Se tu non ridi più




BARBARA PERNA


Editore: Bompiani

Genere: Giallo

Pagine: 352 p. R

Anno edizione: 2025


Sinossi. “Un romanzo sorprendente, dove il giallo si intreccia al dramma umano, tra omicidi, segreti e una madre che cerca la verità per gli altri e per sé stessa. Una protagonista indimenticabile, un delitto che scava nel cuore delle famiglie, e una città che non fa sconti a nessuno, nemmeno all’amore.” MAURIZIO DE GIOVANNI 

“Non sono più un avvocato.” Amalia Carotenuto lo ripete da anni, eppure nessuno ha dimenticato i casi che hanno fatto di lei uno degli avvocati migliori di Napoli, pronta a gettarsi nel fuoco per difendere un innocente. Ma ormai quel passato è chiuso in una cella carceraria insieme a un dolore immedicabile e a una colpa che Lia non può perdonarsi, e della sua passione per il diritto sono testimoni solo gli studenti dell’università dove ora insegna. Un giorno di primavera, però, il corpo di una giovane donna viene ritrovato nel Parco della Rimembranza e il destino vuole che quella donna sia molto vicina alla sola persona capace di portare un po’ di allegria nella vita di Lia: Cetta Caracciolo, travolgente incarnazione della più esuberante femminilità partenopea nonché figlia della principessa Matilde Brancaccio vedova Caracciolo. E se sono Cetta e la sua nobilissima madre a chiederle di indagare, Lia non può tirarsi indietro. Sarà così che – affiancata dal suo fido assistente Picchio Malatesta, tassista per necessità e investigatore privato per vocazione – Lia si avventurerà tra i pettegolezzi e le scabrose verità dell’alta borghesia campana, dentro il dolore silenzioso di una famiglia, attraverso passioni e ossessioni con cui è giunto anche per lei il momento di fare i conti. Tra le sontuose dimore di Posillipo e il carcere di Poggioreale, Barbara Perna mette in scena le vicende di una dinastia di imprenditori della pasta e un delitto che sembra spegnere ogni sorriso. In queste pagine l’irresistibile verve brillante di cui è maestra si mescola però alla narrazione di un’umanità dolente, dominata dalle passioni, incapace di perdono. Se tu non ridi più è così un giallo che – attraverso i personaggi di due madri ferite – ci interpella sul significato della giustizia, sulla possibilità che essa sia lo strumento che ricuce gli strappi e non quello che condanna in modo inappellabile.

“Ti dico come la penso sul perdono. Perdonare qualcuno non significa condonare il suo comportamento. Non significa nemmeno dimenticare il modo in cui ti ha ferito e neppure concedergli di farti ancora del male. Perdonare significa fare pace con ciò che è successo. Significa riconoscere la tua ferita, dandoti il permesso di sentire dolore, e di comprendere che quel dolore non ti serve più. Significa lasciar andare il dolore e il risentimento per poter guarire e andare avanti. Il perdono è un dono a te stesso. Ti libera dal passato e ti consente di vivere nel tempo presente. Perdonare significa liberare un prigioniero e scoprire che quel prigioniero eri tu.” (Padre Pio)

 Recensione

di

Loredana Cescutti


Sapevo che Barbara aveva in pentola qualcosa di nuovo perché  ne aveva fatto cenno, vagamente, durante l’ultima intervista in diretta dello scorso anno.

Poi, un primo assaggio dei personaggi l’ho avuto leggendo “E cosy sia”, l’antologia di racconti uscita la scorsa estate per Mondadori di cui lei è stata la curatrice, ma anche uno degli scrittori partecipanti.

Se in quello spizzico sfizioso ho trovato parecchio di cui sorridere, sicuramente in “Perché non ridi più”, è palese come i sorrisi, se non altro quelli della protagonista, si siano incrinati, acciaccati, piegati a seguito delle vicissitudini di Amalia Carotenuto, detta Lia, la non più avvocato secondo lei, di cuore, ma ancora pienamente di testa e di cuore, per gli altri.

Perna ci propone una storia gialla ma noirissima per tematiche e, decisamente molto triste.

““Potere. Ossessione del controllo.”

“Sì certo, anche quello.”

“… Solo quello. Alla fine, l’avidità e la passione che cosa sono? L’amore non c’entra mai con il delitto, c’entra il desiderio di possesso. E la voglia di arricchirsi in sé non è sufficiente per spingerti a commettere un delitto. È l’ebbrezza del potere che i soldi ti danno. Mania del controllo. È la radice del male.”

… non ribatte. Sa che … ha ragione. Sa anche che … parla per esperienza personale. E poi non ha voglia di addentrarsi in questo territorio. Ci sono troppe ombre oscure che l’aspettano al confine. E possono fare molto male.”

La costruzione di trama e personaggi appare magistrale.

