Tutti giù per terra




Recensione di Antonella Bagorda


Autore: Manuel Nucci

Editore: Nua edizioni

Genere: Thriller

Pagine: 259

Anno di pubblicazione: marzo 2022

Sinossi. Due uomini. Una notte nera come la pece. Una sgangherata Fiat Argenta procede incerta verso l’orfanotrofio Sant’Eufemio. È in questo luogo insospettabile che il Circolo dell’Amore, una loggia pedofila di stampo massonico, tiene i propri incontri segreti. Poche ore dopo la strana coppia è di nuovo all’opera. Questa volta si aggira per i boschi di castagno che circondano l’orfanotrofio, alla ricerca di un posto adatto per occultare un piccolo cadavere. Nel bagagliaio dell’auto, infatti, è nascosto il corpicino di una bambina, “bella come una bambola, dagli occhi blu come il mare profondo e dai capelli come il sole che lo bacia al tramonto”. La bimba è morta da poco. Uccisa. Forse in un tragico incidente, o forse no. Cosa sia accaduto di preciso quella notte si scoprirà solo col proseguo della storia; la cosa certa è che quell’episodio innescherà una serie di eventi brutali. Alcuni anni dopo, infatti, dei religiosi verranno trucidati, uccisi in modo bizzarro tramite oggetti ispirati alle pedine del monopoli. Comincia così una corsa contro il tempo che vedrà il killer agire nell’arco di pochi giorni, seguendo un evidente e ben orchestrato piano di morte. Sulle sue tracce, nel disperato tentativo di fermarlo, si metteranno il commissario Orsimarsi, della squadra mobile locale, e l’agente speciale Moschettadell’UACV, l’Unità di Analisi del Crimine Violento. Ci riusciranno? E soprattutto, i buoni e i cattivi di questa storia sono davvero quelli che sembrano?

Recensione

Per essere un esordio letterario, devo dire che si tratta di un grandissimo esordio.

Manuel Nucci ci presenta la sua penna per la prima volta ed è una prima volta che lascia il segno.

Un romanzo dai ritmi e dalla struttura che non hanno nulla da invidiare ai big del thriller.

E per presentarsi al pubblico di lettori sceglie una storia che non è esattamente una carezza all’anima, piuttosto un lento ardere tra le fiamme dell’inferno.

Ma andiamo con il solito ordine.

Tutto parte da due bambini. Tutto parte da un orfanotrofio. Tutto parte dal Circolo dell’Amore e dagli animali travestiti da felicità che ne fanno parte. E poi pedofilia, pedopornografia, urla, lacrime, sangue, morte. Ma qualcuno sa. E quel qualcuno non è disposto a perdonare. Chi ha sfiorato quei bambini deve pagare, nel peggior modo concepibile da mente diabolicamente umana.

Quand’è che si raggiunge il punto di rottura in cui diviene consentito abbandonare l’innocenza per lasciare posto alla vendetta per lasciare ancora posto alla colpevolezza? Qual è il limite tra bene e male? Dov’è il tanto nominato Signore che dovrebbe difendere le anime pure e che quando serve sembra non esserci mai?

In un alternarsi di episodi passati e presenti e di lettere scritte da mani insanguinate che non si sa a chi, dove e quando verranno consegnate, il killer dell’Apocalisse ci accompagna nel resoconto di una storia che mette addosso brividi di terrore, di ribrezzo e senso di vergogna per le bestie che sono capaci di fare queste oscenità anche fuori dalle pagine di un libro.

Toccherà al commissario della mobile Orsimarsi e all’agente speciale Moschetta venire a capo diuna serie di omicidi indescrivibili che iniziano a verificarsi a distanza di qualche anno dalla morte di una bambina. Omicidi che vanno a toccare molto dall’interno il Circolo dell’Amore e i servitori di Dio che hanno fatto parte di quel gioco indecente. Un gioco. Tutto era un gioco in quel Circolo, un semplice gioco come può essere il Monopoli.

