Sono un’assassina?




Recensione di Sara Zanferrari


Autore: Agatha Christie

Traduzione: Mammana Gislon, M.

Editore: Mondadori

Collana: Oscar gialli

Genere: romanzo poliziesco

Pagine: 304

Anno di pubblicazione: 2019

Sinossi. Nell’appartamento di Poirot, con grande sorpresa dello stesso investigatore, si presenta una strana ragazza in minigonna, che, prima di dileguarsi precipitosamente, afferma di «non poter escludere di aver commesso un omicidio». Il celebre detective belga ha sicuramente più di un motivo per essere perplesso. Chi è la ragazza e chi è la sua vittima? Il caso si presenta subito assai complesso, ma Poirot decide di affidarsi al suo istinto e, con l’aiuto della scrittrice Ariadne Oliver, farà emergere una sconcertante verità.

Recensione

Mondadori ripubblica un classico di Agatha Christie, per la traduzione di Grazia Maria Griffini. Traduzione attenta, che scorre bene e si avvicina al linguaggio dell’italiano odierno pur senza snaturare quello che era il contesto dell’epoca: in questo romanzo infatti la Christie dipinge uno spaccato del periodo storico che sta vivendo, e che non sembra approvare granché; infatti a più riprese ne approfitta per criticare nemmeno troppo velatamente gli anni ‘60 e i giovani, strani vestiti, strane abitudini, strana gente, per di più dedita alle droghe.

E’ un romanzo molto particolare questo, che comincia, come dire, a parti invertite: abbiamo l’assassina, mentre manca il cadavere. Anzi, per più o meno metà del libro non si è nemmeno tanto sicuri che questo delitto sia davvero avvenuto, persino l’assassina non lo sa con certezza: la domanda non è chi è l’assassino, bensì chi è la vittima?

Norma, questo è il nome della ragazza sulla ventina, che si reca dal celebre investigatore Hercule Poirot affermando di aver, forse, commesso un omicidio, ma che poi lo pianta in asso dicendogli che è troppo vecchio. Poirot, nemmeno a dirlo, punto sul vivo, vuole scoprire ad ogni costo chi sia la ragazza agitata e sfuggente che si è presentata in casa sua, e quale mistero si celi dietro alla sua visita. Perciò chiede aiuto all’amica scrittrice di romanzi polizieschi Ariadne Oliver, che in effetti in men che non si dica mette insieme nome, indirizzo e diverse altre informazioni sulla ragazza.

Da qui parte Poirot con la propria indagine nel suo inconfondibile stile, districandosi fra una miriade di personaggi, indizi, sospetti, situazioni e inganni. Ad un certo punto abbiamo persino un delitto, Norma viene trovata accanto al cadavere con tanto di coltello in mano pronta ad autoaccusarsi, ma lui non si lascia convincere e persegue la sua ricerca finché non dipana infine la matassa.

Magistrale come sempre la capacità della Christie di tenere il lettore incollato alle pagine, anche se personalmente ho trovato un po’ difficile orientarmi fra così tanti personaggi e storie che forse a volte divagano un po’. Ma mi piace immaginare che la “signora del giallo” abbia voluto di proposito rendere più difficile del solito seguire le indagini di Poirot, che infatti fa egli stesso spesso il punto della situazione, dandoci una mano a non perdere il filo.

Bello il personaggio di Norma, come già detto, sfuggente e misteriosa, che ci costringe ad inseguirla per Londra, la campagna inglese e…la sua mente confusa.

Confusa come e da chi?

Lo dovrete scoprire leggendolo.

 

 

Agatha Christie


Agatha Christie: Pseudonimo di Agatha Mary Clarissa Miller. Scrittrice inglese. Di famiglia agiata, viene educata privatamente. Ancora bambina scrive racconti e poesie; alcune di queste vengono pubblicate nel 1908 in “Poetry Review”. Nel 1914 sposa Archibald Christie dal quale divorzia nel 1928. Il genere letterario con cui raggiunge il successo in campo internazionale è il romanzo poliziesco. I suoi detective, tra i quali primeggiano Hercule Poirot (che compare per la prima volta in “Poirot a Styles Court”, 1920) e “Miss Jane Marple” (che compare per la prima volta in una serie di racconti apparsi in rivista e raccolti nel 1932 in “I tredici problemi” e che diventa per la prima volta protagonista di un romanzo in “La morte nel villaggio” nel 1930), sono entrambi abilissimi nel risolvere i più intricati enigmi polizieschi. Essi concentrano la loro (e la nostra) attenzione sul comportamento degli indiziati e sulle loro reazioni emotive e verbali. L’azione ha sempre poca importanza, le prove non sono mai particolarmente significative; ciò che conta sono le motivazioni psicologiche che potrebbero aver spinto al delitto. ln un mondo di buone maniere, di modi raffinati, di anziane signore molto amanti della conversazione e di impettiti colonnelli in pensione, depositari di antichi valori e tradizioni, l’autrice può nutrire l’illusione di controllare il delitto e, grazie all’acume dei suoi detective, di riportare tutto alla normalità. La “signora del crimine” ha scritto più di 50 romanzi e 100 racconti; da molti di questi sono stati tratti film, commedie e telefilm. Nei suoi due ultimi romanzi, “Sipario”, l’ultima avventura di Poirot (1975) e “Addio, Miss Marple” (1976) l’autrice ha scelto di far morire i suoi due, ormai vecchissimi, detective: i romanzi erano stati scritti anni addietro, la scrittrice scelse di mantenerli inediti sino a poco prima della sua morte. “La mia vita” (An Autobiography, 1977), è stata pubblicata postuma.

 

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