Roma Giungla




Recensione di Gaudenzio Schillaci


Autori: Gino Saladini e Christian Lucidi

Editore: Marsilio

Pagine: 267

Genere: thriller

Anno di pubblicazione: 2020

Sinossi. Sandro Sparta, un agente della Dcsa con problemi cardiaci, viene incaricato di condurre un’indagine preliminare a Civitavecchia, il porto di Roma, dove è stato commissario di polizia vent’anni prima. Lo scalo sta subendo l’infiltrazione della ’ndrangheta, che vuole farlo diventare centrale nella rete del traffico internazionale di stupefacenti. La cocaina prodotta in Colombia nei territori del Clan del Golfo arriva in Italia passando per la Nigeria. Le sue strade si incrociano così con quelle di Henry Boezie, uno scultore nigeriano residente a Civitavecchia. Legato ai culti esoterici africani e al Vudù, Boezie convive con Alaba, una conturbante ex prostituta, cartomante e divinatrice, dalla cui magia si ritiene protetto, ed è in realtà il capo del nucleo della confraternita criminale dei Black Axe a Roma. Con la complicità di Filippo ’u Bellu, un anziano ’ndranghetista in cerca di rivincita, sta tessendo nell’ombra le fila di un piano estremamente ambizioso e arrischiato per conquistare la supremazia nel mercato romano della droga e della prostituzione. Tra omicidi, ricatti e tradimenti, Sparta scoprirà ben presto di essersi infilato in una partita molto più grande, complessa e pericolosa di quanto potesse immaginare. Una partita che è solo alle battute iniziali.

Recensione

Roma e la droga, Roma e le belle donne, Roma e il malaffare, tra la ‘ndrangheta e i negeriani. In mezzo altra Roma, sempre più Roma, anzi, sempre più romanità, ovvero quello spirito che hanno i romani di essere magma e deserto, cielo e sampietrino, criminale e seduttore.

A leggerla così sembrerebbe la descrizione di qualche canzone di Noyz Narcos, rapper che forse è secondo soltanto a Francesco Totti nel podio contemporaneo delle “voci della capitale” e figlio diverso di quel Venditti che, prima di perdersi sulle autostrade deserte ai confini del mare, cantava delle Sora Rosa e di quelli delle borgate, quelli che erano solo “du ossa de prosciutti” e sembravano tutti un po’ ragazzi di vita e un po’ Er Monnezza (quello originale, quello dei poliziotteschi di Umberto Lenzi, non l’Ispettore Giraldi emerso dalla successiva onda lunga comico-popolare), invece stiamo parlando della storia di Sandro Sparta, agente dell’antidroga che si ritrova ad avere a che fare con due problemi: il primo è quello di dover indagare su dei brutti giri al porto di Civitavecchia, il secondo è quello di essere figlio di due autori diversi.

Per evitare spiacevoli anticipazioni ai lettori, mi occuperò soltanto della seconda questione: taglio corto e ammetto subito che il problema della scrittura a quattro mani è stato brillantemente superato.

Gino Saladini e Christian Lucidi, pur partendo da punti di vista diversi per forma e strutture, essendo uno criminologo di fama e l’altro documentarista e cinematografaro con tanto di diploma al Lee Strasberg Institute di New York, riescono ad amalgamare perfettamente la profondità psicologica dell’uno allo studio del racconto immaginifico dell’altro, dando vita ad un testo che vibra verità in ogni pagina.

Non c’è assoluzione, non c’è commiserazione, non c’è pietas, nelle parole del romanzo, e man mano che ci si addentra sempre di più tra i grovigli della trama (che tanto fanno pensare ad un eventuale e auspicabile trasposizione audiovisiva) si viene trascinati dentro le venerature di una vicenda che è stata studiata nei minimi dettagli e narrata con ancora più attenzione, senza indulgenze e senza edulcorazioni nel linguaggio che avrebbero ammazzato il ritmo e tolto pathos a tutta la vicenda, che invece viene fuori sempre più incalzante, sempre più coinvolgente.

Un romanzo scritto splendidamente bene, più vero del vero, che sembra nato già pronto per approdare su altri lidi. Una serie tv, forse, o magari persino un film, nella speranza che si riesca a raccontare anche con un paradigma narrativo differente da quello letterario tutto quel sottobosco di rabbia e voglia di resistere che raccontano i personaggi di questa storia.

Proprio come nelle canzoni di Noyz Narcos, appunto, a cui magari potrebbero proporre di comporre la colonna sonora.

Una rima sbilenca dopo l’altra, l’agente Sandro Sparta avrebbe ottima compagnia, cosa che avrete pure voi lettori nel caso abbiate voglia di mettere sotto gli occhi una succulenta storia crime come non se ne leggevano da tempo.

A cura di Gaudenzio Schillaci

https://instagram.com/denzyotollah

 

Gino Saladini e Christian Lucidi


Gino Saladini è un medico legale, criminologo, opinionista Rai, Mediaset e Sky. Autore, insieme a Vincenzo Mastronardi, del thriller storico “Hypnos” (Sonzogno), ha anche pubblicato i romanzi “Omicidi a margine di qualcosa di magico – Sincro” (Gangemi) e “L’uccisore” (Rizzoli).

Christian Lucidi è un regista cinematografico formatosi a New York, già autore di documentari e mediometraggi d’essai. Nella sua produzione ci sono il film “Albedo” e il documentario “Il tunnel trasparente”.

 

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