Recensione di Mariasilvia Iovine
Autrice: Francesca Melandri
Editore: Rizzoli
Collana: Narrativa italiana
Genere: Narrativa / Storico
Pagine: 528
Anno di pubblicazione: 2017
RECENSIONE: È il 2010 e Ilaria Profeti, insegnante, ha ben chiaro il ruolo che dovrebbe avere la scuola: non solo l’istruzione, ma anche la condivisione, la conoscenza dell’altro, la cultura. Ha una fede incrollabile nelle proprie certezze: sa di essere una donna di sinistra, anti-berlusconiana, contro ogni discriminazione, anti-razzista e in famiglia la accusano di essere perfino troppo rigida, “una moralista”, come direbbe il fratello Emilio, perché prende sempre posizioni nette, come il nonno, non a caso soprannominato il Nontòllera.
Anche nei confronti della madre Marella, che ha divorziato dal marito Attilio dopo aver scoperto l’esistenza di un’amante e di un figlio avuto da quest’ultima, Ilaria è sempre stata dura: “Chi non vuole sapere la verità è complice, e a me mi fa schifo”. Con il padre, invece, ha avuto un buon rapporto: per tutta la vita; Attilio l’ha sostenuta nelle sue scelte, incoraggiata e amata, ma ora, più che novantenne, è affetto da demenza senile.
Nella famiglia allargata, Ilaria ha trovato un equilibrio ma, un giorno, un ragazzo si presenta alla sua porta: si chiama Shimeta Ietmgeta Attilaprofeti e dice di essere suo nipote, figlio di Ietmgeta, a sua volta nato dal matrimonio tra Attilio e una donna etiope durante l’occupazione italiana in Africa Orientale. Shimeta è nero, arrivato in Italia come clandestino, e racconta alla zia la fuga dall’Etiopia, la fame, le carceri libiche, la farraginosa macchina dell’accoglienza italiana: come lui, centinaia di migliaia di persone da un continente razziato per secoli e ancora depredato delle sue ricchezze, tra corruzione e massacri che avvengono nell’indifferenza della comunità internazionale.
La storia del colonialismo italiano è stata accantonata per anni dai media, se ne parla poco, di solito con manipolazioni propagandistiche: ricostruire il passato della famiglia Profeti è un modo per Ilaria di ritrovare se stessa nel momento in cui le sue certezze sono alla deriva, come figlia e soprattutto come cittadina del mondo, privilegiata dal suo status di donna bianca, quel sangue giusto al quale non ha mai dato peso.
Dagli anni Trenta a Tangentopoli e oltre, il romanzo di Francesca Melandri cerca le radici del nostro presente: una ricostruzione equilibrata e attenta, nella quale tuttavia i grandi eventi della Storia restano sullo sfondo, mentre sono messe in luce le vite degli uomini comuni, la quotidianità, in tempo di pace come in guerra, di chi per decenni ha taciuto e finto di dimenticare, contribuendo a quell’oblio collettivo di colpe e responsabilità che ancora affligge il nostro Paese.
Francesca Melandri
Francesca Melandri è nata a Roma nel 1964. Ha esordito come sceneggiatrice, firmando, tra l’altro, Zoo di Cristina Comencini, Fantaghirò di Lamberto Bava e molti episodi della serie Don Matteo. Come scrittrice ha pubblicato Eva dorme (Mondadori, 2010) e Più alto del mare (Rizzoli, 2012): entrambi i romanzi hanno avuto numerosi riconoscimenti e sono stati tradotti all’estero. Con Sangue giusto è in finale al Premio Strega 2018 ( Tra i primi 12 finalisti).