UN SABATO,
CON GLI AMICI
Andrea Camilleri
DETTAGLI:
Editore: Sellerio
Genere: Narrativa
Pagine: 116
Anno edizione: 2024
Sinossi. Un sabato, con gli amici è il romanzo più sorprendente di Camilleri, pubblicato per la prima volta da Mondadori nel 2009. Non è un giallo. Anche se l’ingombro di un cadavere non manca, con gli interrogativi che pone, in margine a un finto quanto torbido tentativo di ricatto. E neppure difetta, il non giallo, di una forte tensione narrativa: subito inaugurata in copertina da quel segnale d’allarme dato dalla virgola del titolo che rende quanto meno ambigua, se non micidiale, la qualifica di amicizia. Il romanzo è spietato. Per esso, Camilleri ha dismesso gli estri umoristici e i colori del vigatese. Il non riscattabile teatro degli orrori gli ha imposto un italiano asciutto: veloce, affilato e freddo; addirittura raggelante. Volutamente imprecisata è l’ubicazione della storia. La città non ha nome. È astratta da ogni referenza. È solo il luogo della composizione, in un variare di interni borghesi (completati da una garçonnière condivisa), di un susseguirsi di dialoghi come in scene di teatro: con scarne didascalie, che rendono agevole il transito al racconto. Sono sei gli amici: tre uomini e tre donne in carriera. Hanno trascorso insieme gli anni di liceo e università. Formano adesso una comitiva esclusiva, rinsaldata da un lussuriare sostenuto dal cinismo e dall’ipocrisia; oltre che da un convulso ricambio di letti, che disegna un puzzle da ricomporre e continuamente aggiornare. La viziosità ha derive di depravazione, profondamente segnata com’è da infanzie violate o da traumi mai seppelliti. Gli amici si danno un appuntamento settimanale. È la rimpatriata del sabato sera. Per una volta, coinvolgono nel rito un compagno da tempo dato per disperso. L’ospite è scomodo, socialmente diverso. È gay dichiarato e comunista. Non ha soldi. Deve arrangiarsi. E soprattutto detiene fotografie pesantemente compromettenti per un componente del sodalizio. Viene trovato morto. Era caduto accidentalmente, sporgendosi ubriaco dal parapetto del terrazzo, si convenne. Il provvido tonfo aveva liberato la trista brigata, chiusa e refrattaria che, indisturbata, poteva continuare a ravvolgersi su sé stessa. Ma chi aveva dato la spinta, se spinta c’era stata?
Recensione di Roberta Canu
L’autore, Andrea Camilleri, non ha certamente bisogno di presentazioni eppure in questo suo romanzo innovativo che si distacca totalmente dai suoi libri ben più noti, assomiglia quasi più ad un estraneo, si allontana cioè da quel linguaggio dialettale e da tutto ciò che è, palesemente, Camilleri, forse chissà, in realtà, mostrando il suo lato più intimo e ombroso?
Di certo, l’opera in questione punta l’attenzione non tanto su un omicidio oppure sul genere misterioso e giallo, tanto quanto su una narrazione tagliente, piuttosto provocatoria aggiungerei, e questo fa di Camilleri un autore incredibilmente versatile e vero, indimenticabile anche per coloro che non sono poi tanto avvezzi alle sue storie.
È un romanzo molto breve ma che paradossalmente riesce, in un crescendo emotivo e sensazionale quasi l’autore usufruisse di un climax ascendente, a instillare nel lettore quell’idea di opera corposa cui non manca nulla, carica se non addirittura sovraccarica di momenti delicati, quasi paurosi talvolta, sempre pregni di una sensibilità così cruda e al contempo volutamente ipocrita e direi egocentrica.
I protagonisti sembrano ritrovarsi, per la seconda volta nella loro vita, su di un piccolo teatro che a poco a poco però diventa un immenso scenario attrattivo e descrittivo, avvalendosi di numerosi dialoghi che spesso sembrano ansiosi e poco liberatori, claustrofobici e dolenti.
Più si va avanti con la lettura e più si immagina il passato e il futuro delle varie figure poste al centro dell’opera, in realtà è come se non si percepisse mai con nitidezza la loro vita poiché il tutto accade in modo violento e frettoloso, è palese inoltre l’annullare di tutto ciò che sta al di fuori del loro contesto così morboso e appiccicoso, in effetti si sa ben poco delle circostanze esterne ai fatti scandalosi e macabri.
