Un fratello per cui morire





Recensione di Salvatore Argiolas


Autore: Anders Roslund e Stefan Thunberg

Traduzione: Silvia Canavero e Giulia Pillon

Editore: Mondadori

Genere: Thriller, heist

Pagine: 516

Anno di pubblicazione: 2020

Sinossi. Quando Leo Dûvnjac e i suoi fratelli minori sono rimasti soli, lui si è preso cura di tutto mentre il padre era in prigione e la madre in ospedale. E l’ha fatto nell’unico modo che conosceva, diventando uno dei più noti criminali di Svezia. Sono passati sei anni, e le porte della prigione dove era stato rinchiuso dopo l’ennesimo colpo in banca si sono aperte. Leo è di nuovo libero. Ha scontato la pena per i suoi reati e adesso ha un solo obiettivo: commettere il crimine perfetto, rubare dal deposito della centrale di polizia di Stoccolma il bottino della cosiddetta “Rapina del Secolo”, 103 milioni di corone sequestrati che stanno per essere distrutti. E questa volta non lascerà tracce dietro di sé. Suo complice è Sam Larsen, con cui ha fatto amicizia dietro le sbarre, fratello del detective John Broncks, che in passato aveva catturato Leo. Con Sam al suo fianco, Leo è deciso a mettere a segno quest’ultimo colpo, che è anche una possibilità di redenzione o di vendetta. Ma poi succede qualcosa, un errore fatale che apre la strada a Broncks e cambia definitivamente le regole del gioco. Perché “se metti in mezzo mio fratello, io metto in mezzo il tuo”.

Recensione

Si può togliere il ragazzo dal ghetto ma non il ghetto dal ragazzo

è il messaggio lanciato dall’autobiografia di Zlatan Ibrahimovic scritta con David Lagercranz che in seguito continuò la serie Millenniumcominciata da Stieg Larsson e assomiglia molto ad Ibra, Leo Dûvnjac, protagonista del thriller Un fratello per cui morireseguito di Made in Sweden, di Anders Roslund e Stefan Thunberg.

Entrambi sono di origine balcanica, sono sfrontati e ricchi di voglia di primeggiare ma mentre il calciatore ha trovato sfogo nello sport, Leo cerca di somigliare al padre Ivan rapinatore specializzato in colpi alle banche.

Un fratello per cui moriresi inserisce infatti nel particolare sottogenere dedicato alle grandi rapine, chiamato heistche raccoglie tantissimi romanzi di grande spessore come Grisbì” di Albert Simonin, Rififì” di August Le Breton, passando per le ironiche disavventure degli ineffabili cinquedi Donald E. Westlake per finire al recente Milano Pastisdi Davide Pappalardo.

Questi thriller raccontano la genesi, la preparazione e l’esecuzione del grande colpo, l’heistappunto, dosando la tensione sino al climax finale ma nel libro di Roslund & Thunberg c’è molto altro.

Ci sono due antagonisti, il buono, il poliziotto John Broncks e il cattivo Leo che ingaggiano una lotta spietata che sfumerà ogni confine tra bene e male per renderli simili nell’infrangere ogni regola per imporre la legge del più forte.

John e Leo si odiano perché in fondo si somigliano molto, venendo da famiglie destrutturate e immerse nella violenza hanno un atteggiamento istintivo e particolarmente protettivo nei riguardi dei fratelli, entrambi cresciuti in mondi costruiti attorno alla stessa strutture: una mamma che teneva insieme la famiglia, un papà che l’aveva mandata in frantumi.

Il romanzo parla anche della contagiosità del male perché anche se i fratelli di Leo tentano di uscire dalla sua orbita criminale e cercando una riabilitazione sociale lavorando duramente e onestamente verranno inesorabilmente risucchiati nel vortice di violenza causato dalla volontà di potenza del fratello maggiore.

Non devi ripetere i miei erroridice il padre redento a Leo, se sono cambiato io puoi cambiare anche tu!” “Papà”, risponde il figlio io rapinavo banche, non ero un alcolizzato. Una rapina è qualcosa che scegli di fare, e se hai pianificato ogni cosa alla perfezione, se hai ridotto i rischi al minimo… Il bere è per quelli come te che non sanno gestire la realtà.

Per Leo rapinare la banche è un modo di realizzarsi e di trovare il suo posto nel mondo come gli rinfaccia il fratello Felix: Non si è mai trattato di soldi, di rubare una borsa con trentamila corone. Tu volevi dimostrare di…poterlo fare. Ianificare, non farti beccare, avere sotto controllo tutte le variabili. E neanche le dieci banche sono mai state una questione di soldi, non per te Leo. Puoi girarci intorno quanto vuoi, ma era sempre lo stesso discorso: dimostrare la tua abilità.

Quando Leo esce dal carcere si attiva subito per mettere in pratica il suo chiodo fisso, la più grande rapina della storia svedeseche contemporaneamente coinvolge anche il fratello maggiore di John e come risultato finale comprometterebbe il lavoro del poliziotto. L’obiettivo è impossessarsi di ciò che non esisteva, nel colpo più grande di sempre, 103 milioni di corone sequestrati che stanno per essere mandati al macero e che tuttavia sono ancora legalmente perfettamente spendibili.

Il piano sembra perfetto ma i legami familiari sono troppo forti e creano una svolta drammatica che sconvolge i progetti e il futuro di molte persone innocenti.

Il romanzo vibra sul conflitto tra i due protagonisti mentre restano sullo sfondo alcuni personaggi che avrebbero potuto avere un rilievo maggiore e più incisivo come la poliziotta Elisa decisa e volitiva che intuisce che qualcosa non quadra nell’inchiesta di John Broncks e tenta di bloccare la sua deriva psicologica.

Un fratello per cui morire” è il seguito del bestseller Made in Swedenbasato su una storia vera che Stefan Thunberg conosce molto bene in quanto figlio e fratello dei componenti della famigerata banda Sumonja chiamata dai media La Gang militareche terrorizzò la Svezia per tanti anni.

Se il primo libro racconta la vera storia della banda romanzandola, il secondo accentua molto il versante di fantasia mettendo in luce lo scontro tra due mondi che collidono e che come nel romanzo di Conrad Il duello, vedrà i due nemici scontrarsi continuamente con colpi di scena, intrighi, sotterfugi di grande impatto drammatico.

Ambientato in una Svezia livida e decisamente apocalittica Un fratello per cui morire” è un thriller denso che tiene desta l’attenzione mostrando un aspetto del paradiso nordico che pochi al di fuori della Scandinavia conoscono e che ricorda certi passaggi dei libri di Stieg Larsson.

  

 

Anders Roslund e Stefan Thunberg


Anders Roslund, giornalista televisivo e scrittore, ha pubblicato romanzi di grande successo sia da solo sia in coppia con Börge Hellström o Stefan Thunberg. I suoi libri sono letti da milioni di persone, hanno ricevuto molti premi, tra cui The Glass e The Swedish Academy of Crime Writers’ Award per “il miglior romanzo giallo svedese dell’anno”, e sono stati pubblicati in 36 lingue. Con i suoi romanzi spera di intrattenere, ma anche di avvicinare i lettori a una società e una realtà che la maggior parte delle persone non conosce.

Stefan Thunberg è un celebre sceneggiatore il cui lavoro include film e serie tv di grande successo. Mentre lui raggiungeva la notorietà nel suo campo, il resto della sua famiglia divenne famoso in un modo completamente diverso: suo padre e i suoi fratelli erano i rapinatori di banche più famigerati della Svezia, soprannominati La Gang Militare dai media.

 

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