Scrittori al veleno




Mistero alle Cinque Terre

di Nicola Lecca


DETTAGLI:

Editore: Mondadori

Genere: mistery

Pagine: 204

Anno edizione: 2024

Sinossi. Questa sera, in diretta sulla BBC, Lady Doris Coleman, celebre volto del giornalismo britannico, intervista un personaggio magnetico ed enigmatico: Antonina Pistuddi, scrittrice sarda cinquantenne che, in gioventù, con il suo romanzo d’esordio L’isola del rancore, ha vinto i più prestigiosi premi letterari italiani. Nonostante il successo, Antonina ha preferito condurre una vita ritirata, coltivando la propria scrittura di ottima qualità, ma con risultati commerciali sempre più deludenti. E ora è sotto inchiesta: accusata di omicidio plurimo volontario. Quattro le vittime: tutti esponenti di quella nouvelle vague letteraria cui Antonina si è sempre categoricamente sottratta e tutti ospiti, come lei, di Villa Solitudine, un Centro internazionale a tutela della poesia e della letteratura arroccato in cima alla più alta scogliera di Manarola, nelle Cinque Terre. Si tratta di Alvaro Moret, autore di un bestseller che svela i segreti per diventare perfetti influencer; Lizzie Eden, parlamentare inglese che, in un memoir sconvolgente, ha narrato il suo passato di escort; Arlanda Levin, cantante svedese che non ha letto nemmeno una pagina del romanzo confezionato per lei da un ghost writer; e Julien Corbusier, modello francese dipendente dal Fentanyl, ma anche poeta e idolo degli adolescenti grazie a una raccolta di versi decisamente instagrammabili. La convivenza si preannuncia fin da subito difficile, ma, giorno dopo giorno, immersi nella magia delle Cinque Terre e incantati dalle mareggiate al Ventegà di Vernazza, gli ospiti di Villa Solitudine sembrano trovare una certa armonia. Almeno fino a quando i quattro ragazzi chiedono ad Antonina di preparare uno dei suoi leggendari risotti, con i funghi raccolti durante una passeggiata nei boschi…

 Recensione di Claudia Cocuzza

Antonina Pistuddi ha esordito col botto: il suo primo romanzo, L’isola del rancore, ha vinto il Premio Strega e il Campiello.

Da quel momento la sua carriera letteraria è stata un susseguirsi di soddisfazioni?

Ma neanche per niente.

Dopo tanti anni da quel suo primo romanzo, Antonina è un’autrice quasi dimenticata. Ha pubblicato altri libri, ma ha venduto pochissimo e, si sa, chi non vende non vale.

Com’è potuto succedere?

Pare che Antonina sia un po’ asociale; che preferisca studiare e scrivere prendendo la scrittura con la serietà di un lavoro, scegliendo le parole con cura, una piuttosto che un’altra perché “ogni parola produce una suggestione. Più esatte sono le parole che si scelgono, più nitide saranno le immagini evocate nella mente di chi legge.”

Che tipo strano. In una società in cui viviamo con il 2x inserito, chi è che fa più caso alle parole?

Antonina sembra vivere fuori dal mondo e, in effetti, autoescludendosi dai social, dalle comparsate in TV e concedendo interviste con il contagocce il risultato è stato quello di cadere nel dimenticatoio.

Ma adesso è tornata alla ribalta: la narrazione ha inizio con lei intervistata da Doris Coleman per la BBC.

Ha scritto un altro capolavoro?

No, è indagata per l’omicidio di quattro colleghi con cui condivideva un soggiorno presso una struttura, Villa Solitudine, sede del Centro internazionale per la tutela della poesia e della letteratura.

Quattro ragazzini socialdipendenti che, a detta sua, non avevano nessun talento e che avevano raggiunto il grande pubblico grazie alla loro super-esposizione mediatica.

“[Un tempo gli editori] vendevano i libri che stampavano. Oggi, invece, stampano i libri che si vendono.”

E un modello tossicodipendente che si improvvisa poeta vende tantissimo, così come una ex prostituta diventata parlamentare per il Governo britannico, una cantante svedese e un influencer spagnolo.

Le quattro vittime di un risotto all’Amanita phalloides cucinato da Antonina.

Lecca scrive un crime sui generis sotto diversi punti di vista: la gran parte della narrazione si svolge all’interno dello studio televisivo – trasferitosi per l’occasione a Cagliari, visto che la Pistuddi non può lasciare l’Italia – e, di più, tutta la prima scena è un dialogo a scansione diretta senza margine per la gestualità e descrizioni fisiche o ambientali; seguono scene che cambiano al cambiare dell’ambientazione e, anche qui, la tecnica utilizzata è particolare, con la battuta preceduta dal nome del personaggio che la pronuncia, come in una sceneggiatura e non in un’opera di narrativa.

La peculiarità assoluta è però nel personaggio di Antonina e nelle parole che le vengono messe in bocca: un concentrato di ironia e intelligenza, di battute caustiche e politicamente scorrette: praticamente tutto quello che ogni autore ha pensato almeno una volta nella vita e che non ha mai avuto il coraggio di dire.

La riflessione va dal valore delle parole a quello del peso social della persona divenuta personaggio, dal rispetto per il lettore e per se stessi a quello che si è disposti ad accettare e a fare per apparire.

“La professionalità non conta più niente. Sono l’immagine e l’esteriorità a prevalere sul valore. Non hai letto ieri, sul Guardian, di quella ragazzina che ha comprato un gelato per farsi un selfie e, appena scattata la fotografia, lo ha buttato via?”

E, mentre critica e condanna la mercificazione della letteratura e, più in generale, della cultura, Antonina non è esente, anzi, diventa parte del meccanismo malato: da quando il sospetto si è abbattuto su di lei, è tornata a essere cercata e a vendere. La sua carriera è ripartita.

È colpevole della morte dei ragazzi?

Sapete, non è davvero importante. Quello che conta è che anche lei ha perso la verginità, dandosi in pasto al pubblico per veder riconosciuto un valore che, di per sé, per il mondo editoriale di oggi non vale poi così tanto.

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Nicola Lecca


Nato a Cagliari nel 1976, inizia a viaggiare fin da giovane soggiornando in varie città europee tra cui Reykjavík, Barcellona, Londra, Vienna e Innsbruck. Esordisce nel 1999 con la raccolta di racconti Concerti senza orchestra, finalista al Premio Strega e al Premio Chiara e vincitore del Premio Rhegium Julii per l’Opera Prima e del Premio letterario Basilicata. Nel 2013 conquista il Premio Fenice-Europa con il romanzo La piramide del caffè. Ha pubblicato articoli e reportage su riviste e quotidiani tra i quali L’Unione Sarda, l’Unità, la Repubblica e Il Giornale. Premio Hemingway per la letteratura nel 2003, è tradotto in 15 paesi europei e in Brasile.