D’altronde Barbara con la legge ci va a braccetto come anche con l’attualità e qui, c’è di più e tutto, è stato curato all’inverosimile.

Prove, analisi dei fatti, conseguenze.

Tutto argomentato al fine di rendere la lettura il più coinvolgente possibile.

“Una cosa sono i pettegolezzi, altro sono le scabrose verità.”

Ma, lo spazio per una sana risata non manca, sennò non sarebbe un libro scritto da quest’autrice.

I personaggi che ruotano attorno ad Amalia sono carismatici, intriganti, curiosi e con vissuti alle spalle per nulla banali, che ce li rendono normali.

Sono talmente ben raccontati che la voglia di immaginarseli e incontrarli di persona diventa forte.

Cetti, Picchio, Don Pasquale, Scarpetta, Romano, la principessa e via dicendo, diventano insostituibili e, molto presto, familiari, amici.

E poi c’è “Felpa gialla” e beh, ci sarebbero un mondo di cose da dire su di lui ma non sarò io a farlo, dovrete conoscerlo leggendo e avendo la pazienza di aspettare, che sia lui a dirvi di sì. Una pazienza al limite dell’essere zen, ovviamente.

““Venga con me, adesso Zelda prepara per lei la sua tisana miracolosa, con biancospino, verbena e vodka Zubrowka.”

Ma a questo magari ci penseranno Zelda e la sua tisana miracolosa, credetemi, saremmo tutti più rilassati se potessimo averne una tazza ogni tanto.

L’indagine affrontata è tosta e fa male, lo garantisco ma, c’è poi Lia, e il suo “peso” sul cuore e sulla schiena, quello che non le permette di respirare da anni, che la schiaccia e la opprime e che, quando ne emergerà il vero motivo, a sentirci un peso sul cuore e ad avere gli occhi lucidi saremo anche noi.

“Le tremano un po’ le mani mentre gira il foglio, perché in controluce ha notato una scritta. Non può fare a meno di leggere il messaggio. Dice solo: – Non ti chiedo di perdonarmi ma, ti prego, non lasciarmi solo ad affrontare me stesso…”

Perché qui Perna ha calato l’asso, quello che spiazza, che ti rovescia le prospettive e costringe, te lettore, a metterti nei panni di qualcun altro.

In una veste che nessuno di noi vorrebbe mai.

Una storia che verte sul concetto di perdono e accettazione, sul labile confine fra il primo e il secondo, sulla debole differenza fra l’andare avanti e rimanere bloccati in un passato irrecuperabile e che non si può cambiare.

La vera vicenda, quella che lacera i cuori, quella che piega, quella per la quale rimanere di qua o di là alla fine diventa indifferente, perché nulla dopo sarà come prima.

Ho ammirato l’autrice per questo suo coraggio, perché è difficile parlare di certi argomenti come la violenza, che rientrano in quella bolla di cui nessuno vorrebbe sentire ma che invece, solo continuando a tenerne viva l’attenzione, si può sperare che prima o poi vi sia un vero stop.

Questo romanzo si presenta bello, profondo, disarmante e scritto con una teatralità studiata che gli dà ritmo e ne restituisce immagini vivide, profonde, nere.

Le ultime pagine sono piene, ricche, colme e ti avvolgono costringendoti a restare in loro compagnia, a pensare, a riflettere.

E nonostante tutto, il libro finisce e io ne sono dispiaciuta, perché mi è rimasta tanta curiosità per la quale so che ora dovrò attendere.

“Avrebbe dovuto insegnargli che può esserci fallimento senza frustrazione e desiderio senza prevaricazione.”

Chapeau Barbara, mi sei piaciuta negli altri, come già sai, ma qui mi ha frantumato il cuore per poi, guidarmi verso la strada giusta, per ricostruirlo al pari della tua protagonista.

Perché come si ripete più volte fra le tue pagine “Il primo passo è sempre il più difficile… il primo passo verso l’uscita dal labirinto è non aver paura dei propri errori, assumersi le proprie responsabilità. Smettere di fuggire. Provare ad abbracciare il destino.”

E forse non solo quello.

Buona lettura!

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Barbara Perna


Barbara Perna: è nata a Napoli ed è giudice civile dal 1999. Ha lavorato presso i tribunali di Lagonegro, Santa Maria Capua Vetere e Montepulciano. Attualmente è in servizio presso la sezione fallimentare del Tribunale di Roma. Ha 51 anni, è felicemente sposata, e ha due figlie di 15 e 18 anni. “Annabella Abbondante – La verità non è una chimera” (Giunti 2021) è il suo romanzo d’esordio, esce poi “Annabella Abbondante – La verità non è una chimera” (Giunti 2022) e “Annabella Abbondante – Il passato è una curiosa creatura (Giunti 2024).“Se tu non ridi più” (Bompiani 2025) è il primo romanzo con l’avvocato Amalia Carotenuto.