Il focus continuo sui personaggi, come ad esempio Anna, Rena e Fabio, ma anche il resto di quell’assurda comitiva che tanto fa parlare di sé, ruota puntualmente attorno alle sofferenze e ai traumi dell’infanzia di ciascuno di loro, apparendo all’occhio del lettore quasi un sogno lucido, un incubo continuo in cui c’è spazio per il sorriso sì, ma pur sempre melodrammatico e mesto.
Un romanzo capace sicuramente di aprire una voragine in ognuno di noi, e sempre in noi, dar vita a due fazioni differenti provenienti però dalla stessa sorgente: sta alle persone stesse infatti concedere spazio o alla luce o al buio sempiterno dell’anima, e questo Camilleri sembra riconoscerlo da vero padre letterario e teatrale, non tanto scenico ma quanto essenzialmente vitale.
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Andrea Camilleri
(Porto Empedocle, 1925-Roma, 2019), regista di teatro, televisione, radio e sceneggiatore. Ha insegnato regia presso l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica. Ha pubblicato numerosi saggi sullo spettacolo e il volume, I teatri stabili in Italia (1898-1918). Il suo primo romanzo, Il corso delle cose, del 1978, è stato trasmesso in tre puntate dalla TV col titolo La mano sugli occhi. Con questa casa editrice ha pubblicato: La strage dimenticata (1984), La stagione della caccia (1992), La bolla di componenda (1993), Il birraio di Preston (1995), Un filo di fumo (1997), Il gioco della mosca (1997), La concessione del telefono (1998), Il corso delle cose (1998), Il re di Girgenti (2001), La presa di Macallè (2003), Privo di titolo (2005), Le pecore e il pastore (2007), Maruzza Musumeci (2007), Il casellante (2008), Il sonaglio (2009), La rizzagliata (2009), Il nipote del Negus (2010, anche in versione audiolibro), Gran Circo Taddei e altre storie di Vigàta (2011), La setta degli angeli (2011), La Regina di Pomerania e altre storie di Vigàta (2012), La rivoluzione della luna (2013), La banda Sacco (2013), Inseguendo un’ombra (2014), Il quadro delle meraviglie. Scritti per teatro, radio, musica, cinema (2015), Le vichinghe volanti e altre storie d’amore a Vigàta (2015), La cappella di famiglia e altre storie di Vigàta (2016), La mossa del cavallo (2017), La scomparsa di Patò (2018), Conversazione su Tiresia (2019), Autodifesa di Caino (2019), La Pensione Eva (2021), La guerra privata di Samuele e altre storie di Vigàta (2022), Il teatro certamente. Dialogo con Giuseppe Dipasquale (2023), Un sabato, con gli amici (2024); e inoltre i romanzi e racconti con protagonista il commissario Salvo Montalbano: La forma dell’acqua (1994), Il cane di terracotta (1996), Il ladro di merendine (1996), La voce del violino (1997), La gita a Tindari (2000), L’odore della notte (2001), Il giro di boa (2003), La pazienza del ragno (2004), La luna di carta (2005), La vampa d’agosto (2006), Le ali della sfinge (2006), La pista di sabbia (2007), Il campo del vasaio (2008), L’età del dubbio (2008), La danza del gabbiano (2009), La caccia al tesoro (2010), Il sorriso di Angelica (2010), Il gioco degli specchi (2011), Una lama di luce (2012), Una voce di notte (2012), Un covo di vipere (2013), La piramide di fango (2014), Morte in mare aperto e altre indagini del giovane Montalbano (2014), La giostra degli scambi (2015), L’altro capo del filo (2016), La rete di protezione (2017), Un mese con Montalbano (2017), Il metodo Catalanotti (2018), Gli arancini di Montalbano (2018), Il cuoco dell’Alcyon (2019), Riccardino (2020), La prima indagine di Montalbano (2021), La coscienza di Montalbano (2022), La paura di Montalbano (2023). Premio Campiello 2011 alla Carriera, Premio Chandler 2011 alla Carriera, Premio Fregene Letteratura – Opera Complessiva 2013, Premio Pepe Carvalho 2014, Premio Gogol’ 2015.
A cura di Roberta Canu
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