Recensione di Sara Zanferrari
Autore: Pierpaolo Vettori
Editore: Neri Pozza
Genere: autobiografico
Pagine: 174
Pubblicazione: 18 novembre 2021
Sinossi. «In inglese l’espressione vanish into thin air significa all’incirca sparire nel nulla…». Non poteva che iniziare con queste parole Un uomo sottile. Il protagonista di questo libro cerca un uomo che non ha mai visto e che da anni ormai è chiuso in un Istituto di cura di Venezia, colpito da una grave malattia degenerativa. Si tratta di un famoso scrittore, ridotto ormai a una vita assente, privo di memoria, dimentico di chi è stato e di cosa ha rappresentato. Il narratore lo cita solo con il suo acronimo, DDG, ma è evidente si tratti di Daniele Del Giudice: di lui ha letto tutto quello che ha scritto. E in una sorta di sfida impossibile con il destino prova a ritrovarlo, a dargli ancora consistenza, consapevolezza, andando a domandare ai personaggi letterari inventati dall’autore di Atlante Occidentale la storia di quell’uomo, quell’uomo che sembra sparito nel nulla. Ma il protagonista di Un uomo sottile non dialoga soltanto con i personaggi dei romanzi di DDG, racconta in parallelo anche una storia privata: quella della malattia e della guarigione di sua moglie, una malattia che potrebbe apparire simile a quella che ha colpito DDG. Alla fine il narratore decide di andare a trovarlo a Venezia. Oserà aprire la porta di quella stanza ritrovandoselo davanti? Costruito come fossero scatole cinesi, questo romanzo ci mette in contatto con il mistero dell’identità, con la chiaroveggenza della letteratura, con il miracolo dei romanzi che in una forma inaspettata finiscono per custodire la memoria di chi li ha scritti anche quando l’autore non può piúricordarli. Un omaggio, una dichiarazione d’amore verso il potere salvifico della letteratura, e verso uno scrittore che abbiamo tutti amato. Un tributo, un modo per prolungarne ricordo e memoria.
Recensione
E’ al romanzo “Un uomo sottile” del torinese Pierpaolo Vettori, che è andato il V Premio nazionale di Letteratura Neri Pozza, che poi lo ha pubblicato.
Un romanzo originale, un “esperimento” narrativo, una biografia che biografia non è, non nel senso comune del termine, perlomeno: Vettori omaggia la vita dello scrittore Daniele Del Giudice, qui chiamato DDG, attraverso non la descrizione dell’autore, il carattere, gli eventi, bensì attraverso le sue opere e i suoi personaggi.
Un incontro avvenuto per caso quello con DDG, solo tre anni fa, ma che colpisce Vettori come una folgorazione. L’intensità della sua scrittura e una domanda, un tarlo che gli si insinua dentro: perché ha scritto così poco? (anche prima di ammalarsi. Del Giudice, infatti, ci ha lasciati lo scorso settembre 2021, ma ormai da tempo non era più con noi, colpito da una malattia degenerativa).
Ma l’esperimento si spinge ancora più in là: lo scrittore scrive di uno scrittore che scrive di uno scrittore!
“Mi piacerebbe lavorare sul fallimento del mio protagonista, – dice Paolo Vetri, lo scrittore protagonista del libro, al suo agente, spiegandogli cosa vuole fare – un romanziere che insegue le sue tracce che vorrebbe capire perché DDG ha scritto così poco e che cosa scriverebbe se ne fosse ancora capace. Cerca di immedesimarsi in lui, lo insegue come un cacciatore di fantasmi. È un’ossessione che a poco a poco invade anche la sua vita privata, quasi una possessione letteraria.”
E ancora: “Non è mia intenzione scrivere una biografia di DDG. A dire il vero non vorrei neanche nominarlo se fosse possibile. Per me è una figura letteraria, capisci, è fatto di libri, di frasi che mi si sono appiccicate addosso. Se è vero che gli autori coincidono con i romanzi che scrivono, dove potrei cercarlo con più sicurezza se non tra le sue pagine?”
E’ così che Paolo Vetri/Vettori si muove non solo fino alla clinica dove DDG si trova, per incontrarlo fisicamente, ma nel mentre di questo suo cammino fisico e spirituale incontra alcuni dei personaggi dei libri di DDG, con cui intavola dei veri e propri discorsi, mezzo per avvicinarci a lui, alle sue idee, alla sua letteratura.
Si spinge ancora più in là, tira la corda dell’immaginazione e della realtà fino a trovarsi a discutere di chi sia DDG e se la sua storia possa essere davvero interessante nientemeno che con BobiBazlen, il protagonista del suo primo romanzo, Lo stadio di Wimbledon. Bazlen è impietoso verso l’incauto, quanto entusiasta scrittore:
“Vede, il problema è che lei, con tutti questi stratagemmi letterari, anche divertenti, per carità, come la macchina da scrivere, i finti racconti, i personaggi immaginari, magari ha imbastito una storia interessante, ma resta un punto fermo: dello scrittore lei non sa niente. E’ tutta immaginazione. Se avesse davvero parlato con i familiari o con gli amici, di sicuro avrebbe scritto un libro più banale, una biografia come mille altre, ma almeno non si sarebbe allontanato così tanto dalla verità. Vuole sapere com’era davvero il suo DDG prima della malattia?”
E quasi ce lo suggerisce il dubbio, se questo suo esperimento sia davvero riuscito, se sia davvero qualcosa di letterario e soprattutto se riesca alla fin fine a svelarci davvero la potenza della scrittura di Daniele Del Giudice.
Seguiamo curiosi le peripezie psico – fisiche dell’incauto scrittore, anche fosse solo per vedere dove andrà a parare, come farà finire la sua parabola e se sarà in grado di trovare le risposte alle sue domande. Mentre nella vita reale del suo protagonista si consuma un dramma molto simile a quello di DDG: la moglie Laura sta “svanendo”, anche lei colpita da un male che la fa lentamente sparire, la fa diventare sottile, privandola della memoria e così dell’essenza di sé e di loro, come coppia.
E così, alla fine, sembra suggerirci Vettori, forse qualche possibilità di resistere l’abbiamo: l’amore, certo, e assieme al più nobile dei sentimenti, la letteratura, qui brandita come arma plausibile per sconfiggere lo svanire lento e inesorabile dei nostri corpi umani.
A cura di Sara Zanferrari
Pierpaolo Vettori
Pierpaolo Vettori (Venaria Reale, 1967) è stato finalista per due edizioni al Premio Calvino e ha esordito con La notte dei bambini cometa (Antigone, 2011), seguito pochi mesi dopo da Le sorelle Soffici (Elliot, 2012). Dopo La vita incerta delle ombre (Elliot, 2014), nel 2018 esce per Bompiani Lanterna per illusionisti. Laureato in lettere con una tesi sulla Swinging London, vive e lavora a Torino. Con questo romanzo ha vinto il Premio Neri Pozza 2021.
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