoscenico della nostra esistenza, dove realtà e finzione si fondono e si confondono, è un grande regalo che “Regio Crimen” e soprattutto Marco G. Dibenedetto, ci regalano, in una raccolta che mi sento di consigliare caldamente.

Che la terra ti sia lieve Marco.

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Torinoir


un collettivo di talentuosi scrittori nato per raccontare i cambiamenti di Torino per mezzo del romanzo giallo-noir. Ha pubblicato con Golem Edizioni tre edizioni di Memonoir l’agenda dedicata al giallo e al noir (2014, 2016 e 2017I e la raccolta La morte non va in vacanza (2015). Per Edizioni del Capricorno ha pubblicato Porta Palazzo in noir (2016), Il Po in noir (2017) e Montagne in Noir (2018).