Recensione di Elsa Flacco
Autore: Elda Lanza
Editore: Salani
Genere: giallo
Pagine: 214
Anno di pubblicazione: 2019
Sinossi. Sarà Massimo Gilardi a fare luce sull’aspetto più atroce di un assassinio di cui si sta occupando la polizia: atroce non solo per sua brutalità, ma perché la vittima ha solo diciott’anni ed è morta per amore, abbagliata da un sogno che sapeva impossibile, e che l’aveva spinta dove non avrebbe mai immaginato di finire. Si chiamava Viola, e un giorno non è tornata a casa. La mattina seguente il suo cadavere viene ritrovato tra acqua, melma e topi in un dirupo a breve distanza dal piccolo paese dove tutti la conoscevano, ma nessuno sapeva. Né la famiglia, dominata da un padre-padrone violento, né il parroco, uomo colto e sin troppo affascinante, né le amiche, che da mesi aveva quasi smesso di frequentare. Parallelamente alle indagini della polizia, del caso si interessa l’investigatore Giacomo Cataldo con la collega Elsa Bruni. E sarà proprio lei, grazie alla sua capacità di leggere nei pensieri e nell’anima delle persone, che molti sbeffeggiano come se si trattasse di stregoneria, a individuare la strada che condurrà alla soluzione.
Recensione
E’ il primo romanzo di Elda Lanza in cui mi imbatto e non sapevo cosa aspettarmi. Non nego di essermici avvicinata con un po’ di cautela, affascinata e incuriosita da un personaggio così sui generis, eccezionale per molti versi: già presentatrice Rai, giornalista, politica, docente e, appunto, scrittrice di gialli oggi ultranovantenne.
In realtà ho letto con piacere questo godibile romanzo dalla struttura originale, non allineata agli schemi usuali del genere. Innanzitutto per le figure dei protagonisti, con la polizia solo sullo sfondo: in primo piano, un trio molto particolare, formato dall’avvocato Massimo Gilardi, già presente nei romanzi precedenti dell’autrice, l’investigatore privato Giacomo Cataldo e la “mentalista” Elsa Bruni, la trovata più riuscita, con i suoi metodi non ortodossi, l’audacia e l’acume misti a tenacia ed energia fuori dal comune. Poi, la vicenda: la personalità della vittima, una diciottenne ingenua e innamorata, religiosa e impegnata in attività di volontariato in parrocchia, insieme con l’amico down Valentino, che ne scoprirà il cadavere martoriato. I particolari macabri che non giungono mai a essere raccapriccianti, grazie alla grazia della scrittura, capace di dire tutto senza compiacimenti e insistenze inutili su dettagli scabrosi.
Sì, perché la storia narrata dalla Lanza è tutt’altro che rassicurante: due omicidi brutali di donne, il suicidio di un ragazzo disabile, una vicenda torbida e squallida di abusi e violenze che l’autrice riesce a rendere “commestibile” anche ai palati più delicati, con quel tono lieve soffuso di umana comprensione, dall’alto di un’esperienza di vita lunga e vasta. E così le pagine scorrono fluide, senza rotture, a comporre i vari tasselli di un intreccio mai scontato, che in più punti anzi sorprende per i risvolti non banali e la rinuncia a cercare connessioni dove non c’è altro che un concorso di circostanze abiette e inconfessabili.
Così che alla fine protagoniste assolute di una storia tanto drammatica sono le debolezze e le brutalità umane, soprattutto della metà maschile della specie. L’assassinio si rivela essere così solo la punta di un iceberg fatto di miseria e turpitudini, soprusi e violenze non solo fisiche, ma talvolta più dolorose che se lo fossero.
Solo alla fine il lettore arriva a ricostruire non tanto la soluzione di un enigma, che anzi è svelato in itinere con l’intento di ridimensionare l’effetto colpo di scena finale, ma piuttosto il quadro completo di una situazione, di un ambiente dove convivono passioni ardenti e cinismo meschino, più inquietante ancora di quei delitti smascherati senza clamore. Così che all’ultima pagina resta in bocca il sapore amaro della consapevolezza di aver ripercorso una storia sì inventata, ma troppo simile alle tante che ci scorrono davanti in una quotidianità di cronaca che lascia poco spazio a considerazioni ottimistiche sulla società e in generale sui nostri simili.
La solita, eterna storia di sopraffazione e crudeltà senza riscatto, dissotterrata da una volontà che non è solo desiderio di sapere, ma anche tentativo di restituire dignità e umanità alle vittime di violenza. Di ogni tipo di violenza. Elda Lanza ci dona il suo sguardo dolente e consapevole, ma insieme diritto e deciso nella denuncia, contro ogni rassegnazione.
Elda Lanza
Elda Lanza è nota al grande pubblico come prima presentatrice della televisione italiana. Giornalista, scrittrice ed esperta di comunicazione, è docente di Storia del costume. È stata ed è tuttora ospite di numerose e importanti trasmissioni televisive. Niente lacrime per la signorina Olga e i romanzi seguenti hanno già raggiunto decine di migliaia di lettori grazie a un passaparola travolgente e hanno inaugurato un nuovo modo di interpretare il romanzo giallo attraverso personaggi indimenticabili e pagine ricche di colore e di atmosfera. Oggi ha 94 anni e scrive gialli ironici ed eleganti come lei.
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