Triste tigre




Neige Sinno


DETTAGLI:

Traduttore: Luciana Cisbani

Editore: Neri Pozza

Genere: Narrativa straniera

Pagine: 240

Anno edizione: 2024

Sinossi. Doveva avere sette anni, forse nove, non lo ricorda con esattezza Neige quando il suo patrigno ha cominciato ad abusare di lei. A parte il momento esatto in cui tutto ha avuto inizio (il trauma ha alterato per sempre la cronologia dei fatti), i ricordi sono perfettamente incisi nella mente e nel corpo della donna che Neige è diventata. La decisione a diciannove anni di rompere il silenzio, la denuncia, il processo pubblico, il carcere per lo stupratore, la vita nuova molto lontano dalla Francia. E quella donna si è interrogata a lungo se scrivere il libro che stringete tra le mani, perché trovava solo motivi per non farlo. Fino al giorno in cui il passato l’ha raggiunta e l’impossibilità di scrivere è diventata impossibilità di non scrivere. Questa che leggerete non è «soltanto» la storia di una bambina che è stata violentata per anni da un adulto; è la ricerca pervicace degli strumenti per dire di quell’altro luogo, il paese delle tenebre dove vivono tutti quelli come Neige; è il rifiuto netto della retorica delle vittime (nessuna resilienza, nessun oblio, nessun perdono); è la necessità di trovare semplici parole precise che dichiarino l’irreparabilità del danno; è l’urgenza di rendere testimonianza, sì, ma collettiva. Perché l’abuso si consuma in una dimensione separata di omertà e solitudine, una dimensione che è fisicamente la stessa in cui si svolge il resto della vita, ma che si sovrappone come un doppio di intollerabile nitore. Triste tigre è il viaggio in questa dimensione, è il dialogo necessario con i grandi della letteratura che questa dimensione l’hanno interrogata, e che hanno fornito all’autrice gli strumenti per tutto questo. Un libro, che usa la scrittura come un martello, attraversato da una domanda: colui che ha creato l’agnello ha creato anche la tigre? 

 Recensione di Barbara Aversa 

Damaged for life.

Oppure coraggio di affrontare l’oscurità quasi oscena della propria vita.

Il romanzo ha vinto l’undicesima edizione del Premio Strega Europeo.

È ritenuto il caso editoriale dell’anno, pubblicato da Neri Pozza con la traduzione dal francese di Luciana Cisbani, la quale ha ricevuto lo stesso riconoscimento. Questo ad evidenziare l’importanza della traduzione nella divulgazione e nell’espressione di un libro. 

Quando mi sono approcciata alla sua lettura ero intimorita, non sapevo come affrontare queste tematiche immensamente dolorose, ma quando ho iniziato a scorrere le pagine ho capito quanto queste fossero indispensabili perché la letteratura è anche questo, ovvero affrontare ogni realtà e poterne riflettere. Uscirne diversi. 

Stilisticamente l’autrice è impeccabile, ma non è questo che rimane addosso, e forse non è neanche la storia che racconta, quanto la potenza introspettiva e il coacervo di emozioni che la pervadono.

Perché riesce a scomporre il danno, la lesione, i traumi, oscillando tra la perizia chirurgica di un adulto e gli occhi innocenti di una bambina. E in questo spazio, è proprio lì, che il lettore resta incantato dalla grandezza di quest’opera letteraria.

Neige ha circa sette anni quando viene catapultata in un baratro senza fine, nel più orripilante dei terrori.

Solo quando compie diciannove anni decide di sporgere denuncia contro il suo patrigno.

Neige racconta in un romanzo straziante e lucidissimo la decisione imprescindibile di scrivere ciò che le è accaduto.

Non per sentirsi salva, non per offrire dei fatti di discussione ai lettori – a volte curiosi – ma solo per l’urgenza di offrire una testimonianza.

Perché la letteratura non è un rifugio, non è salvezza.

E questo non è un diario e non è un romanzo, è come se tutto all’interno di questo scritto fosse al limite, la stessa autrice dichiara più volte di non sapere in quale direzione andare.

La testimonianza resta viva, cruda e quasi asfissiante.

Immensamente reale, purtroppo.

“ Faccio fatica a essere sicura di esistere. Non so difendere il mio spazio corporeo. Mi lascio invadere facilmente dagli altri. Ho una vita interiore. Una grande, un’infinita vita segreta e interiore e totalmente mia.

Cerco spesso di dissimulare la mia intelligenza per paura di provocare la rabbia di chi è più potente e potrebbe rimanerne offeso.

Ho un’elevatissima capacità di dissociazione.

Riesco a stare una settimana intera senza mangiare.

A volte finisco dentro un pozzo, un buco nero talmente profondo da non vederne il fondo. “

È come passeggiare su un filo teso tra due rupi, tra il mondo del prima e il mondo del “dopo la consapevolezza”.


Quella parola è composta da sole sei lettere, è un’idealizzazione dell’infanzia e di ciò che Neige sarebbe potuta diventare se non le fosse capitato quello.

Hai guardato il male negli occhi e adesso più nessuno può guardare te”,

questa è la leggenda di Medusa.

Non è un esercizio letterario, e la scrittura non si offre assolutamente come terapia ma piuttosto viene scandagliata per testarne i limiti, navigando su riferimenti letterari potenti e che si offrono come squarci di luce nell’oblio, quasi a illuminare con sempre più potenza le parole.

È un’analisi straziante dove vittima e carnefice vengono raccontati nelle stesse pagine e questo è già aberrante di per sé.

Però ignorare le tenebre non è un’opzione.

“Si può piuttosto rimanere sul bordo, senza entrarci.

Imparare a rimanere sul ciglio del mondo. Inciampare ma, ancora una volta, non cadere.

Non cadere.

Non cadere.”

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Neige Sinno


è nata nel 1977 nella regione delle Hautes Alpes. Dopo un periodo negli Stati Uniti, si è trasferita in Messico, dove vive col compagno e la figlia. Ha studiato anglistica, traduce e ha scritto anche un altro romanzo e una raccolta di racconti. Alla sua uscita in Francia, Triste tigre è diventato immediatamente il caso editoriale dell’anno e il libro più premiato (Prix littéraire Le Monde; Prix Blù Jean-Marc Roberts; Prix Les Inrockuptibles; Prix Femina; Prix Goncourt des lycéens; Choix Goncourt de la Suisse; Choix Goncourt de la Belgique; Choix Goncourt de l’Orient; Choix Goncourt de la Slovaquie, Choix Goncourt de l’Inde, Choix Goncourt de l’Autriche, Choix Gouncourt de la Grande Bretagne, Choix Goncourt des Pays-Bas). 

A cura di Barbara Aversa 

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