Recensione di Francesca Mogavero
Autore: Alma Katsu
Editore: Newton Compton Editori
Traduzione: Andrea Russo
Pagine: 384
Genere: Narrativa
Anno di pubblicazione: 2018
Sinossi. 1846. Dopo aver viaggiato per settimane verso ovest, in direzione della California, un gruppo di pionieri si trova davanti a un bivio. Per il leader della spedizione, George Donner, è il momento di fare una scelta. Quelle che si trovano davanti, infatti, sono due strade che conducono alla stessa destinazione. Una è già nota come una pista sicura, ma dell’altra, ancora sconosciuta, si vocifera che potrebbe essere più corta. La decisione di Donner avrà ripercussioni sulle vite di tutti coloro che sono in viaggio con lui. Il caldo cocente del deserto sta per lasciare il posto a venti pungenti e a un freddo acuto in grado di congelare il bestiame. Spinti verso la follia dalla fatica e dalle privazioni, i membri del gruppo dovranno lottare per la sopravvivenza. Mentre i bambini cominciano misteriosamente a scomparire. Ma la minaccia più pericolosa che i pionieri dovranno affrontare non è la furia della natura, bensì qualcosa di più primitivo e feroce che si sta risvegliando.
Recensione
Raramente ci si mette in viaggio senza aver dedicato un minimo pensiero al progetto. Lasciare la propria casa, gli affetti, il lessico e i ritmi quotidiani sfidando l’ignoto non è un’impresa da poco. Si viaggia per necessità, per fuggire, per ritrovare e ritrovarsi, per mettersi alla prova, assecondare la sete di scoperta, conoscenza e avventura, con il cuore pesante di dubbi, timori, speranze e/o illusioni.
I membri della “Spedizione Donner” devono aver avuto una ragione ben precisa per lasciarsi dietro le spalle il passato, la storia e le strade battute e intraprendere la tanto vagheggiata (e ben poco verificata) “scorciatoia Hastings”. Pionieri di un mondo ancora nuovo, con una frontiera che miglio dopo miglio si sposta sempre un po’ più in là, verso Ovest e terre e distese da reclamare, attività da avviare e forse nemici con i quali misurarsi.
Uomini e donne di ogni età, famiglie e lupi solitari, ammalati in cerca di un clima più mite e attaccabrighe di mestiere, sognatori, imprenditori e disperati: ciascuno con la propria personalità (a volte difficile da armonizzare agli altri caratteri), eppure uniti dalla strada.
Stanton ha ceduto brandelli di vita al senso di colpa e non si sente degno dell’amore né della pace; Reed odia ed è odiato, ma tra le mura (anzi, le tende) domestiche rivela un aspetto ben diverso; Keseberg porta su di sé un marchio indelebile; Tamsen Donner conosce rimedi e veleni, sa essere feroce come un’orsa, ma la sua malinconia ha radici profonde e lontane; Mary ha occhi grigi mutevoli come il cielo e finora ha messo da parte l’idea del matrimonio; Elitha, che ascolta la voce di chi non ha più labbra, aspira solo al silenzio, a costo di trovarlo nel gelo estremo.
Vite differenti, in boccio o spezzate, in divenire o al limite, segnate da una comune tragedia.
Piste non sicure, mandrie a cui badare, provviste in rapido calo mentre il freddo avanza… e la sensazione di essere seguiti dalle cose nel buio, che paiono reclamare un tributo di carne tenera. E poi amuleti, odore di sangue e di putrefazione, accuse di stregoneria che sfuggono dai denti, macabri resti: cosa sta accadendo lungo la rotta polverosa verso la California?
Affamati è il titolo di questa versione romanzata di una vicenda realmente accaduta, uno dei capitoli più inquietanti della storia degli Stati Uniti, e la fame è un’altra caratteristica che ci accomuna tutti, carovanieri, belve e lettori. La fame ci divora a nostra volta, ci rende diversi, rivela angoli nascosti… e questo vale anche per la fame di pagine e parole.
L’opera di Alma Katsu è portatrice sana di una malattia febbrile, che ci costringe a ingurgitare un capitolo dopo l’altro, entrando in confidenza con personaggi poco raccomandabili e di dubbia fama – per poi scoprire che ognuno cela un segreto e un doppio fondo e può essere, a modo suo, un eroe – e con il lato più selvatico della natura e di noi stessi. Un libro che cattura e non ci lascia andare, come un desiderio insaziabile, come un predatore che bracca la preda.
Che cos’è la Na’it, chi sono le presenze rabbiose che mormorano, dilaniano e banchettano nel buio, mai stanche, mai sazie? Sono spaventosi miraggi, residui del folklore che ci si porta dietro come un bagaglio o una maledizione, oppure un riflesso della nostra parte più indomabile, che ancora ringhia e scalpita?
A cosa conducono le privazioni e la paura?
Chi siamo e cosa diventiamo quando i compagni di carovana non ci guardano?
Fino a che punto si spinge l’istinto di sopravvivenza?
Devono esserselo chiesto anche quelle donne e quegli uomini del 1846, sperduti tra deserti di sale e vette impietose, devono esserselo domandato nei lenti giorni sempre uguali sotto un sole insensibile e nelle notti di neve e sudore, devono essersi posti questi interrogativi mentre abbandonavano lungo la via averi ingombranti, ricordi, amici.
Devono aver considerato mille e più punti, centinaia di questioni morali ed esistenziali… o forse no, troppo presi a fuggire da mali impronunciabili, in preda alla follia, ormai al di là del bene e del male. E dell’umanità.
Alma Katsu
Alma Katsu ha lavorato per oltre trent’anni come analista di intelligence per il governo federale degli Stati Uniti ed è consulente per le nuove tecnologie. Il suo romanzo di esordio, The Taker, è stato selezionato da Booklist come uno dei migliori dieci del 2011.