Recensione di Patrizia Argenziano
Autore: Pietro Brambati
Editore: Leone
Genere: Thriller
Pagine: 222
Anno di pubblicazione: 2018
Sinossi. Il senatore Talamo e l’onorevole Cossi vengono uccisi il primo in un cimitero, il secondo in una casa di appuntamenti dedicata all’alta società. Inizialmente la pista da seguire sembra quella dell’azione anarchica, ma un oscuro presentimento suggerisce al commissario Romeo che la direzione giusta è un’altra. Le indagini lo porteranno a scoprire un traffico illecito di droga e di congegni elettronici gestito da Alfred Corso, un italo albanese che riesce a svolgere i propri affari grazie alle tangenti elargite a politici e a uomini dei Servizi. Mettendo a repentaglio la sua stessa vita e quella della sua compagna Giuliana Lamberti, Romeo combatterà una battaglia senza esclusione di colpi, nonostante sia consapevole che alla fine il potere vince sempre.
Recensione
Una scrittura semplice ci conduce, come in un film, attraverso una Milano caotica, trafficata, invasa da burocrazia e telefoni che squillano; Milano, casa di pranzi veloci e lavoro. Con la stessa semplicità, l’autore alza una sorta di sipario e ci conduce attraverso un’altra Milano, più silenziosa, ma solo in apparenza, più oscura, corrotta, avida di denaro e potere, la Milano dei “cattivi”.
Sì, perché questo thriller rappresenta l’eterna battaglia tra buoni e cattivi, proprio come dice il titolo, senza esclusione di colpi da entrambe le parti.
In questa battaglia, sicuramente, il vero comandante è l’autore. Pietro Brambati, infatti, è bravissimo a rendere una storia, in apparenza semplice e quotidiana, intrigante e curiosa. Sin dalle prime pagine, insinua nel lettore il dubbio, dubbio che impedisce di dare confini netti alla battaglia, di definire con precisione i nomi e i volti di buoni e cattivi, di credere nella giustizia. Paladino di quest’ultima, è l’unica certezza del romanzo, il commissario Romeo.
Romeo uomo pulito, dal passato, a prima impressione, un po’ triste, che si crogiola nell’affetto del suo amato gatto e della compagna Giuliana, con la quale vorrebbe iniziare una convivenza; Romeo che, soprattutto, crede ancora nella verità e nella giustizia. I
l commissario combatte dalla parte dei “giusti” e sembra farlo contro i mulini a vento, incredulo di fronte a tanta ambiguità, a tanto arrivismo, a tanta “sete”. In questo vortice di omicidi si sente quasi un lupo solitario, incerto e incapace di fidarsi persino dei suoi superiori.
Nonostante ciò, è lui il gancio trainante, quello che infonde una certa sicurezza nel lettore proprio perché tiene alto il valore della sua uniforme attraverso la caparbietà che lo guida alla ricerca del colpevole e del marcio che lo circonda.
Una lettura scorrevole e appassionante in cui politica, traffici e potere tracciano le sorti di tutti coloro che vogliono scavare troppo a fondo, che provano a scoperchiare le pentole, che cercano di togliere le maschere create ad hoc per posizioni, al giorno d’oggi, veramente difficili da mantenere senza travestimenti.
Una lettura che, nonostante il retto commissario Romeo, lascia una sorta di amaro in bocca, una tristezza strana, quasi un senso di vuoto dovuto a quello sguardo lanciato tra le righe e che mette a fuoco i limiti della nostra società di fronte all’abbagliante miraggio di una libertà basata su falsi valori.
Comunque, per conoscere i vincitori di questa battaglia dovete assolutamente leggerlo!
Pietro Brambati
Pietro Brambati: Pietro Brambati è nato a Milano nel 1944 e per vent’anni ha lavorato come copy-writer nel settore immagine della grande distribuzione. “Senza esclusione di colpi” è il suo sesto romanzo; con Leone Editore ha pubblicato “Storia di Aronne” (2013), “Sfida mortale” (2014) e “Doppio gioco” (2016).
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