Recensione di Sara Ferri
Autore: Attica Locke
Traduzione: A. Padoan
Editore: Bompiani
Collana: Letteraria Straniera
Genere: poliziesco
Pagine: 356
Anno di pubblicazione: 2019
Sinossi. Di solito le storie del sud sono così: una donna bianca viene uccisa o subisce un’aggressione, reale o immaginaria, e subito dopo, come la notte segue il giorno, un uomo nero muore. Ma quando si tratta di legge e ordine il Texas orientale ha regole tutte sue: lo sa fin troppo bene Darren Mathews, un Texas Ranger di colore che lavora tra le cittadine sparse lungo la Highway 59. Logorato da un misto di amore e odio per la sua terra, Darren è stato il primo della famiglia ad allontanarsi dal Texas, ha cercato di costruirsi una vita altrove. Finché il dovere l’ha richiamato a casa. Quando la fedeltà verso il proprio sangue rischia di rovinargli per sempre la carriera gli viene assegnato un caso anomalo a Lark, una manciata di case a ridosso delle paludi. Da quelle acque stagnanti sono emersi due corpi: un avvocato di colore di Chicago, e tre giorni dopo una donna bianca del posto. A Darren l’impresa di risolvere il caso prima che il magma di odio che scorre sotto la cittadina erutti e spazzi via tutto.
Recensione
Le storie del Sud sono così, recita la sinossi. Inizia con un preconcetto che potrebbe portare il lettore a prendere per vero ciò non è. Un pregiudizio, come lo è lo stesso odio razziale.
Un odio che cova nel sottofondo di cittadine legate al loro passato di guerra. Una guerra che ha lasciato strascichi che gravano ancora nei pensieri della gente. Gente che pensa che il bianco e il nero siano due colori agli antipodi e che non debbano mischiarsi.
È la storia del mondo, in fin dei conti. È una storia vecchia come la nostra terra. Una terra in cui non si riescono più a contare i passi di coloro che l’hanno calpestata, ma dove qualcuno crede di poter distinguere il colore del sangue di chi l’ha macchiata. Purtroppo quella razziale è una diatriba che non vedrà mai la fine.
In alcuni luoghi deriva da una guerra che non si è mai conclusa, in altri un credo politico o religioso che divide e non unisce, in altri ancora è la stessa stupidità umana che porta la mente degli uomini a credere che il colore della nostra pelle sia una discriminante per separarci. L’autrice probabilmente conosce bene l’odio che deriva da questa “separazione” e lo affronta nel migliore dei modi nel suo romanzo.
Nel giallo, nel poliziesco, in verità, per come definisco io questo splendido romanzo che ha costruito Attica Locke, ogni dettaglio porta il lettore a seguire la storia dei protagonisti. A cercare la verità all’interno dei fatti che accadono. Ma l’autrice ci regala anche un sottofondo di riflessione, mescolato, ma non celato, tra le pagine. È un risvolto della trama che rende questo libro, un giallo maturo. Non frutto di un lavoro banale e piatto di scrittura.
Non mi sono ritrovata, infatti, a leggere un semplice libro che parla di morti ammazzati, poco importa se bianchi o neri. Mi sono ritrovata a divorare un libro che parla dell’America, uno spaccato della sua storia che è ancora attuale. Una storia che poi l’America condivide con il mondo stesso. Un mondo dove davvero, al giorno d’oggi, siamo tutti uguali per quanto riguarda l’odio e la discriminazione razziale.
Ho trovato appassionante ogni pagina di questo libro. Sia quelle dove sono descritte le scene del crimine, indagini curate nei minimi dettagli. Ma ho anche adorato ogni singolo particolare “folkloristico” di questo stato, il Texas, che io conosco pochissimo, se non per le puntate di Walker Texas Ranger.
In ogni romanzo in cui mi imbatto, tra tutti i personaggi che popolano le pagine, faccio MIO uno di loro. Una figura a cui mi appassiono particolarmente. Ed ecco che in Texas Blues il personaggio che ho amato più di chiunque altro è Geneva. Questa donna piegata dal tempo e dal dolore, ma che porta avanti con passione l’unica cosa che le è rimasta, il suo locale.
E posso assicurarvi che l’autrice è stata meravigliosamente brava nel descrivere questi luoghi pregni di storia americana. Locali improbabili sulle statali che tagliano le infinite distese aride di stati immensi. Bar dove si ritrovano non tanto le persone, ma i loro vissuti che si mescolano e si intrecciano in una trama di vicende personali che si intreccia alle assi di legno del pavimento e rimane impigliata ai quadri appesi. Entra a far parte del luogo e del contesto. E questo “sapere” che riempie il locale di Geneva, si è trasferito ame.
Leggendo il romanzo ho avuto la sensazione di mettermi seduta insieme ai protagonisti, in una delle tante panche di questo “ristorante atipico”, in attesa che qualcuno mi servisse un caffè nero e forte.
Ho assaporato le pietanze del Texas orientale e sono rimasta incollata alle finestre ombreggiate dalle coloratissime tendine, ad osservare la sterminata distesa di uno stato in cui l’odio si annida tra i viali alberati di una ridente cittadina.
Attica Locke
Conseguiti gli studi presso la Northwestern University, lavoró come ricercatrice presso il Sundance Institute. Scrisse diversi scenari per grandi produzioni di Hollywood e per il canale statunitense HBO. Si è impegnata anche nella scrittura di copioni per case cinematografiche di rilevante importanza, come la Paramount, Warner Bros. e Dreamworks. Nel 2015, ha lavorato per la serie televisiva Empire scrivendo la trama di cinque episodi. Come romanziera, ha scritto tre thriller. Il primo di essi, Black Water Rising, pubblicato nel 2009, ottenne l’anno successivo una nomination per gli Edgar Award, i NAACP Image Award. Ha anche gareggiato per il prestigioso Orange Prize in Regno Unito.
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