Sinossi. Rosaura, alle dieci, suona alla porta della pensione «La Madrileña» di Buenos Aires. Dietro di lei è una storia con un uomo ospite fisso della pensione, un certo Camilo Canegato, pittore: un affare di cuore, un vizio, un inganno, o il capriccio del caso, non si sa: davanti a lei, un matrimonio improvvisato e una morte violenta, consumati in un rapido arco di tempo. Ma chi sia Rosaura, quale la sua identità, la sua vicenda, i tratti del carattere e perfino del corpo, al lettore non sarà dato di sapere con precisione – né tanto meno gli si svelerà inequivoco il delitto, e il movente che ha condotto ad esso. Di Rosaura chi legge avrà soltanto le versioni che ne danno gli ospiti, generosi o gretti, cinici o romantici, timidi o spavaldi, confusi o colti. E saranno versioni in cui si riflette esattamente null’altro che il carattere dei testimoni dei fatti. Tra tutte, una è decisiva e vera, ma non per questo più credibile. Semmai la più convincente sembra quella del pittore, e piacerebbe a uno scrittore metafisico: ho fatto un sogno e ho sognato Rosaura, poi in quel sogno si è incastrata una vera Rosaura; e chi può dire che Rosaura non sia allora una creatura del sogno? Ma negli intenti di Denevi, scrittore argentino – che è come dire scrittore ed esploratore dei meandri che si incurvano tra la realtà e le sue possibilità – non c’è la metafisica. C’è il freddo rapporto dell’osservatore che considera ogni risposta sulla realtà di un fatto come una tracotanza.
ROSAURA ALLE DIECI
di Marco Denevi
Sellerio 2022
Glauco Felici ( Traduttore )
Giallo, pag.268
Recensione di Salvatore Argiolas
“Rosaura alle dieci” è uno dei più originali gialli sudamericani, dove l’aspetto più caratteristico del genere, l’indagine, viene stravolta e plasmata rendendola foriera di sorprese e notevoli colpi di scena.
Il libro infatti consiste in cinque capitoli dedicati ognuno ad una dichiarazione di persona informati sui fatti che lentamente delineano uno svolgimento degli avvenimenti narrati e forse fraintesi prima da una garrula locandiera e poi da uno studente saccente.
Tutto comincia quando alla pensione “La Madrileña ” di Buenos Aires iniziano ad arrivare delle lettere profumate per il pittore Camilo Canegato che soggiornava lì da più di dodici anni.
Siccome il pittore era un “uomo senza qualità”, molto introverso e riservato, “una parodia del Gregor Samsa di Kafka”, protagonista di “La metamorfosi”, racconto dalle mille interpretazioni come lo definisce Alberto Manguel nell’illuminante introduzione, questa novità scatena curiosità, interesse e pettegolezzi nella ristretta comunità della locanda.
Nella sua dichiarazione iniziale, la signora Milagros che gestisce l’esercizio si dilunga ad illustrare le virtù del signor Canegato e di come diventato quasi un componente della sua famiglia, costituita anche dalle sue tre figlie che lo consideravano quasi uno zio.
Lentamente, dal lungo discorso della loquace signora si intravedono dinamiche comportamentali tra i vari ospiti dell’alloggio che creano un ambiente opprimente e soffocante dal quale Camilo Canegato evade solo per andare al lavoro nel suo laboratorio e dove le lettere che continuano ad arrivare diventano l’argomento principale di discussione.
Quando una lettera per il pittore, uguale a quelle già pervenutegli, arriva senza il nome del destinatario la locandiera si sente in diritto di aprirla per soddisfare l’enorme curiosità, sua e dei pensionanti e così scopre che la mittente è Rosaura, una giovane donna di alto lignaggio.
Questa novità mette in subbuglio la pensione e tutti cominciano a fare le più disparate supposizioni sulla ragazza, sullo scrittore e sul loro amore.
Il racconto della signora Milagros viene in seguito smentito e riproposto dallo studente David Reguel che con il suo “latinorum” cerca di spiegare i fatti accaduti con una mentalità diversa, dall’aspetto più psicologico di ciò che ha visto e sentito a “La Madrileña” dove l’arrivo di Rosaura, alle dieci di sera di un giorno memorabile porterà una ventata di novità nell’intera locanda, ma sarà foriera anche di eventi luttuosi.
Dopo Reguel è il turno di Camilo Canegato a dare la sua versione degli avvenimenti che l’hanno portato davanti all’ispettore Julian Baigorri, deposizione che ripercorre e modifica quella di chi l’ha preceduto, mettendo in luce motivazioni e comportamenti piuttosto anomali.
“Rosaura alle dieci” è un romanzo dove il giallo classico viene contaminato da elementi metafisici e dove nessuno dei protagonisti è sincero sino in fondo anche perché i testimoni capiscono a modo loro cosa vedono e sentono e lo elaborano in maniera diversa tracciando delle teorie interpretative della realtà che divergono dalla verità e dalla visione degli altri.
“Persone come quelle non sono in grado di interpretare, di giudicare intuitu personae. Si fermano alla superficie, si adeguano alla facciata artificiosa del mondo. Invece, e mi consenta questa vanità, io no, io sono di quelli che non ignorano che la realtà ha due facce, cento facce, e che la faccia che più ci mostra più spesso e falsa e bisogna cercare quella vera. Camilo Canagato era circondato da un paravento di simulazione, di mimetismo, ma io toglierò di mezzo questo schermo per voi e lo potrete vedere com’è davvero.”
dichiara agli investigatori il saccente Reguel che, come gli altri testimoni, pecca di perspicacia nel capire il reale svolgimento degli eventi.
Al di là della vicenda così particolare e originale “Rosaura alle dieci” si segnala sia per la rappresentazione di un luogo chiuso come la locanda “La Madrileña” dove le varie interazioni tra gli ospiti diventano uno spettacolo molto singolare sia perché è ambientato in un periodo storico, gli anni cinquanta in Argentina durante gli ultimi anni di Peron e come rileva Manguel, mette in scena un campionario della società bairense nella prima metà del Novecento con personaggi che ritraggono gruppi sociali caratteristici della capitale argentina.
Marco Denevi crea un labirintico palinsesto narrativo in cui si rispecchia l’incapacità di comprendere a fondo i fatti e le varie storie raccontate in un caleidoscopio di versioni che rendono tutto più confuso e contraddittorio, anche perché, come sosteneva Friedrich Nietzsche “I fatti non esistono, esistono solo interpretazioni”.
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Marco Denevi
(Sáenz Peña, Buenos Aires, 1922-1998), scrittore di intrecci tra il mistero e il poliziesco, ha raggiunto notorietà internazionale con Rosaura alle dieci (1955, pubblicato da questa casa editrice nel 1993, e poi nella collana «Promemoria» nel 2022, tradotto anche in inglese, francese e tedesco) e con la novella Cerimonia segreta (pubblicato da questa casa editrice nel 1995) da cui il regista Joseph Losey ha tratto un film. Questa casa editrice ha pubblicato, inoltre, Assassini dei giorni di festa (1993, 1999), Musica di amor perduto (1996) e Redenzione della donna cannibale (1997).