Sul filo di lana




Come riconnettersi gli uni con gli altri

Recensione di Cristina Bruno


Autore: Loretta Napoleoni

Editore: Mondadori

Genere: non fiction

Pagine: 180

Anno di pubblicazione: 2020

 

 

 

 

 

 

Sinossi. Il lavoro a maglia è una metafora perfetta, non solo per parlare di ricordi personali, vicende sentimentali e aneddoti familiari, ma anche, ampliando la prospettiva, per raccontare meccanismi globali economici e politici. Ce lo dimostra Loretta Napoleoni in questo libro che tratta di sociologia e di politica, ma è anche un doloroso viaggio alla scoperta di sé, dei propri limiti e delle proprie risorse. Un libro dotato di un magnetismo vitale che passa dal personale al generale in un poliedrico gioco di emozioni e informazioni.

 

Recensione

Può una vita essere raccontata come un lungo lavoro a maglia?

Può la Storia stessa dell’Umanità essere un grande patchwork?

Leggendo questo libro si ha l’impressione che sia proprio così. Da un lato l’autrice ci racconta il suo percorso personale: una donna di famiglia benestante, una vita felice e agiata che improvvisamente viene sconvolta dalla catastrofe economica causata da un marito poco attento ai beni comuni. Debiti, vendita della casa con vista lago sulle Montagne Rocciose, affitto dell’appartamento di Londra, crisi coniugale si sommano e si moltiplicano creando una situazione di disagio psicologico e finanziario.

Il rimedio arriva da un’attività imparata da bambina, sotto lo sguardo attento e amorevole della nonna: sferruzzare. Tra un dritto e un rovescio l’autrice ritrova pace e serenità. Come una sorta di mantra il ripetersi dei punti e il contare preciso delle maglie annulla la tensione e riequilibra l’animo.

Mentre veniamo a conoscere la storia familiare di Loretta, proprio come nell’intrecciarsi dei punti, scopriamo quanto è stata importante nel corso dei secoli l’attività delle magliaie. Secondo l’autrice infatti si tratta di una storia parallela a quella raccontata nei libri e che è appannaggio maschile.

Parallela ma importante perché in realtà ha consentito di mantenere intere famiglie e ha rivestito il ruolo di supporter a intere rivoluzioni, come quella americana o quella francese, e persino alle recenti guerre mondiali. Come?

Il racconto si snoda attraverso modelli e invenzioni di maglie, berretti, coperte e soprattutto calzini, fondamentali per i soldati al fronte, spesso mal equipaggiati. In periodi in cui le donne non potevano ufficialmente lavorare l’attività delle magliaie procurava un sostentamento a molte famiglie e costituiva, inoltre, un momento di aggregazione, tutto femminile. Eh sì, perché uno degli aspetti fondamentali dello sferruzzare, è proprio questo: la socialità. Lavorare a maglia consente di parlare, farsi confidenze, tramandare, raccontare, avere un rapporto reale con le altre persone, non mediato da filtri, come spesso accade nei social al giorno d’oggi.

E con il passare del tempo all’attività hanno iniziato a dedicarsi anche gli uomini scoprendone il fascino e la portata rilassante. E questa capacità di aggregare l’ha resa anche un’attività di protesta che ha fatto sorgere diversi gruppi in grado di creare gadget che fanno riflettere ad esempio sui cambiamenti climatici o sull’inquinamento e naturalmente a questo si aggiunga la creazione di abbigliamento e coperte a scopo benefico.

In questo breve libro troviamo così un sacco di piccole notizie che ci mostrano sotto una luce insolita l’universo della maglia e anche la spiegazione di alcuni modelli che magari potranno incuriosire qualcuno e spingerlo a sperimentare di persona le virtù benefiche e socializzanti dello sferruzzare.

 

A cura di Cristina Bruno

fabulaeintreccio.blogspot.com

 

 

Loretta Napoleoni


economista, saggista, consulente di governi e organizzazioni internazionali, ha insegnato Etica degli affari alla Judge Business School di Cambridge e ha presieduto il comitato contro il finanziamento del terrorismo per il Club de Madrid. Collabora con diverse testate, incluso il «Venerdì» di «Repubblica» e la giapponese «Facta». I suoi libri, tra cui Economia canaglia (2009) e ISIS. Lo Stato del terrore (2014), sono tradotti in 21 lingue.

 

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