L’autore non ci risparmia nulla e ci trascina con sé in un’oscurità dolorosa, che torce le viscere come poche cose al mondo, perché nulla può fare più male della consapevolezza che dei bambinivengano sfruttati, ripetutamente abusati, privati della loro innocenza e, spesso, della loro stessa vita.

La scrittura di Nucci è fluida e musicale, la struttura del romanzo, seppur non lineare, non lascia spazio a intoppi, tutto fila liscio e le sensazioni che devono arrivare al lettore arrivano, violente e sicure.

Due appunti, però, voglio farli. E ne aggiungerò un terzo che più che un appunto è una piccola considerazione personalissima che ci tengo a esternare.

Il primo punto riguarda i personaggi protagonisti, che dovrebbero essere Orsimarsi e la Moschetta. Mi auguro che si tratti di personaggi seriali perché vorrebbe dire leggere presto un nuovo romanzo dell’autore e ritrovare due personaggi che sembrano interessanti. Dico sembrano perché la struttura del testo, non proprio lineare come è stato già detto, non mi ha dato molte possibilità di conoscerli. Qualche accenno al dramma famigliare del commissario ma niente di più. Della Moschetta so ancora meno. Spero che ci sarà tempo e modo di approfondire la loro conoscenza.

Il secondo punto riguarda un dettaglio narrativo non da poco che mi è saltato all’occhio e che non riesco proprio a ignorare. Il commissario Orsimarsi e l’agente speciale Moschetta per tutto il romanzo arrivano sulle scene del crimine, toccano e spostano qualunque cosa, calpestano tracce di sangue, ripuliscono con la neve sciolta parti di corpi di cadavere, guanti e copriscarpe mai pervenuti, tutto poco credibile insomma, e solo all’ennesimo omicidio, dopo aver inquinato ogni centimetro quadrato della stanza, quando la Moschetta chiede al commissario di aiutarla a spostare un letto lui le dice che sarebbe il caso di aspettare la scientifica. Ecco, io avrei prestato più attenzione al comportamento degli investigatori sulle scene del delitto.

Il terzo punto che, ribadisco, è un sassolino che ho nella scarpa e che devo togliermi a tutti i costi è quella presentazione dell’autore scritta su Amazon prima della sinossi, che riporto fedelmente:

Le atmosfere claustrofobiche di Donato Carrisi incontrano la tensione di Amabili resti nell’esordio letterario di un giovane autore italiano pieno di talento. Con Tutti giù per terra Manuel Nucci ci consegna un thriller dal respiro internazionale”.

E questo è stato scritto in corsivo ma senza citare la fonte. Sinceramente? Ho storto un po’ il naso quando la prima cosa che ho potuto leggere di questo romanzo sono state queste parole.

E poi aggiungo la solita cosa del finale, ché ormai lo sapete che io e i finali litighiamo spesso e volentieri. Questa volta invece no. Niente litigi. Finale bello, ben costruito, dolceamaro, ottima mossa. Ah, e ci tengo a dirlo, copertina stupenda. Che a fine lettura, una volta compreso meglio il senso, diventa ancora più stupenda.

Ma bando alle ciance, Manuel Nucci entra di diritto nella mia lista degli autori da tenere d’occhio. E quasi faccio fatica a considerarlo esordiente perché ha davvero tanto tanto talento misto a un’abbondante dose di tecnica.

Domandona immancabile: consiglio la lettura di questo romanzo?

Ma perché? Davvero non l’avete ancora acquistato?

 

 

Manuel Nucci


Manuel Nucci ha 35 anni e vive in Calabria, a pochi chilometri da Cosenza. Ha scritto diversi racconti, tutti pubblicati da case editrici no eap. Nel 2009 è stato fra i dieci finalisti del concorso nazionale “Il romanzo” indetto dal centro Studi Tindari Patti. Nel 2012 è stato selezionato dalla giuria tecnica e pubblicato nell’antologia “La realtà in gioco” per Multiplayer Edizioni. “Tutti giù per terra” è il suo primo romanzo.

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