Sinossi. Reykjavik. In una fredda giornata di ottobre, la scrittrice Júlía salpa su una barca per Geirshólmur, un isolotto deserto a pochi chilometri dalla costa islandese, insieme a suo marito Gíó. Su quel lembo di terra ghiacciato e impervio svolgerà delle ricerche per un articolo che sta scrivendo sulle eroine delle saghe islandesi. Una volta sull’isola, però, i due hanno una violenta lite, e Júlía fa ritorno da sola in città. Poco dopo, spinta dal rimorso, Júlía torna a Geirshólmur… ma di Gíó non c’è traccia. È impossibile che sia sopravvissuto a una nuotata attraverso le acque gelide, ed è improbabile che qualcuno l’abbia soccorso. Ma allora come spiegare la misteriosa telefonata che Gió ha fatto al lavoro per avvertire che non ci sarebbe stato? E chi è l’uomo visto aggirarsi nel suo giardino? Ma soprattutto, come farà Júlía a convincere la polizia che non è coinvolta nella scomparsa di suo marito? Sullo sfondo della remota Islanda, un thriller psicologico ad altissima tensione che, tra flashback e colpi di scena, rivela uno dopo l’altro inquietanti dettagli, fino all’inaspettato finale. Narrata in prima persona da una testimone che, alla stregua di uno scaltro Mr. Ripley, si dichiara totalmente inaffidabile, una storia al cardiopalmo che avviluppa il lettore nella sua tela, trascinandolo in una corrente che non lascia scampo.
UN CASTELLO DI BUGIE
di Snaebjörn Arngrímsson
Carbonio Editore 2023
Silvia Cosimini ( Traduttore )
Thriller, pag.390
Recensione di Ilaria Bagnati
Il bene che voglio non lo faccio, ma il male che non voglio, lo faccio sempre.
Júlía e Giò sono una giovane coppia che vive a Reykjavik, si sono conosciuti in Italia e hanno deciso di tornare insieme in Islanda.
Jùlìa è una giornalista e per poter scrivere un buon articolo sulle eroine delle saghe islandesi chiede al marito di accompagnarla a Geirshólmur, un isolotto deserto poco lontano dalla costa islandese. Giò quel giorno è particolarmente scontroso, giù di morale, pensieroso e non è felice di accompagnare la moglie. I due nonostante ciò sbarcano sull’isolotto, lì però hanno una discussione e Jùlìa stanca del comportamento del marito lo abbandona lì.
La donna mentre torna a casa in macchina si pente del gesto, è buio ed è freddo, è una crudeltà abbandonare il marito.
Peccato però che Giò su quell’isolotto non c’è più, che fine ha fatto?
Possibile che lo abbiano aiutato?
Meno probabile che sia tornato indietro a nuoto.
Inutile rimanere lì su quello scoglio a scervellarmi. Era chiaro che Giò non c’era più. Quella era la realtà, e potevo certo concordare con quanto aveva detto lui, che la realtà sa essere davvero intollerabile. Su quell’isola non c’era nessun altro tranne me. Giò non c’era. Era sparito.
Jùlìa inizia a pensare a cosa fare, deve chiamare la polizia?
La possono incolpare di omicidio?
E’ meglio raccontare la verità o una versione differente della storia?
La narrazione è affidata a Jùlìa, è lei che ci racconta come è andata, conosciamo i suoi pensieri, le sue emozioni, i suoi dubbi, le sue paure, i suoi tormenti. Il racconto in prima persona rende la storia più coinvolgente, appassionante, ansiogena.
Impossibile non mettersi nei suoi panni, cosa avremmo fatto noi?
Avremmo detto la verità alla polizia?
Saremmo stati schiacciati dal rimorso?
Le domande in questa storia sono tante, così come i colpi di scena e i ricordi della donna.
Un castello di bugie è un thriller psicologico che scava nell’animo e nella mente della protagonista, un thriller che consiglio senza ombra di dubbio!
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Snæbjörn Arngrímsson
(1961), islandese, scrittore, editore e traduttore pluripremiato, ha scritto tre romanzi gialli per ragazzi, vincitori dell’Icelandic Children’s Book Award (2019) e del Reykjavík Children’s Literature Prize (2020). Un castello di bugie è il suo esordio nel thriller.
A cura di Ilaria Bagnati
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