Sinossi. La terza indagine della profiler più acuta d’Italia ci porterà sulla rotta dei migranti, dal deserto stellato del Medioriente a Firenze e Nizza. Un mondo in cui arte, passione e attrazione fanno da contraltare a dolore, malattia e violenza. A Firenze è una fresca mattina di settembre quando sui sedili posteriori di un pullman di linea viene ritrovato il cadavere di una donna. È senza borsa e senza documenti, ha un segno rosso sul collo, non mostra tracce di sangue. Per la commissaria Valeria Bardi e il suo vice Belgrandi si tratta di un risveglio precoce e brusco: una vittima senza nome, un caso che inizia senza alcun indizio rilevante e, come se non bastasse, è venerdì ed è molto probabile che dovranno rinunciare ai loro programmi per il fine settimana. Esaminando gli abiti però emerge una pista: un piccolo scapolare raffigurante San Marone cucito nel reggiseno, con all’interno un bigliettino scritto in arabo. La Bardi, alle prese coi capricci della figlia ventenne e la malattia della madre ormai anziana, si mette subito al lavoro e finisce per bussare all’Istituto degli Innocenti in piazza Santissima Annunziata, prima, alla porta di un affascinante funzionario Unicef e, in seguito, a quella di una pittrice fiorentina. Entrambi risultano coinvolti nella straziante guerra civile che sta colpendo gli abitanti del Qamar, Paese dal quale proviene la vittima.
Ma qual è il vero legame che unisce tutti questi personaggi?
Valeria tenterà di scovare bugie e verità celate, per scoprire che in fondo il confine fra buoni e cattivi è, come sempre, troppo sottile.
STELLE NERE
di Maria Letizia Grossi
Giunti 2023
Thriller, pag.264
Recensione di Silvana Meloni
È il primo libro che leggo di questa autrice e della serie poliziesca che ha per protagonista la commissaria Bardi.
Dopo un inizio molto promettente, che pareva aprisse la strada a diverse problematiche sociali connesse con una indagine complessa, il romanzo perde completamente l’orientamento.
Chiarisco. Seppur con una certa carenza nel ritmo e l’attrazione verso gli spiegoni, fino alla metà del romanzo la lettura è stata interessante; infatti l’autrice è riuscita a trasportarmi in Medio Oriente, nel contesto di una guerra civile devastante, dove anche le organizzazioni umanitarie sono consapevoli dell’assottigliarsi delle speranze di risoluzione e dove l’unica alternativa è la fuga verso l’Europa. E ancora, l’autrice apre lo scenario della condizione delle donne, subordinate e spesso maltrattate all’interno della cultura araba, ma che talvolta non godono migliore condizione in Italia.
Mi aspettavo, a questo punto, uno sviluppo della trama crime che si evolvesse su queste tematiche, invece no. Ad un tratto, come illuminata dall’alto, l’indagine si dirige verso un’altra pista, collaterale ma non direttamente dipendente da quanto finora raccontato.
Ma la cosa più grave è che non ci sono passaggi conseguenziali, e sembra di trovarsi all’interno di una vicenda parallela. Ho avuto quasi la sensazione che mancassero delle pagine. Peraltro non ci vengono risparmiati altri nuovi spiegoni, questa volta travestiti da ipotesi tra la Commissaria e il suo vice, che ovviamente non portano a nulla.
Tuttavia alla fine la commissaria e la sua squadra, guidati da repentine quanto incomprensibili intuizioni, vanno a risolvere il giallo.
Ma vi è di più in queste duecento e passa pagine. A un tratto compare un altro possibile caso, che non ha nessuna connessione col primo e che viene trattato, se possibile, con una superficialità superiore all’altro, privandoci dei passaggi necessari a dipanare la matassa e offrendoci la soluzione su un piatto d’argento.
Accanto a queste vicende “professionali” dei protagonisti, l’autrice vorrebbe trasportarci nelle passioni personali degli stessi; imbastisce quindi delle love story imbarazzanti per quanto lontane da verosimiglianza narrativa.
Un romanzo che, a mio avviso, contiene al suo interno tutte le ingenuità e le leggerezze che si afferma siano peculiarità di un’autrice emergente. Ma non solo. L’autrice non ha chiara la struttura della trama di un crime: non c’è neanche un colpo di scena; l’identità del killer ce la racconta, senza alcuna suspense, a metà del romanzo; non c’è una sola scena d’azione, ma solo grandi discorsi tra i protagonisti su possibili scenari investigativi.
Le uniche cose che lasciano il lettore a bocca aperta sono le improvvise soluzioni, necessarie per riannodare i diversi capi sciolti, che sembrano esser state suggerite in sogno agli investigatori.
Sono rimasta molto delusa dalla lettura.
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Maria Letizia Grossi
Maria Letizia Grossi, di origini campane, vive a Firenze dove si è laureata in Storia medievale. Insegnante nelle Scuole Superiori per vent’anni, è membro della Società Italiana delle Letterate e dell’Associazione “Il Giardino dei Ciliegi”. È autrice di articoli, racconti, saggi e traduzioni su riviste, tiene un corso di letteratura e scrittura creativa presso l’Associazione Fiesolana 2b. Per Giunti ha pubblicato L’ordine imperfetto (2018) e Le streghe bruciano al rogo (2021).
A cura di Silvana Meloni