Sinossi.A distanza di poche ore, in due canali di Venezia fra loro lontani, riemergono i corpi di due giovani. Due vittime di spropositate bevute nei giorni delle feste di inizio anno? Parrebbe proprio così. Sarà Alvise Selvadego, inviato dell’Istrice, a occuparsi del caso per il suo quotidiano. E poiché è allergico alle coincidenze, scarterà la soluzione più semplice e si avventurerà in un dedalo di indizi e intuizioni assieme alla morosa Gaspara Maravegia e al vicequestore Possamai. Nel palcoscenico di una Venezia poco conosciuta e piena di storie sorprendenti, il giornalista incontrerà altre vittime, un’abbandonata isola della laguna abitata per secoli dal peccato e dalle sventure, l’ombra di una sorta di vampiro, milioni di euro distribuiti dalla dea Fortuna e una congrega di delinquenti devoti a un “dottore della Chiesa”, sulla cui santità i dubbi sono più che legittimi.
SCOMMESSA MORTALE
di Paolo Forcellini
Marsilio 2023
Thriller, pag.368
Recensione di Renata Enzo
Se volete imparare a cucinare il bacalà secondo i dettami della Venerabile confraternita del bacalà alla vicentina, allora Scommessa mortale è il libro che fa per voi. Non sto parlando di un ricettario di cucina, ma di un giallo brillante che si lascia leggere con piacevole leggerezza accompagnandoci, nel corso della vicenda, alla scoperta delle storie e dei sapori della città di Venezia.
Dopo Vipere a San Marco, Forcellini ci regala un nuovo romanzo con protagonista Alvise Selvadego, giornalista d’inchiesta del quotidiano “L’istrice” di Venezia. A distanza di poche ore, due cadaveri emergono dai canali di Venezia. Si tratta di due casi di morte apparentemente accidentale. Ma Selvadego, che non crede nelle coincidenze, si mette subito alla ricerca di un collegamento tra le due vittime, sfruttando la sua amicizia con il vicequestore Possamai e le sagaci intuizioni della sua avvenente fidanzata, Gaspara Maravegia. Inutile precisare che esiste davvero un legame tra i due ritrovamenti e che la soluzione del caso vedrà infine la luce, grazie al lavoro di squadra.
Non c’è alcun dubbio che la trama investigativa costituisca per l’autore il pretesto per raccontare l’ambiente che circonda lui e i suoi personaggi.
Con questo intento, Forcellini sceglie di fare dell’ironia la sua cifra stilistica, lasciando scorrere personaggi che sembrano alludere, farsescamente, a volti e a situazioni note dell’ambiente veneziano.
A partire dalla redazione dell’Istrice, il cui sottotitolo, “Quotidiano del nordest” rinvia esplicitamente al principale quotidiano di Venezia, Il Gazzettino. Troppo divertenti le riunioni di redazione, dove giornalisti e redattori si affrettano stancamente come ad un cerimoniale, recitando la propria parte triste e stereotipata. Indimenticabili le descrizioni di una Venezia “dei veneziani”, genuina e ben diversa da quella narrata dalle guide turistiche: ogni mattina Selvadego ci trasporta tra calli e campielli, colorati di insegne che richiamano antichi mestieri e millenarie tradizioni: “Riva del vin”, “Calle dei botteri”, “Calle scaleta”, “Calle” e “Fondamenta” della Malvasia. Significativa e originale la scelta linguistica, con un uso importante e forse a volte eccessivo del dialetto veneziano, tanto da richiedere un certo impegno da parte del lettore non veneto. Ecco, per esempio, la prima ricostruzione del caso ad opera del direttore dell’Istrice:
“«nessuno di loro presentava ferite visibili, ne ga informà Baldo Nordio. Ergo, i xe cascai in acqua par conto loro, no i xe stai copai. Allora, cossa pol eser successo? Sono convinto che fossero tutti e due inbriaghi. Xe il vino l’assassino. Probabilmente hanno festeggiato la Befana nella notte fra il 6 e il 7 e poi sono usciti a fare un giro in barca per rinfrescarse le sinapsi cerebrali. Prima xe cascà uno, magari per una virata brusca, e l’altro si è allontanato a tutta birra col barchin, preoccupato di venire incolpato dea disgrasia. E per la fretta podarìa eser andà a sbattere contro una maxinave nel canale della Giudecca. Cossa ve ne par?» concluse il Grizzly, orgogliosissimo della sua ipotetica e molto fantasiosa ricostruzione”.
È la tipica parlata del veneziano mediamente colto, perfettamente in grado di usare la lingua italiana, ma che preferisce intercalare modi e termini dialettali. In questo modo, con poche battute, Forcellini è riuscito a calare nel contesto il suo personaggio. Altrove, il dialetto veneziano si adatta all’uso allusivo e scherzoso di nomi e soprannomi dei personaggi, a partire proprio da “Selvadego” che richiama “L’omo selvadego”, cioè “selvaggio”, della tradizione veneziana e che fa di lui un anticonformista di nome e di fatto.
Ma attenzione a non sottovalutare il romanzo, declassandolo ad un’opera leggera e di genere, quando è proprio attraverso lo scherzo e l’ironia che Forcellini affronta i gravi temi di attualità che affliggono la città lagunare. Il problema della presenza delle grandi navi nel bacino di San Marco e del moto ondoso con i suoi effetti devastanti per la laguna è un argomento tutt’altro che banale che ritorna più volte nel romanzo e che insidia l’apparente leggerezza della trama; così come ritorna, e ha un ruolo determinante nella vicenda, il riferimento ai nuclei criminali di stampo neofascista attivi tra Venezia e Padova. Sotto tanta leggerezza, si nasconde in realtà la denuncia attenta e impietosa del giornalista di inchiesta.
Ed è anche questo uno dei motivi per cui vale davvero la pena di leggere Scommessa mortale di Paolo Forcellini.
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Paolo Forcellini
Giornalista, ha lavorato per quotidiani e periodici; in particolare è stato per molti anni a capo dei servizi di economia e interni dell’Espresso, per il quale ha curato fra l’altro la rubrica “Riservato”. Ha pubblicato saggi e manuali su questioni di politica economica. È autore dei thriller lagunari che hanno per protagonista il poco politicamente corretto commissario Marco Manente. Tra le sue pubblicazioni: Vipere a San Marco (Marsilio 2021), la prima indagine di Alvise Selvadego.
A cura di Renata Enzo