Sinossi. L’omicidio è un elemento sempre presente nella storia umana. Ma perché si uccide oggi, nella nostra società? E in che modo la nostra società percepisce e racconta il crimine? In un percorso che passa in rassegna i molteplici aspetti dell’omicidio e del suo racconto, un autore e un’autrice del genere crime (che insieme hanno dato vita al personaggio del vicequestore Nigra) cercano di interrogarsi sul modo in cui viene interpretato l’omicidio nella nostra società, in che modo la distanza tra realtà e finzione agisce sull’immaginario collettivo e come questo viene di conseguenza strumentalizzato dalla comunicazione politica. Si vedrà in che forme l’interpretazione del crimine influenzi la cultura sociale e l’idea stessa di ‘bene’ e ‘male’, l’idea di colpa e di punizione, nonché quella di sicurezza e prevenzione. Il delitto, insomma, è uno strumento perfetto per indagare la società italiana contemporanea.
Antonio Paolacci
Paola Ronco
Effequ 2023
Saggio, pag.291
Recensione di Sabrina De Bastiani
La ricerca della ‘parte giusta e in definitiva della ‘verità’ sembra l’ossessione di chi racconta o si informa su un caso di cronaca. E qualunque sia questa verità, l’importante è che non intacchi la rappresentazione della realtà e della società che domina i media e l’opinione pubblica, secondo schemi consolidati che dividono la parte buona da quella cattiva.
Quanto Paola Ronco e Antonio Paolacci ci invitano a fare attraverso la lettura delle pagine di questo saggio è sottilmente manifesto sin dal titolo. “Tu uccidi” non può non richiamare ai lettori, di genere e non, il titolo del celebre romanzo di Giorgio Faletti, “Io uccido”, appunto.
Che cosa cambia, fuor di grammatica?
La prospettiva. Lo sguardo. Non l’azione.
Ed è proprio questa la sfida che i due pregevoli autori hanno raccolto, quella di mostrare come viene restituita la realtà di un fatto, criminoso nello specifico, non a partire dalla narrativa, ma dalla cronaca.
E siccome Paolacci e Ronco di noir ne masticano assai bene, ecco come un saggio diventi un page turner, teso, affilato, rivelatore.
Dati di concretezza, statistiche, citazioni di esperti internazionali, nessun volo pindarico, nessuna teoria o ipotesi, eppure quanta sorpresa in queste pagine, nel vedere spogliati meccanismi comunicativi tanto consolidati e acquisiti da venire recepiti con le difese del senso critico azzerate.
Una cavalcata affascinante e di assoluto stimolo alla riflessione, quella che si snoda attraverso i capitoli, ciascuno, a volte più di uno, centrato su casi criminali degli ultimi anni, casi che hanno fatto e fanno discutere, e che, ci si rende marcatamente conto percorrendo la lettura, laddove non radicalmente strumentalizzati e a tesi, comunque nella stragrande maggioranza degli esempi restituiti con tutti gli stilemi propri della narrativa crime.
Ma la realtà è caos, e il caos non risponde a logiche narrative.
E allora, la ricerca ossessiva della verità di cui si diceva all’inizio, laddove si persegua, per motivi più o meno intellegibili, quella di una verità manichea, spiega un assurdo solo apparente, ossia quello che, parlando di un crimine che ha impegnato stampa, tv ed editoria per anni (…) dopo quasi 18 anni dai fatti permangano dei dubbi perfino su quanto valgano le prove raccolte ‘schiaccianti’ secondo una parte; ‘insufficienti’ secondo l’altra.
Eppure questa è la realtà, e nella realtà non esiste certezza, se non negli occhi di chi osserva.
Un saggio che è analisi dei tempi, delle modalità di comunicazione, delle paure e di come si proiettino sul quotidiano, una riflessione profonda, completa e dinamica che non tralascia il ruolo dello scrittore
Ogni scrittrice e ogni scrittore che decida di cimentarsi con la narrazione di un crimine realmente accaduto deve affrontare un problema su tutti: mettere ordine nel caos, cercare di risolvere un puzzle le cui tessere non sono fatte però per incastrarsi – come nel romanzo classico – né per comporre un’immagine chiara e riconoscibile.
Ma chi scrive dovrebbe anche rendere conto di questo caos, non cercare di nasconderlo, non romanzarlo.
Che la chiave di quest’opera sia la narrazione a pieno spettro giunge dunque forte e chiaro, altrettanto il fatto che la parola contaminazione possa non essere qui significativamente riferita ‘solo’ ,in dati casi, alle prove su una scena del crimine, ma segnatamente alla modalità di restituire una notizia, di narrare un accadimento reale.
Su questo aspetto e sulla sua incidenza, raccogliere l’invito degli autori a interrogarsi, per di più sull’onda di una lettura trascinante come il più riuscito dei romanzi, è un favore da fare a noi stessi.
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Antonio Paolacci
Paola Ronco
Antonio Paolacci (Maratea, 1974) e Paola Ronco (Torino, 1976) vivono a Genova e sono compagni di vita. Dopo diverse pubblicazioni da solisti, hanno esordito a quattro mani con Nuvole barocche (Piemme, 2019), il primo della serie di Paolo Nigra. Il romanzo ha vinto il premio Nebbiagialla, il premio Giallo al Centro e il premio Tolfa Gialli e Noir, ed è uscito nel 2022 in Francia con Rivages Noir. Per la stessa serie sono usciti Il punto di vista di Dio (Piemme, 2020), finalista al premio Fedeli e Tutto come ieri (Piemme, 2022).