RICORDO DI UN’ISOLA
di Ana María Matute
Fazi 2023
Maria Nicola ( Traduttore )
narrativa, pag.150
Sinossi. Ana María Matute, scrittrice di spicco del Novecento spagnolo, torna nelle librerie italiane con uno dei tasselli fondamentali della sua opera: uno straordinario, luminoso romanzo sulla perdita dell’innocenza. Espulsa dal convento dove studiava dopo aver dato un calcio alla priora, abbandonata dal padre e orfana di madre, l’adolescente ribelle Matia viene mandata a trascorrere i mesi estivi con la ricca nonna sull’isola di Maiorca: un luogo al tempo stesso incantato e malvagio, dove si scontrano odi antichi e passioni odierne mentre il sole brucia attraverso le vetrate e il vento si lacera contro le agavi. Nella calda e opprimente quiete di un’estate adolescenziale, Matia trama con il cugino Borja tra lezioni di latino, sigarette rubate fumate di nascosto e fughe clandestine con una piccola imbarcazione nelle cale più recondite. Compagni di scorribande sono gli altri ragazzini dell’alta borghesia costretti come loro alla reclusione sull’isola, ma anche i giovani del posto, tra cui spicca Manuel, figlio maggiore di una famiglia emarginata da tutto il paese per il quale Matia prova un conturbante sentimento a cui non riesce a dare un nome. Il sordido mondo degli adulti nasconde molte incognite: gli uomini scompaiono misteriosamente, mentre le donne fumano alla finestra scrutando il mare in attesa di un ritorno. È il 1936, la guerra civile appena scoppiata sembra lontana ma quasi segretamente si sta combattendo anche sull’isola, e l’eco del conflitto si fonde con quella dell’Inquisizione e dei roghi di massa degli ebrei avvenuti nei secoli precedenti. La vita insulare è solcata da linee dolorose e divisive, e diventare grandi vuol dire anche scegliere da che parte stare.
Recensione di Agnese Manzo
Piccolo capolavoro riscoperto dopo oltre sessant’anni, Ricordo di un’isola fu pubblicato per la prima volta nel 1959 e giudicato da Vargas Llosa uno dei testi più significativi della letteratura spagnola. Investitura impegnativa ma meritata, per un romanzo dallo stile suggestivo, capace di risvegliare vivide sensazioni di luci e ombre, odore di salsedine, di vento di mare, arsura del mezzogiorno e frescura umida dell’alba.
I temi trattati non sono da meno: la Matute ci conduce nei primi mesi della guerra civile spagnola visti dall’insolita prospettiva di Matia, quattordicenne ribelle per disperazione a cui sono state troncate le radici, ferita, desolata, privata di tutti i punti di riferimento e senza voglia di trovarne di nuovi, animata da nient’altro che un tenue desiderio di capire ciò che la circonda.
Ricordo di un’isola non è però solo una storia di formazione, ma un romanzo corale in cui si muovono figure che sembrano trattenere il respiro in attesa di conoscere il proprio destino: la guerra, appena scoppiata, allunga le sue ombre lunghe sino alla sonnolenta comunità che circonda la ragazzina, e i suoi abitanti vivono con angoscia la convinzione che quel piccolo mondo isolato, con le sue gerarchie, i suoi rituali, inganni ed equilibri spesso malati, sia destinato a scomparire presto.
Crescere vuol dire maturare le proprie convinzioni, abbandonare l’infanzia ed entrare in un mondo adulto che non convince e non piace, spesso popolato da forze crudeli.
È sempre difficile, ma per Matia lo sarà maggiormente: arrivata nella grande villa padronale della gelida e ricca nonna – sostanzialmente “padrona” dell’isola – dovrà confrontarsi con figure ambigue, schiacciate dai compromessi, in cui non vi è nulla di sincero, primo fra tutti il cugino coetaneo Borja, precocemente dominato dal desiderio di potere e controllo sugli altri, forse per compensare il proprio vuoto interiore. Pochi, pochissimi i sentimenti positivi che incontrerà in quella casa. Tutti cercano, a loro modo, un sistema per sopravvivere a problemi che la guerra amplifica, in una realtà claustrofobica e apparentemente immutabile.
In una specie di mondo a parte, poi, naturalmente, ci sono “gli altri”: coloro che hanno scelto di stare “dalla parte sbagliata”.
Il desiderio di capire ciò che accade, di difendere chi, come la famiglia dell’amico Manuel, subisce un’ingiusta persecuzione, in Matia si fonde con quello di comprendere la propria storia: anche suo padre era finito dalla “parte sbagliata”?
La sparizione dei suoi genitori, come è avvenuta realmente?
La ricerca delle proprie origini finisce con l’aggrovigliarsi su sé stessa, in un clima mefitico avvelenato dalle menzogne di Borja, desideri inespressi, alleanze e segreti inconfessabili.
Matia non potrà fare altro che rassegnarsi a percorrere il proprio cammino, facendo ciò che sente come giusto: affrontare la vita adulta e scegliere in cosa credere, e, soprattutto, imparare a distinguere il male e prenderne le distanze, con tutti i rischi che questo comporta.
Probabile metafora di una parte dell’umanità che deve farsi violenza e strapparsi alla propria vocazione per l’indifferenza per imporsi di scendere in campo e prendere posizione nei confronti delle brutture di cui è testimone.
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Ana María Matute
Nata a Barcellona nel 1925 e cresciuta in una famiglia borghese, Ana Maria Matute ha pubblicato i suoi primi racconti all’età di sedici anni e il suo primo romanzo, Los Abel, a ventidue. Da allora il suo lavoro, in cui l’impegno sociale si accompagna a uno stile lirico altamente personale, è stato riconosciuto come uno dei contributi più importanti alla narrativa spagnola. Candidata al Premio Nobel, nel corso della sua carriera ha ricevuto tutti i premi più prestigiosi della letteratura spagnola: Planeta, Quijote, Nacional, Nadal e Cervantes. Nel 1996 è stata nominata membro della Real Academia Española. Ricordo di un’isola, pubblicato per la prima volta nel 1959, è il primo volume di una trilogia che verrà tradotta integralmente da Fazi Editore.