Un affare balcanico




Diego Zandel


DETTAGLI:

Traduttore:

Editore: Voland

Genere: Narrativa

Pagine: 200

Anno edizione: 2024

Sinossi. Fine aprile 1997. Dopo una lunga trattativa Telecom Italia (con la greca OTE) acquisisce il 49 per cento delle azioni di Telekom Serbia. L’affare, in cui sono coinvolti anche i servizi segreti dei due paesi, viene favorito da strani personaggi, i cosiddetti “facilitatori”, legati al presidente serbo Slobodan Milošević. L’azienda italiana paga una somma enorme: 1.500 milioni di marchi tedeschi che Milošević pretende in contanti e che, in parte, gli vengono recapitati con un jet privato in diciotto sacchi di juta delle Poste serbe. “Un affare balcanico” si ispira a quell’inquietante transazione e l’autore, all’epoca dei fatti responsabile della Stampa Aziendale di Telecom Italia, mescola nel romanzo verità storica e finzione con l’abituale maestria, districandosi tra donne misteriose, orsi ballerini, cantanti folk serbe e raffiche di kalashnikov per regalare al lettore pagine avvincenti.

 Recensione di Cinzia Passaro

Un affare balcanico è un romanzo che racconta uno dei tanti scandali italiani, soffocato da politici e giornalisti compiacenti.

Protagonista il giornalista Guido Lednaz, anagramma del nome dello scrittore Diego Zandel e suo alter ego che all’epoca dei fatti, anno 1997, lavorava alla Telecom Italia.

L’autore ha vissuto da semplice dipendente i fatti reali dando invece a Guido Lednaz il ruolo di “verificatore” grazie alla sua conoscenza della lingua serbo croata,  ritrovandosi suo malgrado coinvolto in  quelle che furono le dinamiche dell’affare di Belgrado, una lunga trattativa che portò all’acquisizione del 49 per cento della Telekom Serbia con il benestare dei servizi segreti di entrambe le nazioni: Italia e Serbia.

Con grande maestria l’autore prende per mano il lettore e lo conduce negli intrighi di un affare da 1500 milioni di marchi tedeschi pagati in contanti al presidente serbo Slobodan Milosevic, soldi degli italiani considerando che la Telecom era un azienda italiana, un affare che si concretizza con le diverse regalie riservata ai vari personaggi, una anche per il nostro Guido Lednaz, stratagemma usato per rendere realistica l’umana corruzione .

Un affare senza vergogna ben romanzato dove loschi individui, i facilitatori, i cui pseudonimi, usati da Zandel, riportano alla memoria altri più noti personaggi di quel tempo.

Una storia che finora non era stata raccontata e che oggi in  questo libro, seppure in forma romanzata, da l’idea di quanto in quei tempi avvenne. 

Quasi una spy story che dà da pensare e in cui ci si chiede come sia stato possibile allearsi con gli aguzzini di una scellerata guerra a danno dei popoli della ex Jugoslavia.

Un romanzo che mi sento di consigliare, perché scritto bene e fa venir voglia di informarsi su questa vicenda buia italiana,  a cui sono seguiti inchieste e processi che si sono risolti con l’assoluzione di tutti i coinvolti.

Una nota di merito va alla capacità di Zandel di catturare con le descrizioni dei luoghi, gli angoli più nascosti di Roma e della stessa Belgrado, e la leggerezza con cui racconta ogni cosa con i molteplici colpi di scena che mantengono alta l’attenzione di chi legge.

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Diego Zandel


Figlio di esuli fiumani, è nato nel campo profughi di Servigliano nel 1948. Ha all’attivo una ventina di romanzi, tra i quali Massacro per un presidente (Mondadori 1981), Una storia istriana (Rusconi 1987), I confini dell’odio (Aragno 2002, Gammarò 2022), Il fratello greco (Hacca 2010), I testimoni muti (Mursia 2011). Esperto di Balcani, è anche uno degli autori del docufilm Hotel Sarajevo, prodotto da Clipper Media e Rai Cinema (2022).