Sei donne e un libro
Autore: Augusto De Angelis
Editore: Libreria Covo della Ladra
Genere: Giallo
Pagine: 279
Anno di pubblicazione: 2022
Sinossi.Le mura domestiche possono essere un rifugio o un vero inferno. Anche questa volta toccherà al commissario De Vincenzi squarciare il velo e scoprire il mostro che si cela nel cuore della “gente per bene”. Senatore e medico di successo, una attività ben avviata e una moglie splendida, Ugo Magni sembra avere tutto il meglio dalla vita. E quando il suo cadavere viene ritrovato riverso sul pavimento di una polverosa libreria antiquaria, nessuno sa farsene una ragione. Al commissario De Vincenzi molti indizi non tornano e accantona subito l’idea di tentato furto finito male. Ma quali segreti nasconde la vittima? Chi sono le sei donne che puntellano l’indagine di De Vincenzi? E cosa c’entra con lui un circolo di spiritisti? Solo un attento conoscitore dell’animo umano come Carlo De Vincenzi sembra poter dare risposta a queste domande.
Recensione di Salvatore Argiolas
Il commissario Carlo De Vincenzi, il protagonista di “Sei donne e un libro” è uno dei personaggi più carismatici del giallo italiano. Nato dalla fertile fantasia di Augusto De Angelis, fu protagonista di quindici romanzi molto intriganti che riflettono bene l’ambiente e la società italiana tra le due guerre mondiali.
De Angelis affermava che
“Il romanzo poliziesco è il frutto rosso di sangue della nostra epoca. E’ il frutto, il fiore, la pianta che il terreno poteva dare. Nulla è più vivo e aggressivo della morte oggi. Nel romanzo poliziesco tutto partecipa al movimento, al dinamismo contemporaneo.”
De Angelis volle, come scrisse esplicitamente, fare un
“romanzo poliziesco italiano perché da noi manca tutto, nella vita reale per poter congegnare un romanzo poliziesco del tipo inglese o americano. E voleva scrivere dei libri polizieschi in cui le persone vivessero naturalmente, «in cui la vittima, il colpevole e il detective abbiamo muscoli, sangue, cuore e anima».
Il protagonista dei romanzi di De Angelis, il giovane commissario De Vincenzi, un uomo molto bonario che ricorda l’umanità di Maigret e che agisce nell’atmosfera plumbea degli anni trenta, in cui ogni indagine deve sottostare al beneplacito politico e in cui tutto deve essere funzionale ai voleri della dittatura, tanto è vero che da un certo periodo, per poter scrivere gialli, i colpevoli dovevano essere sempre stranieri e le ambientazioni essere all‘estero oppure in ambienti “viziosi“ come Cinecittà. Il primo giallo di De Angelis è “Il banchiere assassinato” del 1936 a cui segue proprio “Sei donne e un libro”.
Ne “Il banchiere assassinato” il commissario De Vincenzi dice che tutto sommato quello che lo porta a fare il suo mestiere, a impegnarsi con passione in indagini difficili, complicate e a volte anche pericolose, non è la curiosità di sapere chi è stato, ma un mistero molto più grande, che da sempre ci appassiona, il mistero del cuore umano e in “Sei donne e un libro” pensa una cosa molto simile: “Voleva trovare la verità, lui: attraverso i vari personaggi di ogni dramma.
Faceva un lavoro esclusivamente psicologico. Era convinto che ognuno agisse soltanto come era capace di agire. Gli indizi materiali non gli servivano che come punti di riferimento.” (…) “Era nervoso. Non per i molti rischi che correva. Carriera spezzata, dimissioni, eccetera. Non ci pensava neppure. Ma perché se gli fosse fallita quella prova, avrebbe avuto la prova matematica della propria impotenza a dominare avvenimenti e uomini., La certezza che il suo metodo era sbagliato.”
Il metodo d’indagine del commissario De Vincenzi è proprio quello di immergersi totalmente nell’ambiente in cui è maturato l’omicidio per captarne vibrazioni, dissonanze e umori che gli consentono di comprendere a fondo la psicologia delle persone coinvolte.
