Marie Vareille
Traduttore: Sara Arena
Editore: Rizzoli
Collana: le narrative
Genere: thriller
Pagine: 336
Anno edizione: 2025
Sinossi. Anni Novanta. Sarah Leroy e Angélique Courtin si sono conosciute all’età di sette anni al cimitero di Bouville-sur-Mer, piccolo paese sulla Manica. Nel giorno del funerale della mamma di Sarah, Angélique le si era avvicinata, aveva il profumo del mare e della cioccolata calda e il suo abbraccio è stato l’inizio della loro indissolubile amicizia. La solidarietà è l’unica cosa che salva dalle ingiustizie della vita, le aveva detto Angélique. Nel 2001 Sarah è una ragazza discreta e benvoluta da tutti, nuotatrice talentuosa e studentessa modello, che a scuola gode di una certa notorietà proprio grazie all’amicizia con Angélique, semplice e indiscutibile: Angélique è bella, Sarah ricca. Ma un giorno di fine estate Sarah scompare. La notizia tiene la Francia incollata alla tv per settimane, e sebbene il suo corpo non venga mai trovato un uomo finisce in galera con l’accusa di omicidio. E il caso è chiuso. Dopo vent’anni Fanny Courtin, giornalista e sorella di Angélique, parte da Parigi e torna a Bouville insieme alla figliastra, un’adolescente riottosa e combattiva con cui ha un rapporto a dir poco tempestoso. Fanny deve scrivere un reportage sul dramma che ha segnato anche la sua giovinezza, ma l’ostinato, crescente interesse della ragazzina per la storia di Sarah la spinge ad avviare un’indagine personale su quel caso tuttora irto di lacune e non detti.
La storia di Sarah è quella di un gruppo di ragazze che decisero di chiamarsi le “Disincantate”, e che sonda la materia di cui è fatta l’amicizia a quell’età, immediata, potente, costellata di salite e ripide discese; una storia sul cui fondo suonano brani indimenticabili e palpita l’angoscia dei segreti più oscuri mentre davanti si spalanca l’orizzonte immenso del mare.
Recensione di Sabrina De Bastiani
In piscina Sarah era come un pesce nell’oceano. Meglio ancora. Lei era l’oceano. Adorava il silenzio, la concentrazione, la sensazione di essere tagliata fuori dal mondo mentre fendeva le onde azzurre, leggera, slegata dai vincoli del suo corpo, della sua famiglia. Libera, finalmente. Quando usciva, esausta, dalla vasca piastrellata, si stendeva per qualche minuto sugli spalti avvolta nell’asciugamano e negli effluvi di cloro. Si lasciava invadere da un senso di pienezza fino ad allora sconosciuto. Si sentiva a suo agio solo lì, con indosso il costume bagnato, sospesa nell’umidità circostante, tra l’eco ovattata delle grida e il rumore degli schizzi.
“Ti ricordi di Sarah Leroy?” il primo di tanti punti interrogativi che costellano questo romanzo è già nel titolo, una domanda diretta, che coinvolge, stuzzica, intriga, ci invita a trovare una risposta leggendo la sua storia.
Per renderci conto, a fine lettura, di quanto questo primo interrogativo sia di fatto retorico.
Perchè di certo Sarah Leroy non si può dimenticare.
Non si può dimenticare Sarah, così come non si possono dimenticare Fanny, Lilou, Angélique, Morgane e tutti, ma davvero tutti, i personaggi che abitano queste pagine piene di grazia, di forza, di orrore e di bellezza.
Marie Vareille tesse infatti un affresco potente e profondo, capace di attraversare stati d’animo, emozioni, paura, crescita, capace di restituire i protagonisti così come nella loro adolescenza, altrettanto nella loro età adulta.
Affascinante controcanto infatti quello del passato
(…) poi, a un certo punto, la voce di Whitney Houston ha invaso senza preavviso le cuffie con I Will Always Love You e, di colpo, le guance di Angélique erano inzuppate di lacrime, inzuppate dal desiderio di riavvolgere il nastro sfilacciato dei suoi ricordi d’infanzia, di riarrotolarlo girando con delicatezza la punta di una matita nella ruota dentata, di cancellare i brutti ricordi con canzoni dolci, di ripararlo incollando pezzetti di scotch sui punti strappati. Anche se gracchiava un po ‘, il passato sarebbe sempre stato più bello del presente. Piangeva per la certezza che il meglio era ormai alle sue spalle e che non ne aveva nemmeno approfittato.
e del presente di una vicenda che attanaglia, che spinge a scoprire la verità, a trovare le risposte agli interrogativi cui si accennava sopra e farlo per mezzo dei ricordi restituiti in presa diretta, con le voci dei personaggi e i punti di vista alternati nei capitoli.
