DI SCRITTURA
Autore: Alex Pavesi
Traduttore: Alessandra Petrelli
Editore: Mondadori
Genere: Giallo
Pagine: 360
Anno edizione: 2025
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Sinossi. Il 30 maggio 1999, sotto una pioggia torrenziale, un gruppo di amici si incontra in un’elegante dimora del Wiltshire. Anatol, il proprietario della casa, ha da poco perso il padre in circostanze sospette, ma, come sempre, ha riunito tutti per festeggiare il suo compleanno. Agli invitati propone un gioco: ognuno dovrà scrivere un racconto giallo, in cui vittime e assassini siano loro stessi, e il testo verrà battuto su un paio di vecchie macchine da scrivere, in modo che l’autore non venga svelato. Anatol può contare sulla perfetta organizzazione di Phoebe, insegnante rigorosa, che si occupa che tutto proceda per il meglio. E su Dean, il suo affascinante migliore amico, che ha altro per la testa, ma decide comunque di non boicottare il desiderio di Anatol. Maya, l’artista del gruppo, ha un’attrazione morbosa per la morte e accetta di buon grado, alla ricerca di uno stimolo che possa smuovere la sua proverbiale apatia. Marcin, milionario malinconico, è critico nei confronti della proposta, ma pensieri ben più drammatici sembrano offuscare il suo orizzonte. E poi c’è Janika, appena rientrata da un viaggio in Australia, che raggiunge il gruppo all’ultimo momento e avverte fin da subito che qualcosa non sta andando nel verso giusto. Perché quando si affida un compito del genere a persone che si conoscono da una vita, è naturale che attingano a ciò che hanno a disposizione: segreti, rancori, tradimenti. Così, per ogni omicidio immaginario, qualcuno ricava un movente per un omicidio reale, mentre i piani si confondono, la realtà si intreccia ai racconti e nella mente del lettore si fa largo il quesito più importante: se ci sarà un vero omicidio, sarò in grado di riconoscerlo?
Recensione di Bruno Vigliarolo
Fin dal titolo di Un tranquillo weekend di scrittura, si intuisce che il romanzo di Alex Pavesi rappresenta un giallo atipico: un mystery che gioca su un piano di lettura strettamente narrativo e su un secondo livello che potremmo definire metanarrativo. Una storia che, tra le sue pagine, racchiude altre storie scritte dai suoi stessi personaggi.
Prossimo a festeggiare il trentesimo compleanno, benché ancora in lutto per la morte di suo padre Augustine, Anatol ospita nella campagna del Wiltshire la sua ristretta cerchia di amici. Conosciamo così Janika, introversa ricercatrice appena rientrata dall’Australia; Dean, marito fedifrago; Phoebe, docente affidabile e metodica; Marcin, operatore finanziario tanto ricco quanto ombroso; Maya, artista dall’animo evanescente.
Un legame d’amicizia che, tuttavia, appare alquanto scialbo e inquieto, come se il festeggiamento fosse un atto dovuto, una tradizione stanca e svogliata, piuttosto che un vivace momento di aggregazione. A guastare ulteriormente l’atmosfera, le strane lettere minatorie ricevute da alcuni degli invitati, e il dubbio che dietro la morte di Augustine – derubricata a tragico incidente – si celi un omicidio.
Dopo un inizio dai ritmi “diesel” (necessari a introdurre i protagonisti e il loro arrivo nel Wiltshire) la vicenda si anima, grazie al gioco proposto dall’anfitrione per spezzare la monotonia di un weekend a base di alcol e maltempo. Ciascuno dei presenti è dunque chiamato a comporre, in forma anonima, un breve racconto in cui è descritta l’uccisione di uno dei membri del gruppo ad opera di un altro.
Il risultato è un notevole labirinto narratologico in cui il passato si sovrappone al presente, il presente al futuro, la realtà alla fantasia. Le scene (omicidi inclusi) si susseguono a intermittenza, in modo apparentemente sconnesso, regalando frammenti parziali che devono essere vagliati, soppesati, riordinati. La domanda di fondo è sempre la stessa: ciò che sto leggendo è davvero accaduto o è solo un’invenzione battuta a macchina da uno dei sei “amici”?
Riannodare i fili è tutt’altro che semplice, pertanto il testo riesce a mantenere un buon livello di tensione, pur in assenza di un vero e proprio centro di gravità. L’autore, infatti, non sembra puntare sul magnetismo dei singoli personaggi, né sul crescendo di un’indagine serrata. Il cardine del romanzo è l’intreccio narrativo, il gioco di specchi che inganna e ghermisce l’attenzione del lettore.
La scrittura di Alex Pavesi è scorrevole, fluida, sufficientemente ricca quando deve soffermarsi a descrivere dettagli ambientali e dinamiche d’azione. A tratti ho riscontrato una certa prolissità nei dialoghi, ma nel complesso emerge una prosa piacevole e sicura dei propri mezzi.
In conclusione, Un tranquillo weekend di scrittura è un giallo peculiare che trascende i modelli più comuni della narrativa crime. Chi ambisce un’indagine tradizionale, e personaggi iconici con cui empatizzare, potrebbe restare un po’ spiazzato. Al contrario, gli amanti dei romanzi illusionistici, in cerca di un rompicapo da decrittare, troveranno una lettura intrigante e originale.
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Alex Pavesi
è un autore inglese di grande successo. Prima di diventare uno scrittore a tempo pieno, ha lavorato come ingegnere informatico e ha studiato matematica, facendo il libraio part-time. Il suo romanzo d’esordio, Otto detective (Mondadori, 2020), è stato tradotto in diciannove paesi e ha vinto il Capital Crimes Reader Award per l’opera prima, ed è entrato nella shortlist del Glass Bell Award e del Barry Award. Vive a Londra.