Un giorno




Lidia Ravera


DETTAGLI:

Editore: Bompiani

Genere: Narrativa

Pagine: 320

Anno edizione: 2024

Sinossi. Seymour ha quindici anni e ama definirsi un adolescente disturbato. Niente social, non bullizza e non è bullizzato, non ha una squadra da tifare e neppure una ragazza da fotografare. In breve, non esegue nessuna delle figure di danza previste per la sua età. La sua attività principale è spiare l’agitarsi del mondo adulto attorno a lui. La sua passione unica è scrivere, per la precisione scrivere un capolavoro, possibilmente senza diventare uno scrittore come l’ingombrante padre settantenne, Giovanni Sartoris, “vanitoso, egocentrico e fasullo”, autore di successo, marito seriale per un totale di quattro figli spalmati su tre mogli. Tra i due non c’è intesa ma neppure scontro. Quanto alle donne della sua vita, Anna, la prima delle ex mogli di Giovanni, è la preferita di Seymour, anche se potrebbe essere sua nonna. La seconda, l’americana Alison, è la madre biologica, e Seymour non la sopporta. La terza, un’ex tossica di trentanove anni costretta su una sedia a rotelle, è per lui un curioso modello di eterna adolescente. Mentre osserva i suoi adulti di riferimento, Seymour percepisce gli scricchiolii sinistri di un mondo che si va sgretolando, sia nel concreto alternarsi di siccità e tempesta sia nell’astratto degradarsi delle relazioni fra uomini e donne e di uomini e donne con il successo, il mito che ha soppiantato ogni altra credenza o certezza. Quando Giovanni, il vincente per eccellenza, sarà travolto da una tempesta di accuse infamanti, Seymour si troverà a dover giocare una parte da protagonista. Dovrà capire e spiegare, accusare e perdonare. In una parola: crescere. Ma che sapore ha l’umana avventura del diventare grandi in questo mondo minacciato e stanco? Che cosa si può lasciare a chi verrà dopo di noi? Dopo una fortunata serie di romanzi dedicati al terzo tempo, Lidia Ravera ci spiazza assumendo la voce di un ragazzo: onesto fino alla crudeltà, feroce come gli innocenti, capace di intuire lo spirito del tempo e di trovare le parole giuste per evocarlo. E come di consueto Ravera ci fa innanzitutto sorridere, poi riflettere, e infine rabbrividire.

 Recensione di Agnese Manzo

Un romanzo permeato da una sottile ironia la cui conclusione, tuttavia, crea più di un brivido, e riporta alla mente vecchi adagi frutto della saggezza popolare, o coniati dai tempi complicati in cui viviamo: “Il lupo perde il pelo ma non il vizio”; o, ancora meglio: “il potere logora chi non ce l’ha”.

Con toni leggeri, la Ravera crea un contesto familiare accattivante e vi colloca una piccola tragedia, affrontando un argomento che difficilmente si potrà, un giorno, considerare superato: la disparità nei rapporti di potere tra uomini e donne. 

Il giovane Seymour, unico maschio della famiglia a parte il carismatico e narcisista patriarca, ha numerose idiosincrasie personali, ma, a prescindere da queste, ha ottime ragioni per sentirsi disorientato: quando suo padre viene investito da una calunnia che lo disonora, la disputa morale che ne segue è davvero difficile da dirimere: da una parte predatori irriducibili che neanche nella terza età rinunciano a cacciare, sia pure solo per gioco, donne che sarebbe più saggio lasciare ai propri nipoti, dall’altra giovani prede sin troppo ben disposte a vendersi, perché convinte che non vi sia altra strada.

Le donne della famiglia vanno immediatamente in fibrillazione: tra l’ipocrisia di chi si indigna di alcune e la strenua difesa dei valori di riferimento di altre, Seymour si ritrova a essere non solo l’unico maschio, ma, soprattutto, l’unico a sapere come si sono effettivamente svolti i fatti. Ed essendo l’unico a conoscere la verità, non sa cosa fare: dal suo punto di vista, infatti, nessuno dei contendenti ha ragione, e tutti hanno torto.

Figlio dei suoi tempi, Seymour osserva ciò che accade con lo sguardo disincantato di chi non è ancora sceso nell’arena, ma sa che presto dovrà entrarci. Per età e mentalità è più vicino alle prede che ai cacciatori, ma adesso sarà obbligato a fare ciò che giusto e lasciare che la vicenda segua il suo corso. Seguirà uno sviluppo imprevedibile ma, come in un romanzo giallo, non si può rivelare troppo per non fare torto al lettore.

Un giorno tutto questo sarà tuo”.
È una minaccia? Una cupa previsione?

Una frase di sommessa rassegnazione al fatto che il tempo muta e corrompe tutto, e trasforma ideali e valori in sogni sbiaditi? Forse è preferibile sperare che “un giorno tutto questo sarà tuo?” sia un interrogativo, una domanda  a cui rispondere: speriamo di no! 

Le premesse perché non accada ci sono, dal momento che Seymour sembra ben disposto a rinunciare all’ingombrante eredità che gli si prospetta: questa vicenda, che l’ha visto protagonista suo malgrado, gli ha permesso di capire che, nell’eterna disputa tra vincenti e perdenti, la sua natura lo induce a stare dalla parte dei secondi.

Del resto, per sperare in un mondo in cui le relazioni umane non siano più un esercizio di potere, cos’altro si può fare se non confidare nei giovani?

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Lidia Ravera


è nata a Torino. Giornalista e scrittrice, ha raggiunto la notorietà nel 1976 con il suo romanzo d’esordio Porci con le ali, manifesto di una generazione e longseller con tre milioni di copie vendute in quarant’anni (oggi nei Tascabili Bompiani, anche in versione graphic novel). Ha scritto trenta opere di narrativa. Gli ultimi romanzi, Piangi pure (da cui è stato tratto lo spettacolo Nuda proprietà, diretto da Emanuela Giordano, con Paolo Calabresi e Lella Costa), Gli scaduti, Il terzo tempo, Avanti, parla, sono pubblicati da Bompiani, come la novella autobiografica Tempo con bambina e il racconto La somma di due (da cui è tratto lo spettacolo Sorelline di e con Marina Massironi e Nicoletta Fabbri, diretto da Elisabetta Ratti). Per Einaudi ha pubblicato Age Pride. Per liberarci dai pregiudizi sull’età (2023). Ha lavorato per il cinema, il teatro e la televisione.