Ricordalo bene, tutti i nuotatori lo sanno: a volte bisogna lasciarsi andare. Perché è solo quando tocchi il fondo che puoi dare la spinta che ti farà risalire in superficie.
Ed è esattamente quello che faccio.
E ci si lascia andare in questa storia, è inevitabile, non più solo lettori ma anche nuotatori, per arrivare in fondo.
E poi risalire.
C’è Sarah, dunque. Scomparsa misteriosamente 20 anni prima.
C’è Fanny, oggi. Giornalista, sorella della allora migliore amica di Sarah, Angélique.
Conoscere qualcuno fin dall’infanzia significa aver assistito alla nascita dei suoi sogni, alla loro realizzazione o al loro crollo, significa aver avuto accesso alle sue più grandi speranze e alle sue paure più intime, allo stato grezzo, prima che la domesticazione sociale avesse fatto il suo lavoro. Significa sapere chi c’è davvero dietro la nebbia protettiva delle convenzioni e delle regole a cui obbediscono gli adulti.
Due sorelle diversissime tra loro, per carattere e per scelte di vita, la prima ha cambiato città, tagliato i ponti col passato, una professione brillante pur se complicata, una storia d’amore, una figliastra ribelle. La seconda rimasta al paese, Bouville-sur-Mer, a proseguire l’attività della madre, recentemente scomparsa, sola, una scelta che pare legarla, ancorarla a un passato che pure non vuole riaffrontare.
Curioso già questo, no?
Ci pensa la vita, come spesso accade, a rompere questo patto di stabilità fondato sulla distanza e sul silenzio.
A Fanny viene intimato, pena una forte retrocessione di carriera, di scrivere un reportage sulla scomparsa di Sarah Leroy, mai ritrovata e con tanti, troppi coni d’ombra.
Se pensa di cavarsela senza agitare troppo le acque, con un articolo superficiale, è solo perchè non ha fatto i conti con Lilou, figlia del compagno, adolescente problematica e selvatica, con la quale ha un rapporto che definire conflittuale sarebbe altrettanto superficiale dell’articolo che aveva intenzione di scrivere.
E’ proprio Lilou, infatti, che a sorpresa si appassiona al caso e spinge, spinge e ancora spinge ad andare a fondo.
Torniamo al paradosso del nuotatore, dunque. Lasciarsi andare per andare a fondo. Che non vuol dire affondare.
E così, le parole a squarciare veli, la paura che ha divorato e caratterizzato il passato
Poi si era sdraiata accanto a lei e l’aveva abbracciata, l’aveva cullata dolcemente, le aveva detto: «Andrà tutto bene, non aver paura».
Anche se non andava affatto bene e non era mai stata così terrorizzata come in quel momento.
la si affronta nel presente.
E ieri come oggi, la chiave stà nei legami tra le persone.
Una cozza, contrariamente a quanto si possa pensare, si muove.
Non atterra sul suo scoglio per caso, lo sceglie. E si attacca sempre in un punto dove ci sono già altre cozze. Da sola, sa di non avere alcuna possibilità di sopravvivere ai predatori, alle correnti e alle intemperie. La cozza secerne piccoli filamenti appiccicosi che le consentono di attaccarsi alla roccia. Quando i molluschi sono stretti gli uni contro gli altri, tutti quei filamenti si intrecciano e formano una sorta di tela di ragno, il bisso, estremamente resistente, che permette loro di resistere per mesi, se non per anni, agli assalti delle onde, alle maree e alle peggiori tempeste senza muoversi di un millimetro. Le cozze sanno aggrapparsi l’una all’altra per sopravvivere. Sanno che insieme sono più forti, che possono affrontare qualsiasi pericolo. Non c’è salvezza se non nella solidarietà: era una delle prime cose che
Angélique mi aveva spiegato.
Ero stata disperatamente sola per tutti quegli anni e non me n’ero nemmeno resa conto. L’ho capito in quel momento perché, improvvisamente, non lo ero più.
