Resina




Recensione di Annalisa Tomadini


Autore: Ane Riel

Traduzione: Ingrid Basso

Editore: Guanda

Genere: Thriller

Pagine: 304

Anno di pubblicazione: 2019

Sinossi. Liv è morta a sei anni. Si è allontanata in mare durante la notte e al mattino è stata ritrovata solo la barca vuota. O almeno, questa è la storia che i suoi genitori hanno raccontato alle autorità.
Ma la realtà è ben diversa. Liv è viva, si nasconde dietro un impenetrabile muro di oggetti rubati qua e là e accumulati da Jens, suo padre, nel corso degli anni: infatti, ciò che gli altri considerano superfluo, un rifiuto da buttare, per Jens è importante, degno di una seconda vita. Impossibile, anche volendo, scovare la bambina in quel fortino; impossibile, una volta oltrepassato il cancello, uscire indenni dalle trappole seminate in cortile, lungo il percorso che porta alla casa e all’officina, alla stalla e al piccolo container che racchiude tanti segreti. Qui, lontano dagli altri abitanti dell’isola, la vita della famiglia scorre imperturbabile, cristallizzata per l’eternità come una formica nella resina. Soltanto Maria, la madre di Liv, potrebbe rompere l’incantesimo. Ma anche lei, a modo suo, ha deciso di nascondersi dal resto del mondo dentro un corpo mostruosamente grasso…Sospeso tra Stephen King e le inquietanti fiabe dei fratelli Grimm, un romanzo teso e conturbante su come un amore folle ed eccessivo finisca per stritolare nel suo abbraccio le persone che vorrebbe proteggere.

Recensione

Nell’immaginario collettivo, le storie di famiglie difficili e infelici hanno sempre a che fare con la mancanza di amore, con la violenza, con l’odio. Ma nella famiglia Harder non funziona così. Amore ce n’è, moltissimo, perfino troppo. Ma questo amore è sopraffatto e distorto da forze più grandi. Il silenzio, forse prima e più di tutto: la quasi assoluta mancanza di parole di spiegazione tra le persone che la compongono. E poi, la paura di perdere tutto, che si trasforma ben presto, per il padre Jens Harder, nella paura di lasciar andare qualsiasi cosa, anche l’oggetto più insignificante.

Jens, il padre, è sempre vissuto in quest’angolo isolato di mondo, Hovedet, un’isoletta collegata all’isola più grande, Korsted, solo da una striscia di terra. È stato un bambino forse un po’ schivo, forse troppo sensibile, ma amato e felice. Legato soprattutto al padre Silas, ebanista, non ne ha mai davvero superato l’improvvisa morte, avvenuta quando lui era solo un ragazzino. Malgrado, assieme al fratello maggiore Mogens, si sia assunto l’onere di portare avanti l’attività del padre, è un compito tale da sopraffarli. Mogens decide da un giorno all’altro di fuggire via da quell’isola che è diventata una prigione, anche se mai la dimenticherà.

Così Jens perde un altro pezzo. Il fratello, dopo il padre. È troppo. Decide inconsapevolmente, in quell’istante, che non potrà più perdere nulla, nemmeno un singolo arnese consumato dall’uso. Non parliamo poi di una persona. È così, in questo modo sempre più gravemente malato, che imposta la sua vita da lì in poi. In nome di questo istinto di conservare vicino a sé ogni cosa, trascina nel suo inferno personale tutto il resto della famiglia, anche la moglie Maria, che pure ama immensamente.

Uno dopo l’altro, sull’altare posticcio e malfermo della roba accatastata, sacrifica tutto ciò che ha di prezioso: il suo lavoro, i suoi animali, qualsiasi relazione sociale esterna ai familiari, lo spazio fuori e dentro casa; e poi, vi immola il rapporto con la madre, con la moglie, persino la vita dei suoi figli.

È proprio sua figlia Liv, sette anni, a raccontare la loro storia. La storia sua e del gemello Carl, dei loro genitori, della nonna, della sorellina. Liv, che ufficialmente non esiste perché Jens, nel disperato tentativo di non perderla, di non lasciarla andare, di tenerla con sé assieme alle cose accatastate nel loro cortile, ha inscenato la sua morte, condannandola a una esistenza invisibile, notturna, di solitudine.

Questa è la storia di una bambina dall’intelligenza spiccata e dalla sensibilità preziosa, che proverà a cambiare un destino insostenibile, a cui era stata condannata per troppo amore.
 

Ane Riel


Nata Ane Brahms Lauritsen nel 1971 ad Aarhus, dopo il diploma ottenuto nel 1990 al Marselisborg Gymnasium, ha studiato arte all’Università di Aarhus senza completare gli studi. Trasferitasi venticinquenne a Copenhagen, ha lavorato per nove anni allo Storm P. Museum e parallelamente ha pubblicato alcuni libri per l’infanzia con i disegni della madre, l’illustratrice Mette Brahms Lauritsen. Con il suo primo romanzo, non tradotto in Italia, ha vinto il Best Danish Suspense Debut Novel nel 2013, mentre il thriller “Resina” è stato insignito del Glasnyckeln nel 2016 e del Martin Beck Award l’anno successivo.

 

Acquista su Amazon.it