Un matrimoniale non premeditato
Recensione di Mara Cioffi
Autore: Rebecca West
Traduzione: Stefano Tummolini
Editore: Fazi Editore
Genere: Narrativa straniera
Pagine: 450
Anno di pubblicazione: 2021
Sinossi. La giovane e bellissima Isabelle è una ricca vedova americana che arriva a Parigi per riprendersi dalla perdita del primo marito. Dopo una serie di corteggiamenti incontra Marc, il quale, semplicemente, è l’uomo sbagliato nel momento giusto. Nulla, o quasi, accomuna i promessi sposi: sono un uomo e una donna che decidono di unire le proprie vite più sulla spinta di forze e coincidenze estranee alla loro volontà che per una reale attrazione. Lei è una donna sensibile quanto devota alla ragione come a un dio implacabile, un’americana che si trova a fare i conti con una cultura a lei estranea ma nella quale sceglie di immergersi, mentre matura un disgusto incapace di compromessi per la trivialità della vita condotta dall’aristocrazia del denaro con la quale si trova a mescolarsi: il denaro non fa che complicare la relazione tra i sessi, spingendo gli uomini a voler possedere le donne come possiedono il denaro, e le donne a prostituirsi, per quanto in forme socialmente accettate, per migliorare la propria posizione materiale. Soltanto nel momento in cui abbandonerà la propria ricerca ossessiva di spiegazioni razionali al comportamento umano e accetterà l’imperfezione, Isabelle riuscirà ad avvicinarsi davvero al marito.
Recensione
Come descrivere questo libro?
Me lo sono chiesta spesso, perché immaginavo qualcosa di totalmente diverso quando l’ho aperto e ho iniziato a leggerlo: la storia di una donna ricca, che dopo la morte del marito Roy, decide di ritornare a Parigi, per vivere in quel mondo che lei crede le appartenga di diritto per via della sua bellezza sfacciata e del suo patrimonio.
Viene subito risucchiata dall’orda di relazioni sessualmente appaganti, ma tossiche, dai pettegolezzi e, più in generale, dalle volgarità di un mondo decadente. Anche lei, tuttavia, non è lontana da macchinazioni: per ripicca nei confronti dell’uomo che credeva di amare, concede la sua mano a Marc Sallafranque, un industriale dell’automobile che è disposto a tutto pur di compiacerla, ma anche la loro è una relazione tossica, improntata sulla noia quando va bene, e su dannose elucubrazioni quando va male.
Il libro è anche una riflessione più ampia sulla società francese degli anni Venti, sul sistema economico che viaggia spedito, almeno fino alla crisi del ’29 e sul vago timore Rosso russo.
Rebecca West, attraverso la voce della protagonista, Isabelle, non indora la pillola su una società popolata da donne pronte a svendersi all’uomo più ricco nella stanza, impersonate da Petina, una donna inglese dalla mente volgare, e altresì da languidi donnaioli che si vedono rappresentati da André de Verviers, con il quale anche Isabelle ha una relazione, convinti che con il loro fascino e la loro ricchezza, possa concedere loro l’amnistia per qualsiasi comportamento tossico.
In una società dedita al piacere e spesso sopraffatta dalla noia, dove non importa quale sia il luogo, se la Costa Azzurra o i salotti parigini, perché la minestra è sempre la stessa, l’importante è che tutto rimanga sotto la superficie, che niente turbi lo status quo.
Una lezione che Isabelle impara a sue spese, perché sebbene appartenga di diritto a quel mondo, spesso da’ segni di insofferenza e come “evadere”, se non esprimendosi in gesti folli che, tuttavia, non hanno mai il risultato auspicato?
Un altro personaggio, Luba, fa da continuo memento alla protagonista di ciò che avviene quando la forbice sociale si allarga fino a non essere più riparabile: Luba, principessa Couranoff, è riuscita a scappare dalla Russia della rivoluzione, portando con sé la nostalgia per le feste, per il mondo privilegiato della nobiltà russa e si è trovata senza mezzi di sostentamento, se non mettere a servizio la sua bellezza all’amante di turno.
Lo stile della West non delude chi ama il suo stile raffinato e ricco di similitudini pungenti, adatte a descrivere la situazione e a farne intravedere anche gli squarci ironici; io, tuttavia, ho trovato la prima parte del libro piuttosto noiosa, salvata solo dalla seconda metà. Il linguaggio molto pomposo non ha aiutato nell’immedesimazione con la protagonista e ciò ha creato in me un certo straniamento.
Lo consiglio a chi ha già apprezzato Rebecca West e il suo stile e chi ha voglia di approfondire gli aspetti della società francese prima della Depressione.
Rebecca West
Rebecca West (County Kerry, 1892 – Londra 1983) è stata scrittrice e saggista anglo-irlandese. Dopo una serie di romanzi di relativo successo, si impose con Il traboccare della fontana (1956) e Gli uccelli cadono (1966), dove, con finezza psicologica e pungente ironia, si affrontano tematiche attuali, come l’incomunicabilità e il ruolo femminile nel mondo moderno. Nel 1982 ha pubblicato 1900, rievocazione del mondo della sua infanzia. Ma è ancora più notevole la sua opera critica, che prende in esame situazioni e problemi politici, sociali, storici. In particolare si ricordano: Il significato del tradimento (1949; ediz. definitiva 1965), scritto per il processo di W. Joyce, accusato di alto tradimento, e gli scritti sul processo di Norimberga (A train of powder, 1955); tra i saggi letterari, D.H. Lawrence: un’elegia (D.H. Lawrence: an elegy, 1930). La trilogia degli Aubrey è ispirata alla sua storia familiare. Nel 2020 Fazi ha pubblicato Quel prodigio di Harriet Hume, del 2021 è Un matrimonio non premeditato.
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