Un animale selvaggio




Joël Dicker


DETTAGLI:

Traduttore: Milena Zemira Ciccimarra

Editore: La Nave di Teseo

Genere: thriller

Pagine: 442

Anno edizione: 2024

Sinossi. 2 luglio 2022, due ladri stanno per rapinare una importante gioielleria di Ginevra. Ma questo non sarà un colpo come tutti gli altri. Venti giorni prima, in un elegante sobborgo sulle rive del lago, Sophie Braun sta per festeggiare il suo quarantesimo compleanno. La vita le sorride, abita con il marito Arpad e i due figli in una magnifica villa al limitare del bosco. Sono entrambi ricchi, belli, felici. Ma il loro mondo idilliaco all’improvviso s’incrina. I segreti che Arpad custodisce cominciano a essere troppi perché possano restare nascosti per sempre. Il loro vicino, un poliziotto sposato dalla reputazione impeccabile, è ossessionato da quella coppia perfetta e da quella donna conturbante. La osserva, la ammira, la spia in ogni momento dell’intimità. Nel giorno del compleanno di Sophie, un uomo misterioso si presenta con un regalo che sconvolgerà la sua vita dorata. I fili che intrappolano queste vite portano lontano nel tempo, lontano da Ginevra e dalla villa elegante dei Braun, in un passato che insegue il presente e che Sophie e Arpad dovranno affrontare per risolvere un intrigo diabolico, dal quale nessuno uscirà indenne. Nemmeno il lettore.

 Recensione di

Loredana Cescutti & Sabrina De Bastiani


“La caccia non è mai finita finché non è sopraggiunta la morte.

Bisogna diffidare degli animali feriti.

È il momento in cui sono più pericolosi.”

Questo libro è una menzogna.

O meglio, in questo romanzo tutti mentono e hanno segreti, anche se di portata differente ma, la cosa certa è, che vi sentirete prigionieri della storia e dell’autore, che è stato in grado di dare vita a un nuovo ipnotico e seducente libro, che vi renderà schiavi.

“Un’animale selvaggio”, prima ancora di essere un magnetico page turner nella migliore tradizione di Joël  Dicker, è un romanzo ancestrale.

Non storico, ma definitivamente ancestrale, parola che contiene in sé il senso di una visione ampissima sulle faccende umane, evocativa di nostalgia, di intuizione, qui intesa anche nella sua accezione di recondito, di radicato, in riferimento a ciascuno dei travolgenti protagonisti.

È selvaggio.

“Ma quell’incontro, in realtà, era stato una collisione. Uno scontro frontale. Un incidente di cui nessuno aveva colto la portata.”

Nulla e nessuno è come sembra – i concorsi di circostanze sono ammantati di apparenze. E bisogna sempre diffidare delle apparenze – questo è l’assunto di base, è manifesto e lo percepiamo immediatamente, fin dalle prime battute che ci avviluppano in un senso di inquietudine e di instabilità, che impediscono letteralmente di mollare la presa della lettura, spettatori di fronte a un vaso di baccarat in bilico sul bordo di un tavolo. 

Oscilla, e nel suo oscillare le rifrazioni della luce ne illuminano le sfaccettature del taglio a coste, ora l’una, ora l’altra, inevitabilmente consegnando alle ombre le altre. 

Oscilla e sta per cadere da un attimo all’altro e noi lì, capaci solo di osservare, impossibilitati a impedire qualsiasi cosa, a chiederci quando rovinerà a terra finendo in pezzi – “ La capacità di costruire va spesso di pari passo con il talento per la distruzione” – permettendoci di tirare il respiro, ma condannandoci a lasciare una storia dalla quale non vogliamo uscire. 

“… i concorsi di circostanze sono ammantati di apparenze. E bisogna sempre diffidare delle apparenze.”

Vi sentirete voi stessi stalker e voyeur, perché a ogni capitolo e sottocapitolo, avrete il desiderio pressante di intrufolarvi nelle case dei personaggi, nei loro passati, nei loro segreti, nelle loro vite.

In ogni attimo della giornata.

“Era strano rivivere la scena invertendo i ruoli.”

E forse, vi renderete conto di cosa si prova a spiare, invadere i luoghi, gli spazi, la vita di altre persone in modo subdolo, strisciante, soffocante e poi, ne prenderete coscienza e ne avrete paura per il godimento di quell’attimo, che nella vostra vita reale probabilmente non osereste mai.

Perché non si fa.

Una storia straordinariamente e inevitabilmente –  consci del talento narrativo e di visione della trama di  Dicker – capace di sorprenderci. 

La sua penna, ancora una volta, trova il modo e riesce a marcare le parole, sulla pagina e nella tua testa con stile, eleganza, e con quel modo solo suo di renderti dipendente da una prosa magica e camaleontica, che si avvolgerà su ti te come un mantello.

“… un camaleonte di cui ammirava le infinite metamorfosi…”

Trasformando le sue parole in musica lo scrittore, Joel, riesce a trascinarti in un ritmo e in una vertigine continua, in una spirale che seppur nella pacatezza della sua voce, riesce a lasciarti senza fiato.

“Era la natura a demarcare il confine, era proprio questo il fascino particolare del luogo. Pensò che forse fosse stato ingenuo a considerarsi al sicuro lì.”

Perché questo è un Dicker diverso, che osa ancora di più, proponendoci un libro originale, stuzzicante e decisamente conturbante. 

E l’animale del titolo? Questo animale selvaggio che aleggia nelle pagine, nei comportamenti, che rende i personaggi sinuosi seppure temibili? Leggenda, demone interiore, indicatore di un tipo di personalità?

“Ma gli animali selvaggi sono come gli uomini. Li puoi ammansire, truccare,

travestire. Puoi dare loro amore e speranza.

Ma non puoi cambiare la loro natura.”

Innanzitutto, se non lo aveste ancora fatto, varrebbe particolarmente la pena leggere o rileggere, “La tigre”, fiaba (anche) che Dicker ha dato alle stampe nel 2019.

Dopodiché, a margine, dopo aver divorato questa storia, selvaggiamente famelici come l’Autore ci sa rendere, averne assaporato snodi, moventi, sorprese, la sorpresa nella sorpresa sarà quella di renderci conto, a bocce ferme, della svolta compiuta da Dicker in questo romanzo. 

Nelle scelte tematiche, strutturali, nella forza di certe scene, nel coraggio di certe verità.

Nell’aver ascoltato e lasciato uscire lui per primo, da sé, quell’animale selvaggio così evocato e così evocativo.

Ogni filo si ricongiungerà con il successivo e il precedente, dando vita a una tela perfettamente unita e tenuta assieme da nodi di diversa natura: per ogni nodo una bugia, alcune più grandi, alcuni più piccoli in base alla loro portata e l’unica certezza, sarà proprio, una volta giunti in fondo, la completa chiusura con un finale che metterà il punto definitivamente, senza lasciare nulla in sospeso.

Se non il vostro dispiacere per la consapevolezza che ora ci toccherà attendere, fino al prossimo suo lavoro.

“E cosa si può fare contro i sentimenti? Sono la nostra unica, vera libertà.”

Buona lettura!

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Joël Dicker


è nato a Ginevra nel 1985. La verità sul caso Harry Quebert è il suo secondo romanzo. Il primo, Les derniers jours de nos pères, ha ricevuto il Prix des écrivains genevois nel 2010. La verità sul caso Harry Quebert ha ottenuto il Grand Prix du roman de l’Académie Française 2012 e il Prix Goncourt des lycéens 2012, ed è tradotto in oltre 25 paesi. Nel 2016 Bompiani pubblica La tigre.