Vigdis Hjorth
Traduttore: Margherita Podestà Heir
Editore: Fazi
Genere: Narrativa
Pagine: 144
Anno edizione: 2024

Sinossi A Oslo, una scrittrice sessantenne assiste come tutti gli anni a un concerto di Natale; siede accanto a una coppia accompagnata dalla figlia adolescente, che si mostra palesemente infastidita e viene rimproverata di continuo dalla madre. La scena fa scattare nella donna il ricordo dei suoi sedici anni, e il lettore viene catapultato nel racconto del suo passato: un’adolescenza su cui grava una figura materna opprimente, che controlla la figlia in maniera ossessiva, terrorizzata al pensiero che possa bere, fare sesso, assumere droghe. Dal canto suo la ragazza, spalleggiata dalle amiche, beve, frequenta feste in casa di sconosciuti e conosce Finn, un giovane apparentemente navigato con cui decide di avere il primo rapporto sessuale. Sullo sfondo di questo conflitto tra madre e figlia, il padre resta in disparte. Quarantotto anni dopo, la scrittrice riflette su quel periodo mettendosi a nudo, cercando il coraggio di essere e ritrovare se stessa, rivivendo ogni momento del passato attraverso la memoria. È questa continua e mutevole ripetizione del ricordo a renderla più forte, a proiettarla in avanti e a donarle una nuova, drammatica consapevolezza: qualcosa è successo, tra quelle mura domestiche, ed è il momento di affrontarlo.

A cura
di
Marina Toniolo
‘Ogni vittima è un potenziale carnefice, quindi non bisogna essere troppo generosi con la compassione’ (Eredità, Vigdis Hjorth).
Novembre norvegese: nebbia, freddo, neve e ghiaccio. Un territorio dove primeggia il biancore accecante sotto un sole che in apparenza scalda ma che in realtà dura troppo poco nelle giornate invernali. In questo ambiente quasi spirituale, una scrittrice sessantenne si reca ad assistere ad un concerto.
Vicino a lei si siedono una coppia con figlia sedicenne che tutto vorrebbe tranne essere in quel posto assieme ai genitori. La conflittualità nei gesti che la scrittrice nota apre una porta nella memoria sepolta da tempo e, una volta giunta a casa, si lascia invadere dai ricordi di quando lei era una giovane adolescente. Una madre infantile e isterica, un padre assente, fratelli che non sono né uniti né complici nell’affrontare la tossicità che si respira nel piccolo appartamento nel quartiere borghese.
Solo con le conoscenze acquisite nel tempo la scrittrice può analizzare come una catarsi quel lontano novembre vissuto e avere la consapevolezza che sì, quel piccolo appartamento è una scena del crimine e che lei viene designata da tutti come la colpevole.
Ripetizione è la quotidianità vissuta dalla protagonista: un insieme di azioni e pensieri che ben si conoscono e si gestiscono. E’ la sostanza che permea ogni persona che, volente o nolente, compie. Ripetizione è anche la scelta stilistica particolare dell’autrice, sensazione che solo leggendo in seguito ‘Eredità’ si è rafforzata. Un flusso di coscienza continuo si snoda attraverso le pagine in cui le frasi vengono sviscerate e ripetute per un peso sempre maggiore alla tragicità degli eventi.
Perchè come può vivere una donna vittima di abusi infantili?
Quando la mente e il corpo si uniscono per riportare a galla il vissuto traumatico?
Ecco, ‘Ripetizione‘ è il preludio all’apertura del vaso di Pandora. La ragazzina non ricorda nulla ma la madre, con il suo comportamento, non fa che rafforzare l’idea che in lei ci sia qualcosa di tremendamente sbagliato. Quando il primo incontro sessuale risulta un flop, decide di scrivere nel suo diario esattamente il contrario, con dovizia di particolari. La lettura delle pagine da parte della madre e del padre porta la scrittrice sul baratro del suicidio, per un dolore che non comprende e che non sa come gestire.
‘Ripetizione‘ prima e ‘Eredità‘ dopo, sono due romanzi a dir poco tremendi e necessari. Non nascondo che la loro lettura mi ha portato ad avere incubi e a ripetere dentro di me spezzoni di brani. Ma per un lettore che anche solo in minima parte si interessa a determinate problematiche sono essenziali.
Può una vittima di incesto perdonare?
O è più salutare il taglio netto dalla famiglia di origine?
Come si rapportano tra loro i componenti del triangolo amoroso creatosi?
Vigdis Hjorth è lucida e spietata. Nulla nasconde nel riverbero della neve. In questo romanzo breve esplora le dinamiche di potere che si generano nelle famiglie e dei danni arrecati ai componenti.
‘Evitavo chi mi faceva ricordare ciò che mi costringeva a ricordare il peggio, mamma e papà e quella terribile notte. Non è facile essere umani, prima che mia madre mi chiudesse la porta in faccia. Mio padre al mattino, in piedi accanto al mio letto che mi interrogava come se fosse un suo diritto scontato e naturale. Hai sanguinato?’
Consigliato?
Assolutamente. Non è facile essere umani né tantomeno capire i reconditi movimenti dell’anima. Qui, leggendo, uno spiraglio si apre.
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Vigdis Hjorth
nata a Oslo nel 1959, è una delle scrittrici norvegesi più conosciute e stimate. Ha esordito nel 1983 con ‘Pelle-Ragnar i den gule gården’, grazie al quale il Ministero della Cultura norvegese le ha attribuito il premio per il miglior romanzo d’esordio. Ha pubblicato più di trenta libri, fra cui una ventina di romanzi, conquistando i premi letterari più svariati. ‘Eredità’, vincitore del Norwegian Booksellers’ Prize e del Norwegian Critics Prize for Literature – i due principali riconoscimenti norvegesi –, è il romanzo con cui ha ottenuto la fama internazionale, rientrando nella rosa dei finalisti del National Book Award for Translated Literature nel 2019. Tra le sue pubblicazioni in Italia:’Eredità’(Fazi, 2020),’Lontananze’(Fazi, 2021),’Ripetizione’(Fazi, 2025).