Senza fiato




Recensione di Laura Salvadori


Autore: Manfred Klimanski

Traduzione: Claudia Crivellaro

Editore: Elliot Edizioni

Genere: thriller

Pagine: 405

Anno di pubblicazione: 2019

Sinossi. Trasandato e cinico, simpaticamente antipatico, l’investigatore Schmitt è perseguitato da una sfortuna instancabile e da una particolare inclinazione a compiere le scelte sbagliate. Vive a Ostratal, città immaginaria nel Sud della Germania in cui tutto funziona, e questo rende la vita terribilmente noiosa, con conseguenze deleterie sulla sua attività. Finalmente, però, qualcuno si rivolge a lui per un caso interessante: un solista di oboe chiede il suo aiuto per sfuggire a un ricatto. Schmitt inizia le indagini, ma poco dopo si ritrova testimone di un assassinio a sangue freddo. È solo l’inizio di una serie di morti e misteri all’interno del mondo della musica classica, che il lettore scoprirà insospettabilmente pervaso da corruzione e malvagità.

Recensione

Iniziare con il primo libro di una serie è una specie di dono, soprattutto per me, che sono una lettrice a volte un po’ disorganizzata, che cede all’istinto e alle lusinghe di un romanzo, trascurando spesso i romanzi della serie che lo hanno preceduto.

Ne consegue che quando accade questo piccolo miracolo, il mio ego si può prendere delle tenui rivincite, illudendo la sottoscritta di essere una lettrice impeccabile e integerrima.

Ma non tutto ciò che si preannuncia una gioia lo è fino in fondo. Perché, a dirla tutta, non ho provato grande empatia per il protagonista, l’investigatore Schmitt, un uomo scialbo, cinquantenne, perseguitato dalla cattiva sorte, con un matrimonio fallito alle spalle dal quale fa fatica a prendere le distanze. Capelli corti, taglio fatto in  casa al risparmio e la barba lunga, con labbra sottili, occhi sottili, tutto sottile. Pantaloni da poco, camicia da poco, Lidl 7,50 euro.

Ammettiamolo, noi lettori siamo un po’ viziati. Coccolati, vezzeggiati da numerosi autori talentuosi che fanno a gara nel propinarci protagonisti tutti di un pezzo. Poliziotti dagli occhi di ghiaccio e dai muscoli d’acciaio. Avvocati in doppiopetto dai disarmanti sorrisi, detective maledetti al punto giusto, con il loro meraviglioso ed affascinante inferno privato dentro. Le loro colleghe donne, al pari degli uomini, bellissime, toniche, perfette, almeno all’apparenza.

Ecco invece che in “Senza fiato” vado ad imbattermi in un brutto anatroccolo! Talmente insignificante da non avere neanche un nome di battesimo! E per giunta anche un po’ taccagno e persino incline a non rispettare la legge. La cornice di perfetta efficienza tedesca non lo aiuta, perché lo rende persino più pusillanime del previsto!

Eppure la storia che Klimanski ci propina non è niente male! Originale, inaspettata, che fa riflettere sulle tremende pieghe di una società, che sebbene si dipinga come quasi perfetta, nasconde tremendi scheletri nell’armadio.

Il lettore si addentra in una situazione davvero censurabile, che mette a repentaglio la parte più debole della popolazione, che invece dovrebbe essere protetta. E come spesso accade in questi casi, i colpevoli si nascondono dietro la loro ricchezza e dietro il loro potere. Con un sottile piacere leggiamo che anche nell’integerrima Germania c’è una certa corruzione. Insomma, almeno in certi casi, si può dire che tutto il mondo è paese!

Il nostro anonimo Schmitt, tuttavia, si dimostra arguto in diverse occasioni! Caparbio e sfacciato quanto basta a scoprire il colpevole, del tutto insospettabile, che mi ha lasciata, a onor del vero, davvero a bocca aperta! La dimostrazione che il fascino e l’avvenenza sono, in fondo, ingredienti non necessari, né sufficienti a dotare l’uomo dell’intuito che serve ad un investigatore che si rispetti! Quindi, in ultima analisi, con un protagonista come Schmitt si scende a patti con una certa facilità, anche se, sinceramente, rimane un po’ l’amaro in bocca nel pensare che la bella trama di questo romanzo poteva essere abbellita da un protagonista maggiormente carismatico!

Ma penso anche che Schmitt, probabilmente, è figlio della volontà dell’autore di sviscerare un protagonista originale e fuori dal coro. Insomma, un brutto anatroccolo costruito a tavolino! E in fin dei conti non troverei niente di sbagliato in un simile disegno! Perché una cosa è certa! Schmitt è uno che può piacere proprio per quelle sue caratteristiche che prima ho nominato con un certo sdegno!

Quindi, in ultima analisi, facendo la conta dei punti: uno a zero per Klimanski per la costruzione della trama, per il linguaggio scarno ed avaro di sensazionalismi, per il protagonista goffo e insipido che, tuttavia, è in grado di usare queste caratteristiche non troppo lusinghiere a suo favore.

Direi che dovrete decidervi a leggere questo romanzo, se non altro per avere una vostra visione del tutto personale.

Io posso solo dirvi che, Schmitt a parte, leggerò volentieri la seconda indagine. Sono troppo curiosa di vedere come l’autore muoverà i fili di questo particolare protagonista!

E credo che, in fondo, lo siate anche voi!

 

Manfred Klimanski


Nato nel 1947, è stato attivo per quarantadue anni nel mondo dei conservatori musicali, prima a Stoccarda e poi come rettore del Conservatorio di Friburgo, dal 1979 fino al pensionamento nel 2011. Vive a Denzlingen con la moglie. Ha tre figli e sette nipoti. Senza fiato, pubblicato in Germania nel 2015, è il primo volume di una trilogia che ha per protagonista lo strampalato investigatore Schmitt.

 

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