Inverso
di William Gibson
Mondadori 2023
Daniele Brolli (Traduttore)
Fantascienza, pag.624
Sinossi.America, futuro prossimo. Burton è un veterano con danni causati dagli impianti neurali, che vive alle spalle dell’esercito. La sorella Flynne non se la passa molto meglio. L’offerta di un lavoro come beta tester di un nuovo gioco ambientato in una Londra simile a quella che conoscono, potrebbe essere la svolta. E Flynne viene sbalzata in una sorta di “terra di mezzo” spazio-temporale nell’Inghilterra di settant’anni dopo…
Recensione di Salvatore Argiolas
William Gibson è il visionario padre della narrativa cyberpunk, costola eretica della fantascienza che nel tempo è diventata voce profetica e fondante dell’evoluzione del genere.
Con Bruce Sterling ha costruito nel tempo uno stile e un modo di immaginare il futuro che ha stimolato e plasmato gli ingegni innovatori come una profezia auto avverante.
Gibson, diventato autore seminale già con “Neuromante” pubblicato nel 1986, con i successivi “Giù nel ciberpazio” e “Monna Lisa Cyberpunk”, che fanno parte della cosiddetta “trilogia dello Sprawl” e con la raccolta “La notte che bruciammo Chrome”, ha definito uno spazio narrativo originale e molto caratterizzato dalla tecnologia e dall’aspetto etico della sci-fi.
Nei suoi romanzi non ci sono viaggi interstellari o alieni ma si esplorano con attenzione critica gli aspetti più controversi dell’influenza tecnologica nel progresso umano e dell’importanza sempre più condizionante dell’integrazione della cibernetica nelle “sorti magnifiche e progressive delle umane genti”.
Anche in “Inverso”, romanzo del 2014, che ha ispirato la serie TV “The Peripheral” irradiata dall’ottobre 2022 da Prime Video, ci si immerge in un futuro prossimo dove la tecnologia è innestata nel corpo umano e determina l’evoluzione delle vite dei protagonisti in modo fondamentale.
Flynne Fisher è una giovane donna che, in futuro prossimo, lavora vive in un ambiente rurale dove l’economia è prevalentemente, se non totalmente, basata sul traffico di stupefacenti e si diletta con successo nei giochi on-line.
Per dare una mano al fratello Burton, ex militare, accetta di sostituirlo nella valutazione in quello che crede un nuovo ambiente di gioco e necessita solo di un rapido sguardo su alcune architetture nello sfondo di una nuova innovativa realizzazione.
Nella sua esplorazione di questo scenario Flynne viene coinvolta in una “matrice” che funge da collegamento tra il suo tempo e un futuro lontano settanta anni, dove ogni mossa viene giocata in un tempo sospeso che profetizza il “metaverso” immaginato da Mark Zuckenberg, dove si incontrano i flussi psicologici del passato e del futuro in un’integrazione che rischia di influenzare e capovolgere il normale fluire della storia.
William Gibson ha una cifra stilistica assolutamente originale che non contempla spiegoni o sprizzatine d’occhio al lettore ma descrive azioni che dal principio possono parere incongrue o incomprensibili, divise in capitoli indipendenti sui due livelli temporali, ma quando la macchina narrativa si mette in moto la trama si delinea con nettezza e tutti gli snodi che sembravano oscuri diventano chiari e illuminanti.
Il romanzo, in definitiva, è una denuncia forte e determinata sui rischi che l’umanità corre continuando a percorrere con ostinazione il modello di sviluppo che già da ora si sta dimostrando letale e che viene chiamata “jackpot”, la cesura che cambia di netto la vita dell Terra: “la scomparsa delle altre specie rispetto a quell’ottanta per cento della popolazione umana. Non si era schiantato nessun asteroide, e non era scoppiata nessuna guerra nucleare. Ma si era verificato tutto il possibile in materia di cambiamento climatico: siccità, mancanza d’acqua, annientamento dell’agricoltura, scomparsa delle api mellifere, fenomeno che stava già cominciando a verificarsi in quel periodo, sparizioni di altre specie fondamentali, a cominciare dai predatori alfa, antibiotici sempre meno efficaci, malattie che non diventavano mai grandi pandemie ma la cui gravità le rendeva piccoli eventi storici a sé stanti. Tutto ruotava attorno agli esseri umani: com’erano, quanti ce n’erano, come avevano cambiato le cose con la loro sola presenza.”
Partendo dall’indagine su di un omicidio, poco più di un pretesto per una ricognizione nel futuro, Flynne, incorporata in una specie di robot chiamato periferica neurorganica (da cui il titolo originale inglese e poi della serie TV) che le consente di interagire nel futuro con una proiezione psichica che agisce nel continuum spaziale (un’alterazione della timeline), agisce e si batte per cambiare il destino del suo mondo e di quello futuro, in un cortocircuito continuo tra realtà e proiezione nella matrice stabilizzata in una Londra onirica, spettrale e desolata. “Avrò visto cinquanta, al massimo cento persone in tutto il volo. Sempre che fosse gente vera. E a malapena qualche veicolo, niente che si possa definire traffico”.
Il mondo dopo il jackpot è popolato da robot, koala assassini, specie ibride e altre entità di natura oscura che obbediscono a logiche perverse ma dettate dalla lotta per la sopravvivenza darwiniana che potranno essere neutralizzate solo dall’umanità e dalla forza di una donna sincera come Flynne.
Pur non raggiungendo la qualità eccelsa della trilogia, tra cui spicca “Neuromante” con il suo celebre, fulminante incipit
“Il cielo sopra il porto era del colore di uno schermo televisivo sintonizzato su un canale morto”
“Inverso” è un romanzo di grande interesse con tanti spunti di riflessione su un futuro che stiamo forgiando ora, quando abbiamo ancora, per poco, la possibilità di invertire la deriva che Gibson ci prospetta senza indulgenze o fraintendimenti.
“Le persone del passato, non avendo idea di come funzionasse il processo, avevano mandato tutto a puttane e anche dopo averlo saputo non erano più riuscite a fare nulla per rimediare. Così era stato troppo tardi.”
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William Gibson
(Conway, 1948) è uno scrittore statunitense di fantascienza. All’età di diciannove anni si trasferì in Canada per evitare l’arruolamento per il Vietnam. Nel 1977 si laureò in letteratura inglese a Vancouver, dopodiché partì per l’Europa, dove visse viaggiando per un anno. Rientrò a Vancouver, città nella quale vive ancor oggi, per permettere alla moglie di completare gli studi universitari. Nel primo romanzo Neuromante (Neuromancer 1984), che ha inaugurato il genere cyberpunk, l’esistenza umana del prossimo futuro appare drammaticamente plasmata dalla rivoluzione informatica. Altre opere: La notte che bruciammo Chrome (Burning Chrome, 1986), Monna Lisa cyberpunk (Mona Lisa overdrive, 1988), Luce virtuale (Virtual light, 1993), Aidoru (1996), Guerreros (Spook Counry, 2007), Zero history (2012), Inverso (2017). È pubblicato in Italia da Mondadori e Fanucci. Gibson inoltre è autore di sceneggiature televisive.