femminicidi irrisolti,
dal caso Montesi
al delitto di Via Poma
Autore: Alessandra De Vita
Editore: Mursia
Genere: Saggio
Pagine: 168
Anno edizione: 2025

Sinossi. Tante e troppe innocenti sono morte negli scorsi decenni, quando ancora non era stato coniato un termine per l’omicidio di genere: femminicidio. La differenza rispetto ad allora è che molte tra loro non hanno avuto giustizia. A distanza di anni, troppi crimini sono rimasti impuniti. Ci sono nomi e visi scolpiti nel nostro immaginario: su tutti, quello di Simonetta Cesaroni, la ragazza di Cinecittà assassinata nell’estate di Italia ’90 e diventata il simbolo delle giovani donne uccise dal potere. Queste ragazze avevano sogni e progetti, un lavoro, amori e amicizie, e soprattutto madri, padri, sorelle e fratelli che ancora invocano verità. Dal caso Montesi al delitto di via Poma, il volume ripercorre le storie di vite spezzate nel pieno della giovinezza da assassini senza nome e dà voce ad assenze che lottano per uscire da un vuoto incolmabile, che sembrano destinate a restare sospese come spettri nel limbo.
«Gelosia patologica, senso del possesso, profonda ignoranza, follia improvvisa, senso del dominio, indole violenta: sono tante le cause dei femminicidi.»
Recensione
di
Kate Ducci
Il termine ‘femminicidio‘ e le sue implicazioni umane e sociologiche è di uso recente ed è prepotentemente, nonché giustamente, entrato a far parte del nostro vocabolario, andando incontro a una caratterizzazione necessaria.
Se ben ci pensiamo, persino il delitto di Garlasco, attualmente tornato a riempire le cronache e le trasmissioni a tema, pur essendo un caso non così lontano nel tempo, è avvenuto in un’epoca in cui non veniva inquadrato per ciò che rappresentava nella sua essenza: un delitto di genere, un omicidio compiuto per mettere a tacere una donna intelligente, pulita e onesta che, comunque siano andate le cose, è stata zittita perché non disposta a stare al suo posto.
I femminicidi protagonisti di questo bel romanzo di cronaca e di inchiesta saranno sconosciuti ai più, essendo avvenuti in periodi storici in cui il true crime riempiva le cronache il tempo di qualche mese, ma finiva poi per essere dimenticato, talvolta per venire etichettato quale conseguenza di una condotta di vita che una brava ragazza non avrebbe tenuto, con quella colpevolizzazione spesso inventata, immaginata, supposta. Perché le brave ragazze, quelle che sanno stare al loro posto, non vengono uccise.
Alessandra De Vita, abile giornalista dalla spiccata sensibilità, ci racconta nel dettaglio nove femminicidi, che si svolgono in un periodo che va dal 1947 al 1990. Tutti questi tremendi crimini sono rimasti irrisolti, tutte queste giovani donne, piene di progetti e speranze, sono scomparse, purtroppo talvolta dimenticate, senza lasciare ai familiari il conforto di una giustizia, di un colpevole chiamato a rispondere di quanto commesso.
Ed è doveroso nominare queste giovani donne, solo alcune delle quali risulteranno conosciute a chi legge, mentre altre, purtroppo, sembreranno un nome tra i tanti:
Elvira Orlandini (1947)
Wilma Montesi (1953)
Antonietta Longo (1955)
Simonetta Ferrero (1981)
Francesca Alinovi (1983)
Elisabetta Di Leonardo (1986)
Lidia Macchi (1987)
Roberta Lanzino (1988)
Simonetta Cesaroni (1990)
Erano ragazze come tante, erano giovani donne che meritavano un futuro o, almeno, una giustizia, e hanno avuto niente di tutto ciò.
Una lettura dolorosa, una cronaca fedele e un’indagine sociologica necessaria, di un fenomeno antico, che solo recentemente ha ottenuto una definizione e un’ansia di giustizia che non può essere messa a tacere.
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Alessandra De Vita
ha studiato al DAMS di Bologna e all’Università «Suor Orsola Benincasa» di Napoli dove ha conseguito un master in Radiofonia, e ha studiato Pianoforte al Conservatorio di Salerno. Ha collaborato per un quotidiano del Gruppo GEDI, Radio Capital, ANSA e per «Domani». Scrive per «Il Fatto Quotidiano» e per la rivista «Grazia». Ha pubblicato due raccolte di racconti Suites acide vol. 1 e vol. 2 (2021 e 2023).