Recensione di Chiara Forlani
Autore: Giorgia Lanzilli
Editore: Mondadori
Genere: Narrativa contemporanea
Pagine: 252
Anno di pubblicazione: 2021
Sinossi. Sin dall’adolescenza, Agata e Nicole sono amiche inseparabili, quasi sorelle, anche se non potrebbero essere più diverse. Agata è riservata e schiva, con un passato segnato dall’abbandono; Nicole invece è estroversa e vulcanica, determinata a prendersi ciò che vuole. Alle soglie dei trent’anni, entrambe hanno realizzato i propri sogni: quello di Agata porta il nome “Fili sospesi”, ed è la bottega di filati e lane che ha aperto nella suggestiva piazza del Duomo di Atri; quello di Nicole si chiama Eva, ed è la sua figlia adorata. Nell’incantevole borgo abruzzese incastonato tra il mare e le montagne, i giorni si susseguono luminosi uno dopo l’altro, fino a quando una mattina irrompe l’inaspettato: Agata cade, in negozio, e quella che pare una banale frattura al piede si rivela essere qualcosa di molto più serio. Può la vita cambiare in un istante, prendendo una nuova direzione in seguito a quella che sembrava una semplice perdita di equilibrio? Per Agata è così. Inizia in questo modo la lotta con la malattia, che ruba il corpo, l’entusiasmo, i sogni, il futuro. Ruba anche l’amore: la relazione con Davide finisce nel peggiore dei modi, e per Agata sembra non esserci più felicità possibile. L’unico punto fermo è Nicole, che dopo anni di devozione alla famiglia sta facendo i conti con un matrimonio che forse si è spento. E poi c’è Eva, che con i suoi cinque anni porta luce e magia anche dove il buio è più fitto. Mentre il tempo corre rapido, Agata si butta in relazioni di una notte, ma forse il destino ha in serbo per lei un’ultima occasione per sentire il proprio cuore battere insieme a un altro. Perché la vita ci sorprende, sempre, e ci travolge anche quando tutto sembra perduto. Giorgia Lanzilli ci consegna una commovente storia di tenacia e di un legame così saldo che diventa famiglia, quello capace – ogni volta che cadiamo e ci sgretoliamo in mille pezzi – di raccoglierci e farci tornare interi.
Recensione
La storia parte in modo diretto: Agata, la protagonista, sta viaggiando in treno e osserva quello che avviene intorno a lei. Attraverso un dialogo telefonico, il lettore scopre che la protagonista ha seri problemi di salute. Il libro è scritto in terza persona, ma l’autrice elimina la distanza emotiva dai personaggi grazie a una scrittura immersiva, che pennella con sapienza odori, sapori e atmosfere di ogni singola scena. Il libro è ambientato ad Atri, in provincia di Teramo, dove la protagonista ha aperto un negozio di filati sulla piazza dove sorge il duomo medievale. Facendo un salto indietro nel tempo, viene narrata la storia di Agata, a partire dalla bottega artigianale alla quale ha dedicato la propria vita. È un piccolo mondo che appartiene ad altri tempi, vi si organizzano riunioni per scambiarsi consigli sul lavoro a maglia, oppure si costruiscono pupazzi all’uncinetto attraverso la tecnica degli amigurumi. È stata la madre, mancata troppo presto, a insegnare ad Agata le tecniche del lavoro con i filati, per la protagonista questa attività costituisce un ponte immateriale verso il passato. La fa sentire salda sulle gambe, proprio quelle gambe che un brutto giorno cedono all’improvviso, e danno il via a un incubo, sotto forma di visite e diagnosi. La svolta drammatica ha origine a partire dalla risonanza magnetica, Agata ne esce con il corpo violato, lacerato da migliaia di lame fatte di luce, suoni, gabbie metalliche. Cinque anni dopo l’atroce scoperta, la malattia è ancora lì, a lacerare il corpo e l’anima della protagonista.
Entra in scena il valore dell’amicizia, fondamentale nel testo. Il messaggio che il libro veicola è l’accettazione dell’elemento tragico della vita, il coraggio di guardare in faccia la realtà, che caratterizza il rapporto tra Agata e Nicole. Forse la giovane malata non è la più sfortunata delle due; Nicole ha tutto: amore, lavoro, ma soprattutto una figlia meravigliosa. Nonostante questo, la sua inquietudine la porta a distruggere lentamente la realtà positiva che sta vivendo.
Le parole che dedica alla figlia sono toccanti: “Sei una piccola roccia in questa vita che spesso è tempesta. Tu non lo sai quanta forza ti esce da quei piccoli occhi, che sono uguali ai miei ma incredibilmente più belli. Possono due cose essere così uguali eppure così diverse? Tu non lo sai quanto sono grandi le tue piccole braccia, che mi stringono e mi mettono al sicuro, e mi fanno sentire più piccola di te, e anche gigante. E non la sento più la stanchezza, non lo sento più il sonno, sento solo te, e non avevo mai sentito niente di più celestiale.”
Amore che vieni, amore che vai: Le sorti delle due amiche per assurdo si invertono: nel corso della notte dei Faugni, la festa tradizionale di Atri, Agata incontra Tommaso e lo riconosce come l’uomo che stava cercando da tempo, anche se ha paura di lasciarsi andare a quel sentimento. Al contrario, Nicole scopre di non amare più il marito: “Solo adesso si rendeva conto che quell’uomo che aveva davanti non faceva più parte della sua giornata da molto tempo, che quel legame che li univa era basato su una promessa più che sulla presenza, e che forse ora non le bastavano più le promesse”.
La lingua è scorrevole, ricca di termini che esprimono sentimenti intensi, anche se a mio parere alcune parti del libro potevano essere scritte con una sintesi maggiore, per evitare il rischio di ripetere concetti e sensazioni. Sempre nasce un fiore è un romanzo introspettivo, indaga in particolare il mondo dei sentimenti femminili, ne sconsiglio la lettura a chi cerca l’azione e ritmiserrati.
L’autrice è nota per una pagina Facebook molto seguita, trasposta nel suo primo libro, Leggimi tra vent’anni. Nel suo blog Giorgia Lanzilli ha annotato, giorno dopo giorno, i suoi pensieri di mamma, una mamma “normale”, come ama definirsi. La passione per i bambini traspare anche nel secondo romanzo, non a caso il personaggio della piccola Eva è uno dei più significativi dell’intero romanzo. Sua è, ad esempio, la definizione della morte come una pelle che si butta via, per indossarne un’altra. L’autrice ci suggerisce di ascoltare sempre i più piccoli, di non perdere mai la fantasia: “Ricordati di sognare, perché da quando avrai tra le mani una nuova vita, il tuoi sogni saranno il carburante dei suoi. E se tu sogni, tuo figlio non smetterà mai di farlo”.
L’amore per l’infanzia è la vera chiave di lettura, anche nel finale a sorpresa: secondo l’autrice sono i piccoli a prendere per mano gli adulti e ad aiutarli nell’affrontare le sfide più estreme. Il romanzo ci propone un messaggio di speranza, di vita oltre la morte, oltre ogni pessimistica previsione da parte degli adulti: basta guardare la vita con gli occhi di un bambino.
A cura di Chiara Forlani
Giorgia Lanzilli
Giorgia Lanzilli è nata a Torino nel 1984 e vive vicino a Pescara con il marito e i due figli. Il suo primo romanzo, Leggimi tra vent’anni (Mondadori, 2017), ispirato all’omonima e seguitissima pagina Facebook, è stato un grande successo. Sempre nasce un fiore è il suo secondo romanzo.
Acquista su Amazon.it: