Recensione di Antonella Bagorda
Autore: Sergio Costa
Editore: Les Flâneurs Edizioni
Genere: narrativa contemporanea
Pagine: 177
Pubblicazione: luglio 2021
Sinossi. Cosa succede se una brava persona, ridotta alla disperazione, si trova a impugnare un’arma? Il protagonista di quest’opera è un uomo qualunque. Un cinquantenne che ha perso il lavoro a seguito di una malattia e si ritrova con moglie e figlia da mantenere, il conto in banca prosciugato e incertezze del futuro. Un uomo che butta per terra il mozzicone della sigaretta e poi lo riprende per gettarlo nel cestino, pur di non sentirsi in colpa. Il protagonista di questa storia vuole solo tornare a lavorare onestamente. Come può un uomo così, senza un titolo di studio e con un’unica esperienza lavorativa alle spalle, rimettersi in gioco nella società odierna? La disperazione fa confondere tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. Bisogna riconoscere il limite e non oltrepassarlo.
Recensione
Un uomo di mezza età come ce ne sono tanti. Una situazione come, purtroppo, se ne sentono tante. Una famiglia da mantenere, una malattia improvvisa, il lavoro perso, un conto in banca che precipita troppo in fretta verso il rosso, la voglia di tornare a lavorare, la disperazione che porta a fare scelte sbagliate e, soprattutto, pericolose. Poi una pistola. Una vendetta. Una coscienza.
Una brava persona è un romanzo semplice, sviluppato con una scrittura quasi elementare e narrato in prima persona da un protagonista che tende troppo spesso a farsi domande e darsi risposte, stileche non apprezzo particolarmente.
La denuncia sociale, che è la vera protagonista di questo romanzo, è reale e spaventosa. Nella società attuale un uomo di cinquant’anni, senza alcun titolo di studio e rimasto improvvisamente e inaspettatamente senza lavoro, è considerato un fantasma. Ha pochissime possibilità di rimettersi in sella a una vita professionale dignitosa, pochissime possibilità se non addirittura nulle. Lo dimostrano i troppi suicidi registrati, collegati alla crisi del lavoro che questo romanzo cerca di descrivere facendola apparire esattamente per quello che è: distruttiva, tragica.
Il protagonista di questa storia dalle tinte noir è una brava persona, un uomo semplice, un padre di famiglia, disposto a tutto pur di non far mancare nulla alla propria figlia e alla propria moglie. Disperato al punto da compiere un gesto che mai avrebbe immaginato di avere il coraggio di compiere: procurarsi una pistola. E usarla. E da questo gesto ha inizio un susseguirsi di vicende che porterà il nostro uomo a immischiarsi con gente poco raccomandabile, in giri che non gli appartengono, in affari che non lo faranno dormire di notte.
L’idea del romanzo non è esattamente il massimo dell’originalità, ma l’autore ha trovato comunque il giusto modo per renderla personale e particolare.
La scrittura non è eccellente e la narrazione troppo appesantita da situazioni inutili: un personaggio che racconta una storia in prima persona non può avere un dialogo con se stesso del tipo “Ma che ore sono? Sono già le otto, caspita.” oppure “Dove ho messo le chiavi? Ah, eccole, le ho trovate.”. Personalmente trovo queste forme poco credibili e molto noiose, soprattutto quando l’intero romanzo segue costantemente questo stile.
I personaggi sono pochi e purtroppo poco caratterizzati. Su alcuni l’autore si concentra e si sofferma di più, ma sono personaggi che alla storia non danno nulla, non aggiungono e non tolgono.Avrei preferito, piuttosto, approfondire lo stato d’animo del protagonista, che alla fin fine non appare mai così preoccupato del suo stato di disoccupazione e dei soldi che sono sempre meno, e parliamo di cifre molto basse. Nonostante la sua situazione poco piacevole, lui continua a prendere più di un caffè al giorno al bar e continua a comprare due pacchetti di sigarette al giorno e a fumare senza alcun senso di colpa e senza farsene alcun cruccio che non sia quello di raccogliere la cicca da terra e gettarla in un cestino della spazzatura.
Mi dispiace non avere belle parole neppure per il finale. Sbrigativo, scontato, quasi assurdo.
Per concludere, ho letto un romanzo con un buon potenziale, che dalla trama prometteva di essere un gran bel noir ma che non è stato sviluppato in maniera sufficiente. Questa scrittura così semplice potrebbe anche funzionare, anzi sono certa che funzionerebbe, se solo ci fosse stata più attenzione nello sviluppo della trama, nell’inserimento di climax e di svolte fondamentali per mantenere viva l’attenzione e la tensione del lettore, nella descrizione approfondita degli stati d’animo del protagonista, nella partecipazione attiva dei personaggi moglie e figlia, che subiscono lo stesso dramma dell’uomo di casa ma senza apparire mai preoccupate, quasi prendendo la situazione con leggerezza e superficialità. Riassumendo potrei dire che il difetto più grande di questo romanzo è la poca credibilità che l’autore gli ha cucito addosso.
La domanda di rito devo farla. Consiglio la lettura di questo libro? Questa volta è un no.
Sono solo 177 pagine, e si leggono in fretta e senza fatica alcuna, e se almeno il finale fosse stato originale e spiazzante avrei sicuramente valutato il tutto in maniera diversa. Ma così non è stato.
Leggo che l’autore, Sergio Costa, ha iniziato a scrivere per uscire da un periodo difficile e che la scrittura è poi diventata la sua passione. Gli auguro di continuare a scrivere sempre e di sfornare idee vincenti come questa, magari facendosi consigliare da un giusto editor che possa mettere in risalto i pregi della sua scrittura ed eliminarne i difetti.
Il mio più sincero in bocca al lupo a lui.
Sergio Costa
Sergio Costa nasce a Milano nel 1968, ma abita da sempre a Trezzano sul Naviglio, nell’hinterland del capoluogo lombardo. Marito e padre di una ragazza, ha abbandonato gli studi per lavorare. Tra i vari impieghi svolti, per anni è stato capoturno di una grossa multinazionale petrolchimica. Ha da sempre la passione per la lettura, in particolare thriller, noir e polizieschi. La scrittura è arrivata dopo, come valido aiuto in un periodo difficile della sua vita. Oggi è diventata una vera passione.
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