Si comporta così anche nel romanzo “Sei donne e un libro” dove viene ucciso Ugo Magni, chirurgo e senatore, un vero superuomo,
“un vittorioso. Vittorioso in tutto quel che intraprendeva, nella sua scienza come in politica. Sulle donne e sugli uomini esercitava un vero fascino, quasi una suggestione. (…) Sempre il primo a scuola, il più intelligente, il più forte, il più agile di tutti noi… e tutte le alunne esterne ne andavamo pazze.”
Trovato cadavere in una libreria, Ugo Magni era un vero Casanova e molti indizi portano a considerare proprio il movente sentimentale ma sono tante le piste da seguire e De Vincenzi si impegna a fondo per trovare rapidamente l’omicida, pressato da influenze politiche che pretendono che risolva il caso in breve tempo.
Malgrado ci sia un presunto colpevole pronto ad essere arrestato il commissario segue il suo intuito e, tenendo conto anche dello strano furto di un libro erotico cinquecentesco, riesce a delineare una teoria investigativa convincente che porterà ad una conclusione sorprendente durante una seduta spiritica.
Protagonista anche di una fortunata serie televisiva dove è stato interpretato da un molto più anziano Paolo Stoppa, il commissario De Vincenzi vive una seconda vita grazie all’omaggio che Luca Crovi gli ha riservato nei romanzi “L’ombra del campione”, “L’ultima canzone del naviglio” e “Il Gigante e la Madonnina.”
Di solito si dice che un libro è costruito come un film invece “Sei donne e un libro” pare strutturato come uno spettacolo teatrale dove si segue la trama scena per scena e queta scelta rende al meglio la bravura di De Angelis che non sfigura minimamente rispetto ai grandi giallisti stranieri del periodo che viene chiamato “l’età d’oro del giallo.”
Come sottolineato dalla sapida prefazione di Andrea Ferrari, c’è anche il caldo fascino dell’atmosfera di una Milano d’epoca “che spunta dalle righe delle pagine e ti afferra per il bavero trascinandoti per le sue vie.”
Nonostante i tanti anni passati e una certa riluttanza a recidere i legami con il melodramma, “Sei donne e un libro”, grazie anche all’opera di ripulitura dei termini più obsoleti operato dalla casa editrice “Il Covo della Ladra” che è anche una libreria specializzata e appassionata nel campo del giallo e del noir, ha un linguaggio molto limpido e denso che avvince e affascina come uno dei più recenti best-seller.
Augusto De Angelis:
nasce a Roma nel 1888. Laureatosi in Giurisprudenza, sceglie la carriera giornalistica che, presto, lo porta a Milano, dove scrisse per alcuni quotidiani nazionali, tra cui “La Gazzetta del Popolo”, scrive drammi e commedie teatrali, biografie, saggi e si impegna come traduttore dal francese. Il suo primo romanzo propriamente detto è una spy story, Robin agente segreto, scritto nel 1930, ma è con la creazione del commissario Carlo De Vincenzi che si guadagna la definizione di “scrittore di gialli”. Il primo della serie, composta da 18 romanzi in tutto, è del 1935, Il banchiere assassinato, pubblicato dalle allora edizioni Medusa. La sua attività di scrittore non si esaurisce qui. In un’Italia fascista che faceva del giallo una questione di propaganda e che arriva, nel 1941, a bloccare qualsiasi pubblicazione di romanzi di genere, Augusto De Angelis lavora alacremente come teorico del genere, cercando di dare lustro al romanzo giallo e, soprattutto, creando così le linee per un giallo che non “copi” il successo anglosassone, ma che diventi davvero specchio e spunto di riflessione per la società contemporanea. Il suo dichiarato antifascismo, espresso senza remore negli articoli pubblicati su “La Gazzetta del popolo” dal 25 luglio all’8 settembre 1943, lo porta all’arresto nello stesso anno con il successivo trasferimento al carcere di Como. Da qui ne uscirà, molto provato, nel 1944 per tornare nella sua abitazione, a Bellagio, sul Lago di Como. Pochi mesi dopo, nella stessa Bellagio, viene aggredito da un “repubblichino”. A causa dell’aggressione, Augusto De Angelis morì pochi giorni dopo.