Cosa ha portato Sarah Leroy a sparire? Che fine ha fatto? Chi le ha fatto fare la fine che ha fatto? Un uomo è in carcere, ma non tutti al tempo hanno detto la verità. O forse solo una parte, tante piccole parti di verità equivalgono a una grande bugia?
Un’amicizia che si spezza – l’amicizia era un concetto fluttuante – quella tra Sarah e Angélique, un gruppo che si forma quello delle Disincantate
Non che volesse morire, ma il fatto è che in un certo senso era già un po’ morta.
È a questo punto che sono entrate in scena Morgane Richard e le Disincantate, poiché è stato grazie a Morgane che Angélique è tornata in vita. Ancora oggi, ogni volta che penso a Morgane, rivedo i suoi occhi, vivaci e affilati come due piccole lame d’argento. Uno sguardo intelligente e perspicace, senza la minima traccia di dubbio o esitazione, che destabilizzava tanto gli adulti quanto i bambini.
Ma chi sono davvero le Disincantate?
Giuramento delle Disincantate: promettiamo di restare amiche nella vita e nella morte, nella buona e nella cattiva sorte, saremo solidali, qualunque sia la situazione, e ci sosterremo sempre. Siamo le Disincantate.
Di certo scopriremo cosa le lega, oltre a un giuramento.
Ancora l’amicizia, sì, quella vera, con ciò che comporta in termini di compromessi, litigi, sentimenti a volte complessi e contraddittori.
Ma anche molto altro.
«Sai, è cosi..» ha continuato Nicole con tono gentile. «Alle ragazze si insegna a boicottarsi tra loro. E una cosa che comincia fin dalla culla, con le fiabe: Cenerentola, tormentata dalle sue sorellastre, Biancaneve, avvelenata dalla matrigna…» Si è alzata in piedi, di colpo agitata, spargendo la cenere della sigaretta sul tappeto del salotto. «Tutto quel che vediamo sono donne gelose, in competizione tra loro, non per chi sarà la più generosa o la più intelligente, no, fin dalla notte dei tempi siamo gettate in una gara sfrenata a chi è la più bella, perché sarà la più bella, quella che meglio si adatta al modello dell’ideale femminile che nella mente delle bambine è rappresentato dalla principessa delle fiabe, a ottenere la ricompensa finale…»
Una visione condivisa, solidale, solida.
… aveva ascoltato Morgane e Angélique discutere di tutto e di niente (…) prima, Jasmine non sapeva che si potesse fare la ruota nei cimiteri, che si potesse alzare la voce quando si era puniti ingiustamente. Non sapeva che si potesse decidere di essere la prima donna ad attraversare la Manica a nuoto, alzarsi un mattino e tentare di battere un record. Non sapeva che si aveva il diritto di non tacere e di non rimanere al proprio posto.
E tante cose non si sapevano di Sarah, se non che il vuoto lasciato da lei non si era, e non si sarebbe mai colmato.
Ma il momento di trovare le risposte è arrivato. Così come è arrivato il momento di affrontarle.
Pur nella consapevolezza che la verità sarà per tutti un punto di non ritorno, e che ciascuna vita non sarà più la stessa.
Perché Montaigne e La Boétie.
Perché era lei, perché ero io…
Perchè “Ti ricordi di Sarah Leroy?” è un romanzo magistrale e semplicemente meraviglioso, perchè le Disincantate incantano, perchè raramente pagine che urlano così tanto desiderio di libertà incatenano così fortemente a loro, perchè è un thriller vertiginoso e non lo è, perchè è vita e lo è talmente tanto.
Talmente tanto.
Talmente. E tanto.
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Marie Vareille
è nata in Francia nel 1985 e ora vive nei Paesi Bassi con il marito e le due figlie. Il suo bestseller, “La vie rêvée des chaussettes orphelines”, è stato tradotto in molti paesi e ha venduto più di 200.000 copie in Francia. Il libro ha ricevuto il Charleston Readers’ Prize nel 2020. Ha ricevuto numerosi premi nella letteratura Young Adult per la sua trilogia “Elia la Passeuse d’âmes” e il suo romanzo YA “Le syndrome du spaghetti”, pubblicato da Terre di mezzo in edizione italiana con il titolo “Se punti alla luna”, è stato insignito del Premio Babelio nel 2021 e Prix des Incorruptibles 2022/23.