SPECIALE PAOLA BARBATO




LA TORRE D’AVORIO

A cura di Sabrina Russo


Oggi 21 ottobre, all’Orto Botanico di Brera, ho avuto il piacere di assistere alla presentazione del nuovo romanzo di Paola Barbato dal titolo “La torre d’avorio”, edito Neri Pozza, in uscita il giorno 29. Con noi, a colloquiare con l’autrice, Francesca Lang. 

Ne approfitto, quindi, per svelarvi qualche piccola curiosità sul libro, sui personaggi e sull’autrice…

LA SPLENDIDA LOCATION


Ci troviamo in un orto botanico non a caso, poiché nel libro si parla di veleni, e la pianta scelta dall’autrice, che tra l’altro qui a Brera è presente, è la Digitalis Purpurea, un tipo di pianta floreale ornamentale, facile da trovare, che appassisce d’inverno per rifiorire d’estate, molto velenosa. 

LA PROTAGONISTA


Mara è una donna particolarmente bella, sempre in ordine, accondiscendente, educata ad essere accomodante. Si percepisce come esteticamente avvenente ma, a parte questo, si ritiene una donna completamente inutile. Si è creata la sua realtà fatta di una villa accogliente e incantevole, un curatissimo giardino, delle bellissime piante. In questo luogo, spesso il marito e i figli si sentono poco bene, deboli, con svenimenti e nausee, soprattutto la figlia minore. Purtroppo non c’è nessun tipo di problematica, se non una madre che avvelena sistematicamente tutti i membri della sua famiglia. La nostra protagonista è vittima di una malattia, la Münchhausen per procura, che la porta ad avvelenare i suoi cari affinché possa prendersene cura e aiutarli a guarire, in modo da sentirsi importante. 

La narrazione ci presenta Mara tredici anni dopo, di cui otto trascorsi in una REMS (residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza) e gli ultimi cinque vissuti in questa torre d’avorio. Qui si è fatta recapitare dei pacchi, circa duecento, dove vi è riposta tutta la sua vita passata fino al momento del ricovero, che Mara, però, non ha il coraggio né di aprire, né di gettare. È bloccata in una specie di limbo, autoimposto, che non le permette di andare avanti, poiché si considera ancora colpevole, non pensa di essere guarita, ma vuole espiare la sua personale pena. Così non le rimane che uno spazio esiguo entro il quale muoversi, una specie di prigione personale.

IL PATATRAC


Ci sono delle gocce d’acqua che cadono dal soffitto, cosa impensabile per Mara che fa moltissima attenzione affinché non si crei umidità che possa ledere il contenuto dei pacchi. Nonostante la titubanza iniziale, si vede costretta a salire al piano di sopra, dal suo vicino, l’unico altro inquilino presente oltre lei nella torre, in modo da accertarsi che sia solo una perdita d’acqua e poterla arginare nel minor tempo possibile. Qui scoprirà che è morto avvelenato, senza ombra di dubbio. Una coincidenza sulla quale riflettere: quante probabilità ci sono che non la ritengano responsabile?

I PERSONAGGI


La prima cosa che si ha necessità di individuare, secondo l’autrice, per poter dar vita alla narrazione è il “nucleo di motivazioni”, atto a caratterizzare il protagonista. Da questo partirà la costruzione della trama. Nel caso di Mara, ad esempio, è un forte senso di inadeguatezza, la sua malattia che la porta a doversi sentire importante. L’autrice, inoltre, si ispira ad una persona reale, una conoscenza più o meno approfondita, dalla quale prende spunto fisicamente per dar vita al corpo, al volto dei vari personaggi.

SCELTE DI STILE


Per la prima volta in un suo libro l’autrice parla di “famiglia”. Questa è stata una scelta nata dalle circostanze, che l’hanno portata a dover escludere altri argomenti da trattare, ragion per cui ne sono venuti alla luce di nuovi e mai affrontati in precedenza, come la violenza all’interno della famiglia, e la figura della madre “Medea”, completamente negativa. La narrazione, in terza persona, è caratterizzata da un’alternanza di punti di vista oltre che di passato e presente. La differenziazione del pov permette al lettore, secondo l’autrice, di percepire la storia e il personaggio da più angolazioni. Egli stesso potrà accogliere ulteriori considerazioni attraverso gli occhi degli altri, così da avere accesso a nuove prospettive.

CURIOSITÀ: PAOLA BARBATO E…


IL MALE:” Dal male si può guarire e al riguardo ci sono molti esempi di persone che, scontata la pena, si sono perfettamente reinserite. Spesso però bisogna cercare di scoprirne l’origine poiché se è qualcosa di profondamente radicato, che fa parte della persona, è indubbiamente difficile pensare di estirparlo. Si può tenere sotto controllo, assiduo, esterno o interno, poiché si potrebbe ripresentare”.

LA CRIMINALITA’:” Non vi è nessuna distinzione da dover fare tra un crimine commesso da un uomo o uno da una donna. Non vi è motivo per cui dovremmo stupirci nel momento in cui a compiere un crimine sia una donna, cercandone le cause, l’origine, come se queste ultime fossero incapaci di crudeltà o di ferocia. La storia parla da sé, avendoci consegnato donne criminali o feroci, senza che fossero per forza pazze, con un’infanzia o un passato problematici, semplicemente cattive, senza nulla su cui indagare”.

IL CATTIVO E LA BENEVOLENZA: “In un libro di tensione, dove si ha una figura negativa, la cura di quest’ultima è più importante di quella positiva. Se il cattivo non è un buon cattivo, per quanto il buono possa essere un valido personaggio, la storia risulterà fiacca.  Essendoci tutto uno studio a monte, la conoscenza delle sue motivazioni, del suo vero io, tutto ciò porta inevitabilmente ad affezionarvisi. I cattivi poi senza una ragione, senza un motivo scatenante, sono quelli che preferisco. Ma il focus in questo romanzo volevo che fossero, in particolar modo, quei legami che si sviluppano in situazioni estreme, particolari, che portano persone di fatto diverse ad avere un unico comune denominatore, in questo caso “la malattia” o il crimine commesso”.

Spiritosa, simpatica, gentile, esaustiva. A me non rimane che condividere il pensiero di Francesca Lang: questo libro, come tutti i libri di questa bravissima autrice, cambierà il nostro modo di vedere le cose, dove e quando meno ce lo aspettiamo. Buona lettura.

Grazie a:

Paola Barbato

Francesca Lang

Neri Pozza Editore

Giulia Maselli

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