Tutta la stanchezza del mondo
Recensione di Silvana Meloni
Autore: Enrica Tesio
Editore: Bompiani Editore
Genere: saggio
Pagine: 174
Anno di pubblicazione: 2022
Sinossi. L’11 febbraio 2013, nel cuore di una serata di ordinario delirio tra figli piccoli, lavoro arretrato e incombenze domestiche, dalla tv arriva una notizia stupefacente: il papa si è dimesso. Non è malato, non è in crisi spirituale, è afflitto dalla patologia del secolo, la stanchezza. In quel momento Enrica Tesio si sente “parte di qualcosa di grande e insieme sola in modo assoluto”. Perché no, noi non possiamo dimetterci. Noi siamo il popolo del multitasking che diventa multistanching. Siamo quelli che in ogni istante libero “scrollano” pagine social per misurare le vite degli altri, quelli che riempiono di impegni il tempo dei figli per il terrore di non stimolarli abbastanza, quelli che di giorno si portano il computer in salotto per lavorare e la sera in camera da letto per guardare una serie ma intanto rispondere all’ultima mail… quelli che, per riposarsi, si devono concentrare. Con il suo sguardo acuto e pieno di humour Enrica Tesio ci apre un diario privato di fatiche collettive, dodici per la precisione, come quelle di Ercole. Con un’unica raccomandazione: stasera, quando tornate a casa, date una carezza a un adulto stanco e ditegli “questa è la carezza dell’ex papa”.
RECENSIONE
Questo libro è stato per me una splendida sorpresa e lo consiglio senza riserve. Sagace, ironica e nello stesso tempo profonda e coinvolgente, Enrica Tesio è, a mio avviso, una delle voci femminili più interessanti.
Viviamo nell’ansia di poter sbrigare mille faccende, di essere perfette su mille fronti e siamo perennemente stanche, non siamo più capaci di goderci il riposo. Questo è il senso del gustoso accostamento del “multitasking e multistanching”.
Ed è anche la tesi da cui parte Enrica Tesio nella sua opera. Attraverso la forma del diario, con uno stile ironico e scanzonato, col gusto del paradosso che le è congeniale, l’autrice ci presenta un vero e proprio saggio sul grave handicap del nostro tempo, che ci riguarda tutti indistintamente, persino il Papa, dimissionario per stanchezza.
Corriamo dietro alle fatiche di un quotidiano sempre più rocambolesco, e ci perdiamo il gusto della vita, nel non saperci fermare, riposare, non riusciamo a godere delle cose belle e non ci lasciamo il tempo di metabolizzare ciò che ci porta dolore. Così ci spezziamo, affrontando fatiche che ci sembrano insormontabili, appunto le 12 fatiche collettive in cui Tesio divide il suo testo, capitoli della nostra esistenza oltre che del suo libro. Sviluppa così la sua tesi di partenza, raccontandoci come tutto questo non sia casuale in un sistema capitalista avanzato.
A mio avviso, il capitolo centrale del libro è proprio quello dedicato al lavoro. (Di come ho scoperto che Confucio veniva pagato in visibilità e che, se sei imprenditore di te stesso, sei anche il direttore galattico gran mascalzon. lup. man. pezz. di merd. di te stesso) Secondo Tesio noi siamo passati dalla “società disciplinare” (in cui i soggetti erano educati all’obbedienza ma che avevano la possibilità di ribellarsi per fare scelte proprie) a una “società del rendimento”, in cui l’imperativo categorico è “Sii l’imprenditore di te stesso … in pratica sii capo ma soprattutto schiavo, pensando di poter avere piena autorità, di potere tutto. Questo è molto più efficace dello sfruttamento da parte di altri, perché è accompagnato dalla sensazione di libertà.”
In questa analisi l’autrice sposa il ragionamento del filosofo Byung-Chul Han (La società della stanchezza. Nuova edizione ampliata, trad. Federica Buongiorno, Nottetempo, 2020), il sistema capitalistico del nuovo millennio ha imparato a farti lavorare senza riposo, perché ha scaricato sugli individui le colpe del sistema stesso. Quale mirabile equazione quella di costringerci a una continua rincorsa alla prestazione e, nello stesso tempo, invitarci a esplorare soltanto ciò che ci fa felici, negando ogni negatività?
“La felicità è uno dei brand più esportati dagli Stati Uniti” afferma Enrica Tesio, “una vera industria globale in cui il solo business del coaching genera oltre due miliardi di dollari l’anno.”
Il padre della psicologia positiva, lo studioso Martin E.P. Seligman, e tutti coloro chehanno basato il loro lavoro sul propagandare questa filosofia, son diventati davvero felici: perché se il denaro non fa la felicità, ne è sicuramente un componente essenziale.
Propagandare la “felicità” e il “benessere” come scelta soggettiva dimentica non solo il lato personale (il miraggio della felicità, serve solo a sopportare la realtà e, troppo spesso, non è in grado diallontanare lo spettro della depressione), ma soprattutto sposta l’asse sull’individuo, dimenticando l’aspetto collettivo e socio economico: seguendo questo ragionamento alla fine non è la società che va riformata, ma sono le persone che devono adattarsi, cambiare e migliorare.
La sintesi conclusiva di Tesio non può essere che un invito a godere del proprio tempo e imparare a riposare. Soprattutto, se si è fortunati e si riesce a trovare l’amore, il miglior riposo non può essere che affidarsi, abbandonarsi a chi è in grado di condividere insieme a te le 12 fatiche, personali e collettive, del quotidiano.
A cura di Silvana Meloni
https://www.instagram.com/silvameloni/
Enrica Tesio
è blogger e scrittrice, ha due figli, due gatti e un mutuo. Laureata in Lettere con indirizzo cinematografico, fa la copy da quando aveva 20 anni. Nel 2015 ha pubblicato per Mondadori il romanzo La verità, vi spiego, sull’amore, dal quale è stato tratto un film con la regia di Max Croci. Nel 2017 è uscito per Bompiani Dodici ricordi e un segreto. Tiene una rubrica su “La Repubblica” e la sua pagina Facebook è seguita da più di 40.000 fedelissime lettrici.
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