Recensione di Bruno Balloni
Autore: Giorgio Scerbanenco
Editore: La Nave di Teseo
Genere: Romanzo Giallo
Pagine: 272
Anno di pubblicazione: 2022
Sinossi. Duca Lamberti era un medico prima di finire in carcere per essersi spinto troppo in là nell’alleviare le sofferenze di una sua paziente. Forse è un uomo giusto, certamente sa frequentare con un certo talento i lati oscuri dell’esistenza. Questa qualità lo rende apprezzato quando si tratta di incarichi molto particolare, come aiutare una giovane apparentemente sprovveduta che non vuole deludere il suo futuro sposo. Ma Lamberti ha un intuito speciale per scoprire quando le persone mentono, e in questa vicenda troppe cose puzzano di bruciato. Una coppia annegata in macchina nel Naviglio fuori Milano, in un modo che ricorda un omicidio accaduto diversi anni prima. Una valigia misteriosa che porta a un ristorante di provincia dove il piatto forte del menù non va molto d’accordo con la legge. Una storia di spie e tradimenti che riapre le ferite della Seconda guerra mondiale. In un’Italia dove tutto è possibile ma non ci si può fidare di nessuno, che guarda incantata la televisione mentre il crimine allunga le mani sottobanco, la polizia ha di nuovo bisogno di Duca Lamberti.
“Scerbanenco è stato il padre dei giallisti italiani contemporanei anche perché ha mostrato quantofosse possibile osare con l’italiano, creando una lingua adatta all’azione e all’ira. Molti autori di crime fiction hanno seguito questa lezione, restituendo così il delitto alla vita vera.”
Dalla prefazione di Cecilia Scerbanenco
Trama. Milano anni 60, sei morti ammazzati finiti, con le loro auto, nelle acque dell’Alzaia Naviglio Pavese; a un medico, Duca Lamberti, al quale è stata revocata l’abilitazione, un avvocato dalla dubbia reputazione, conosciuto in carcere, chiede di effettuare un’imenoplastica a una sua amica che deve andare in sposa e non può deludere il fidanzato. Perché collegare certi avvenimenti che, in fondo, hanno solo un misero filo rosso che li unisce?
Il motivo è che Duca Lamberti forse non sarà più un medico ma di certo è un grande investigatore dal fiuto sopraffino e, autorizzato dalla Questura si mette indagare. Un Pollicino che camminerò all’indietro raccogliendo tutte le briciole lasciate dagli accadimenti fino a ricostruire per intero la pagnotta: una vicenda di armi, droga, omicidi e tradimenti che insanguinerò la provincia milanese e quando tutto sembra risolto…
RECENSIONE
Conoscevo Scerbanenco di fama ma faccio pubblica ammenda: non lo avevo mai letto.
Solo dopo aver divorato “Traditori di tutti” mi sono reso conto di essermi perso un autentico maestro del noir italiano. Non so se sia più corretto dire che Simenon sia lo Scerbanenco belga o viceversa oppure ciascuno maestro nel proprio ambiente.
Giorgio Scerbanenco scrive con il garbo e l’acume degli anni Sessanta, una prosa alla quale il lettore, abituato “agli effetti speciali” tanto di moda tra gli autori contemporanei, si deve abituare ma per farlo sono sufficienti le prime pagine dopo di che la narrazione scorre fluida, senza inciampi, con caratterizzazioni lessicali che ricordano i testi delle canzoni di Gaber o Jannacci.
Si vede, si vive, si respira la Milano di quegli anni, la neo–metropoli che, così come accresce le dimensioni urbanistiche, allo stesso modo ridimensiona la propria criminalità che si adegua alle mutate dimensioni e alle diverse esigenze della città.
I personaggi sono autentici, i luoghi reali non realistici, la trama resa semplice nella sua complessità, i colpi di scena non dirompono nella narrazione ma entrano in punta di piedi lasciando tuttavia il loro segno nel lettore. Bellissimo romanzo, noir allo stato puro, un’opera e un autore che è un delitto non leggere e, rivolgendomi a chi, ha la tentazione di cimentarsi nella scrittura di genere, dico, senza tema di smentita che Giorgio Scerbanenco deve essere considerato tra gli “evangelisti” del noir mondiale. Ancora qualcuno vuol sapere se lo consiglio?
Giorgio Scerbanenco
Giorgio Scerbanenco (1911-1969), nato a Kiev, cresce a Roma ma ancora adolescente si stabilisce a Milano. Negli anni ’30 approda nell’editoria come collaboratore alla Rizzoli e in seguito come caporedattore dei periodici Mondadori, per tornare in Rizzoli nel dopoguerra come direttore dei periodici femminili. Collabora con i maggiori quotidiani e riviste dell’epoca, tra cui il “Corriere della Sera”, “La Gazzetta del popolo”, “il Resto del Carlino” e “Novella”. Scrittore prolifico, ha sperimentato tutti i generi della narrativa ed è riconosciuto come uno dei maestri del giallo italiano, consacrato dal successo della serie di romanzi con protagonista Duca Lamberti e dall’assegnazione del Grand Prix de littérature policière nel 1968. Tra i suoi libri ricordiamo Venere privata, Traditori di tutti, Milano calibro 9, I milanesi ammazzano al sabato, Ladro contro assassino. Tutta la sua opera è in corso di pubblicazione presso La nave di Teseo.
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