Mantieni il segreto, vivi l’inganno, guadagna la tua verità
Recensione di Francesca Mogavero
Autore: Angeline Boulley
Editore: Rizzoli
Traduzione di Cristina Proto
Pagine: 516
Genere: Young Adult / Giallo-noir
Anno di pubblicazione: 2021
Sinossi. Daunis Fontaine, diciotto anni, non si è mai sentita davvero a suo agio nella cittadina del Michigan al confine con il Canada dove da sempre vive, e neppure nella vicina riserva indiana Ojibwe, dove affondano metà delle sue radici. In partenza per l’università, spera in un nuovo inizio, ma dopo la morte improvvisa dello zio e l’ictus che ha colpito la nonna, sceglie di restare vicino alla madre rinunciando per il momento a spiccare il volo. Un raggio di sole in quella situazione di stallo sembra essere Jamie, nuovo arrivo in città e nella squadra di hockey locale capitanata dal suo fratellastro Levi. Ben presto Daunis comincia a sospettare che l’affascinante Jamie nasconda qualcosa dietro l’inquietante cicatrice che segna il suo volto altrimenti perfetto, ma tutto precipita quando assiste a un omicidio che la mette faccia a faccia con un’indagine dell’FBI su una nuova droga letale che si sta diffondendo tra i giovani. Suo malgrado, Daunis accetta di collaborare sotto copertura, ma la ricerca della verità è più complicata di quanto avesse mai immaginato e la costringe a fronteggiare devastanti segreti e vecchi dolori. A mano a mano si ritrova sempre più coinvolta in un’indagine il cui obiettivo non sembra essere quello di proteggere le vittime ma esclusivamente di punire i criminali. Sotterfugi e morti sembrano susseguirsi inarrestabili e Daunis per restare salda dovrà comprendere che cosa significa essere una donna Ojibwe e quanto è disposta a sacrificare per la propria comunità, anche a costo di mandare in frantumi il mondo che conosce e che ama.
Recensione
Daunis si sente a metà, mai al posto giusto, mai davvero a casa.
Nelle sue vene scorre sangue nativo (gli Ojibwe di Sugar Island) e di una delle famigliezhaaganaash più ricche della città, ha pelle d’alabastro, tratti decisi e capelli scuri indomabili, un recente passato da giocatrice di hockey strepitosa e una passione smodata per la scienza, che la ricambia con pari intensità, donandole una lucidità e un metodo analitico per affrontare (quasi) ogni situazione.
Daunis ha una madre giovane e apparentemente fragile, un padre perso troppo presto, forse bugiardo, uno zio amatissimo morto in circostanze poco chiare, una nonna colpita da un ictus e un ramo paterno che la avvolge come una coperta calda, sotto cui guardare le stelle e porgere un saluto agli antenati.
Daunis ha il cuore spezzato e a un bivio, sta ben attenta a non confondere le strade e a non mescolare i Mondi, ma a volte ci pensa il destino a far impazzire la bussola, a portare dal fiume al mare e viceversa, trascinati da correnti impetuose e impreviste.
Testimone di un omicidio (perché “le cose brutte arrivano a gruppi di tre”), la nostra protagonista si trova coinvolta in un’indagine sotto copertura, invischiata in una rete di bugie sempre più grandi e pericolose, mentre la vista e il cuore, di nuovo, giocano scherzi pesanti, prendono abbagli e poi rivelano con crudele nitidezza.
Tra vecchi rancori, pregiudizi mai superati e nuove, letali droghe che minacciano la comunità, la nostra eroina avrà bisogno di entrambe le sue metà, di ogni frammento di sé per trovare una verità che non solo condanni i colpevoli, ma protegga le vittime e dia un senso, se possibile, alla tragedia.
Una verità che tenga insieme questa dimensione e le altre, il profumo d’incenso e l’aroma della sweetgrass, le preghiere mormorate sui banchi delle chiese e i canti levati per il Grande Spirito, la tavola periodica degli elementi e la medicina tradizionale.
Perché se un solo grammo può fare la differenza tra un finto divertimento e l’overdose, tra l’autocontrollo e l’esplosione, tra il bianco e il nero c’è un’infinità di sfumature che si armonizzano e creano una pittura bellissima, tra la veglia e il sonno esiste l’immensità di una visione che tutto comprende, tutto accoglie e dimostra, senza possibilità di errore e confutazione, che “l’intero è maggiore della somma delle sue parti”.
Un grammo di rabbia di Angeline Boulley è un giallo venato di thriller e dal retrogusto noir, ma soprattutto un grande romanzo sociale e di formazione, una lettura per tutte le età che affascina, insegna e poi affonda il colpo con precisione, come il momento in cui “l’arbitro molla il puck e ha luogo qualcosa di magico, ma familiare”, il tempo rallenta e ogni cosa si fa chiara.
Daunis è tutte le donne, tutte le donne ferite e colpite (più di quattro donne native su cinque hanno subito violenza domestica, violenza sessuale o stalking nel corso della loro esistenza), tutte le donne che combattono con le armi della saggezza, della resilienza, dell’intelligenza, dell’amore e dei denti e dei pugni, quando servono, è le nostre Anziane e le nostre figlie, quelle che già osservano il creato con occhi stupiti e quelle che verranno, è una di noi, è noi.
Da te ho imparato tanto e mi mancherai, Dauny Difesa, chi miigwetch!
A cura di Francesca Mogavero
Angeline Boulley
Angeline Boulley, membro della Tribù degli indiani Chippewa di Sault Ste. Marie, scrive storie sulla sua comunità Ojibwe, nel Michigan superiore. È stata direttrice dell’ufficio di Indian Educationall’interno del dipartimento dell’istruzione del governo degli Stati Uniti ed è tuttora impegnata nel miglioramento dell’istruzione degli studenti nativi americani a tutti i livelli: tribale, statale, regionale e nazionale. Vive nel Michigan ma la sua casa, dice, sarà sempre Sugar Island. Un grammo di rabbia è il suo romanzo d’esordio, e presto diventerà una serie Netflix prodotta dalla Higher Ground, la casa di produzione di Michelle e Barack Obama.
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