la storia di Jeffrey Dahmer
A cura di Giulia Manna
Il 21 settembre 2022 è uscita su Netflix la storia di uno dei più noti assassini seriali degli Stati Uniti, raccontata in gran parte dal punto di vista delle sue vittime.
Autori del programma:Ryan Murphy e Ian Brennan.
1 stagione, 10 puntate
Trama: E’ una miniserie televisiva statunitense del 2022 basata sulla biografia del serial killer cannibale Jeffrey Dahmer che terrorizzò lo Stato del Wisconsin tra la fine degli anni ‘70 e l’inizio anni ‘90. La serie segue gli omicidi del defunto, ma ancora famigerato serial killer che non solo uccise 17 persone, ma si cibò anche di alcune di esse.
Personaggi principali:
Evan Peter: Jeffrey Dahmer.
Niecy Nace: Glenda Cleveland
Molly Ringwald: Shari Dahmer
Andrew Shaver: Lionel Dahmer
Colin Ford: Chazz
Penelope Ann Miller: Joyce Dahmer
Michael Learned: Caterine Dahmer
Karen Malina White: Shirley Hughes
Shaun Brown: Tracy
Brandon Black: Dean Vaughn
Cameron Cowperthwaite: Steven Hicks
Black Cooper Griffin: Charles
Matt Cordova: Detective Rauss
Scott Michael Morgan: John Balcerzak
Recensione
Serie thriller molto forte, del resto è tratta da una storia vera tanto cruda quanto incredibile. Penso che tutti noi, amanti dei libri e delle serie tv, conosciamo approssimativamente la storia di uno dei serial killer più famosi d’America, Jeffrey Dahmer, ma perché guardarla? Ci sono aspetti psicologici e sociali molto interessanti.
Non siamo ancora in grado di spiegare cosa è passato nella testa del ragazzo. Sicuramente ci sono molti aspetti che non giustificano certamente le sue azioni, ma che è però necessario studiare e valutare affinché certe cose non ricapitino più. Quando Jeffrey venne scoperto, divenne una specie di celebrità Horror al pari di Freddy Kruger E Jason Voorhees. Questo fa riflettere su quanto possa essere malato il genere umano. Dietro agli omicidi ed al cannibalismo, c’era anche una malattia? Una propensione genetica? E’ colpa dell’intervento all’ernia che lo cambiò per sempre come dichiarò poi il padre? Non possiamo dirlo. Nel mio piccolo, penso che non basta vivere in una famiglia problematica, essere solitari ed avere la passione per la tassidermia per diventare un serial killer. Penso che sotto sotto debba esserci qualcos’altro.
Ma veniamo a noi. Evan Peter è l’attore del momento. Perfetto nel suo ruolo anche per una certa somiglianza con il vero Jeffrey Dahmer. Avevo già avuto modo di notarlo nella serie tv “Pose” dove interpretava un ragazzo sposato che si era innamorato della bellissima transessuale Angel. E’ un attore eccezionale e spero davvero che faccia carriera.
Andrew Shaver interpreta il padre, Lionel Dahmer. Un uomo freddo, imbarazzato che prova ad amare lo stesso suo figlio anche se ammette, che gli fa paura e lo mette a disagio. Soprattutto la storia di questo padre mi ha affascinata dal punto di vista psicologico. Non so proprio come nonostante tutti i sensi di colpa di questo mondo, scoperti gli omicidi e gli atti di cannibalismo del giovane, come abbia potuto continuare a sostenerlo. Shaver è fantastico nella sua debolezza e nella sua umanità di padre. Così come Evan Peter è bravissimo a far capire che Jeffrey Dahmer non era tanto interessato al perdono di Dio, quando a quello del suo stesso padre.
Il cast è ottimo, ma la mia preferita è stata la battagliera Niecy Nace che interpreta la vicina Glenda Cleveland. La donna sentiva rumori, urla e soprattutto odore di carne marcia provenire dall’appartamento accanto e chiedeva continuamente l’intervento delle forze dell’ordine o del proprietario dello stabile. La donna passava per pazza. E’ stata anche vicinissima a salvare la vittima quattordicenne del terribile mostro, ma la polizia lo riconsegnò al suo carnefice. Del resto era la parola di due donne di colore contro quella di un uomo bianco. Era calda anche allora la questione polizia, razzismo ed immigrazione.
Sono tante le cose da dire su questa serie. Appena approdata su Netflix ha già avuto oltre 196 milioni di visualizzazioni. Inevitabili le polemiche. C’è chi si lamenta perché Netflix aveva messo un tag dove sembrava specificare l’orientamento omosessuale del serial killer, anche se sinceramene non credo che sia importante. A volte penso che è la polemica che accende i riflettori su qualcosa che non c’è. Altri invece lamentano che così si ridà attenzione ad uno spietato serial killer e che questo potrebbe riaccendere in qualche folle il rischio di emulazione. L’unica polemica giusta la dicono i parenti delle vittime che immagino vogliano dimenticare quel dolore che non sparirà mai, purtroppo. Però il finale ricorda una cosa, che le vittime meritavano di essere ricordare con qualcosa di bello. E qui mi fermo, perché anche se la storia è già scritta, preferisco che guardiate prima questa seria e vi facciate la vostra opinione.