Recensione di Enrico Fasano
Autore: Darien Levani
Editore: Edizioni Spartaco
Genere: thriller
Pagine: 215
Anno di pubblicazione: 2019
Sinossi. Durante un matrimonio sei sconosciuti si ritrovano a condividere lo stesso tavolo, il numero sette. Stefano, collega dello sposo, giovane brillante e disinvolto, è seduto vicino a un uomo distinto che tutti evitano e guardano con sospetto. Ben presto la conversazione si concentra sul duplice omicidio di una madre e della figlia incinta che ha destato scalpore e polemiche perché l’unico imputato, un agente di recupero crediti, è stato giudicato non colpevole. Piano piano e con sempre più livore gli invitati cominciano a esprimere il proprio parere sulla sentenza, manifestando opinioni e pretese di imparzialità, che si scontrano con il freddo e professionale distacco degli uomini di legge. L’arco narrativo dura una manciata di ore, scandite dai momenti salienti delle nozze, dalla celebrazione in chiesa fino al taglio della torta. Nel frattempo Stefano si aggira tra le sale e nel giardino della grande villa scelta per il ricevimento, con l’intento di utilizzare il pacchetto di preservativi che si è infilato in una tasca prima di uscire e, perché no?, di risolvere il mistero sul delitto delle due donne.
Recensione
Pensate sia possibile risolvere un omicidio in sole 4 ore?
E durante un ricevimento di nozze?
E’ ciò che scoprirete in questo geniale romanzo di Darien Levani. Un thriller ben congegnato che unisce il giallo puro con il legal thriller, forme di romanzo che adoro specialmente la seconda. Un ramo della letteratura che ho conosciuto con Michael Connelly e di cui vedo molti elementi anche nella scrittura di Levani. Siamo in Italia e il libro si apre diretto sulla scena del crimine: titoloni di giornali e notiziari non fanno altro che parlare dell’omicidio di due donne, madre e figlia. L’inquadratura si sposta poi repentina sul banchetto di nozze di due giovani sposi che non saranno i protagonisti ma il solo collante alle vicende che i commensali del tavolo numero sette si troveranno a fronteggiare. I veri attori saranno Stefano (voce narrante), Camillo (il giudice del processo) e Deborah, una ragazzina all’apparenza sciocca e superficiale ma con un asso nella manica non da poco. I tre daranno vita ad un lunghissimo confronto verbale sulle colpe dell’assassino che si amplierà alla sfera generale della legalità e della giustizia.
Il rischio di essere noiosi e riempire l’opera di luoghi comuni è assai elevato dunque è compito dell’autore trovare il giusto compromesso per bilanciare un tema ostico e complicato come quello giudiziario. Essendo del settore, Darien Levani, lo sa e da vita a qualcosa di geniale.
Lo stile da lui utilizzato è “al passo con i tempi”: non solo nella metrica breve e incisiva ma anche nel linguaggio frizzante e tecnologico. In particolare, ho apprezzato il fatto che i suoi personaggi fossero consapevoli dell’esistenza dei social network e che li sapessero utilizzare. Non poteva essere altrimenti se guardiamo Deborah: una ragazzina di 15 anni è impossibile che si stacchi dal suo amato apparecchio elettronico (il personalissimo phablet). E occhio, proprio i social network giocheranno un ruolo cruciale per ribaltare una sentenza da tutti contestata e allo stesso tempo utile a redimere un uomo da troppo tempo sotto il mirino della critica, un Camillo che per tutta la vita ha emesso sentenze e che adesso si trova sul banco degli imputati con la colpa di aver scagionato un omicida (?).
Ognuno dei personaggi creati da Levani ha una specifica e particolare caratterizzazione che li distingue dalla massa ma soprattutto ha le idee ben chiare. Che sia un vissuto tumultuoso o un eccitante divenire lo si riconosce. Stefano è affascinato dalla figura del magistrato ma è troppo distratto dalla gonna di Marica mentre Deborah, capelli ricci e occhi verdi sarà la chiave svelare a tutti che “il re è nudo”.
Il punto forte è sicuramente l’atmosfera creata dall’autore, a nessuno verrebbe spontaneo discutere certi argomenti ad un banchetto di nozze e invece l’intervallo tra una portata e l’altra diventa il pretesto per offrire a noi lettori mille spunti di riflessione sul sistema giudiziario italiano, sull’etica morale, sui concetti di equità e imparzialità, sulla responsabilità di chi è chiamato a formulare quotidianamente verdetti e, non da meno, uno sguardo generale sull’opinione pubblica.
Tavolo numero sette è un ottimo crossover di generi. Un esperimento letterario molto ben riuscito che ti incuriosisce ed appassiona. La prima lettura di Darien Levani mi lascia un ricordo piacevole e nostalgico, con la voglia di approfondire la sua opera.
A cura di Enrico Fasano
Darien Levani
Darien Levani, avvocato, vive e lavora a Ferrara. Già autore di romanzi premiati in Albania, sua terra di origine, in Italia ha ottenuto i Premi «Nuto Revelli» e «Pietro Conti». Nel 2017, con il romanzo ‘Toringrad’, ha vinto il Premio «Glauco Felici» Tolfa Gialli e Noir. È vicedirettore del giornale online Albania News. Nel 2019 è stato insignito dal governo albanese del titolo Ambasador i Kombit (Ambasciatore della Nazione) per i suoi meriti letterari. È del 2019 il romanzo a metà strada tra il legal thriller e il giallo investigativo ‘Tavolo numero sette’.
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