lontano dalla polvere
di Tita Prestini
Barta, 2022
Giallo, pag.208
Sinossi. Perché Settembrini, giovanissimo vice commissario aggiunto, viene spedito dai suoi superiori in un paesino della Valcamonica, luogo di ricerche minerarie di un reparto nazista? Pare trattarsi solo di un incarico spinoso: indagare sulla sparizione di una bella e indipendente archeologa, con legami importanti, il cui passaporto è stato ritrovato in circostanze singolari. È l’agosto del 1942 e l’Italia è a fianco del Reich in una guerra mondiale che inizia a farsi complicata per le forze dell’Asse. Le città subiscono bombardamenti e i generi alimentari sono razionati quasi ovunque. Ma in quel paesino «lontano dalla polvere», «un luogo protetto dove rimettere insieme i pezzi della propria vita», di quel che accade nel resto della nazione soffiano solo gli echi. Qui anche la morte pare giocare a nascondersi: dietro il tempo passato e i rapporti consolidati nel sospetto, annidandosi fra i segreti delle valli, lungo le incisioni rupestri risalenti a migliaia di anni prima la cui presenza sembra influenzare ancora le persone. E se «nessuna morte ha senso», nonostante i colpevoli individuati e le bugie soffocate, la vita invece sì. A volte basta sciogliere una treccia.
Recensione Daniele Cambiaso
Per chi ancora non avesse conosciuto il commissario Fabio Settembrini, già protagonista dei romanzi “La doppia morte della compagna Sangalli” e “L’uomo che voleva uccidere il diavolo”, questa potrebbe essere un’occasione da non lasciarsi scappare, perché permetterebbe di iniziare un percorso cronologicamente perfetto nelle inchieste del commissario. Chi invece già lo apprezza, scoprirà molti dettagli interessanti. Sì, perché la terza avventura in realtà è un prequel, che ci riporta al 1942, quando il protagonista è ancora vice commissario aggiunto e deve affrontare il suo primo caso veramente importante.
Il passeggero scese con la sua valigia malmessa, roba da poveri, contenente il cambio di vestiti per una settimana e un sacchetto da mezzo chilo di caffè. Si guardò attorno con aria svagata e allo stesso tempo assorta, nel tentativo di raccapezzarsi, quasi volesse rendersi conto di dove fosse capitato.
In questa breve descrizione c’è tutta l’essenza di Fabio Settembrini, un giovane funzionario di polizia alla ricerca anche di se stesso, che si ritrova a risolvere casi intricati dapprima quasi controvoglia, poi con caparbia determinazione e lucida intelligenza. Il mistero ruota attorno alla sparizione della dottoressa Fanelli, il cui passaporto è stato ritrovato in circostanze davvero particolari e che lo porta a indagare in una minuscola e appartata comunità della Valcamonica, che sembra non essere toccata dalle restrizioni e dalle sofferenze del conflitto in corso.
Il mistero ruota attorno a una donna, dunque cherchez la femme. Indubbiamente Nella, come la chiamano tutti, costituisce già di per sé un enigma appassionante:
«Avete mai sentito parlare della professoressa Annabella Fanelli?», era intervenuto il vicequestore.
Fabio aveva fatto segno di no.
L’altro mostrava la foto di una donna attraente, una bionda tra i trenta e i quaranta dall’aspetto sportivo con capelli corti alla maschietto secondo i dettami della moda di prima della guerra, sorriso aperto, faccia intelligente e decisa, ritratta a fianco di una cinepresa. «Antropologa, biologa, documentarista conosciuta in tutta Europa, ha lavorato anche con Leni Riefenstahl, la regista preferita da Hitler.»
Ce n’è quanto basta per far drizzare le antenne, ma Settembrini sonderà il “mistero Nella” fino a coglierne tutte le più delicate sfumature, le più intime. Sì, perché la dottoressa Fanelli, prima di sparire, ha impresso una traccia indelebile di sé in ognuna delle persone che l’hanno conosciuta. Quindi Settembrini ricompone con dedizione certosina e umana pietas un puzzle attraverso le testimonianze del podestà Achille Rigon e di sua moglie Clara, del pastore Celso, del bottegaio Salvetti, di don Marco, del dottor Sandrini e persino di alcuni tedeschi legati all’Ahnenerbe che compiono misteriosi scavi in una miniera poco distante.
Ne emerge il quadro prismatico di una “bella donna, volitiva, spesso impulsiva; carattere irruente, a suo modo affascinante”, ma ricca di sfaccettature, e già in questo potrebbe celarsi una spiegazione della misteriosa scomparsa. Al contempo, però, nel corso dell’inchiesta si delineano nitide le dinamiche di una comunità piccola, chiusa, apparentemente “lontana dalla polvere” della Storia, al riparo dalle insidie di una guerra che nel 1942 è al suo punto di svolta, con i suoi corollari di razionamenti, bombardamenti, distruzioni ma non esente dalla sofferenza, dalla paura, dalla morte. Ognuno cela i propri segreti, ha finalità nascoste, passioni soffocate. Settembrini scoperchia drammi privati e lambisce le tragedie della Storia, acquisendo a ogni passaggio una dolente consapevolezza di sé e del mondo, in una dimensione narrativa che tende al romanzo corale pur nella pluralità e originalità delle voci soliste.
Gli uomini, i luoghi. Quanto può essere rifugio, una comunità del genere, e quanto invece prigione?
Quanto può essere punto di partenza verso la libertà? Domande che accompagnano il lettore non solo nel tempo della lettura del romanzo e della risoluzione dell’enigma, aprendo la via a riflessioni di più ampio respiro come solo la migliore narrativa sa stimolare.
C’è ancora altro, però. Ci sono gli studi della dottoressa, le sue scoperte, le grotte con i pitòti, le incisioni rupestri delle popolazioni autoctone, oggi Patrimonio Mondiale dell’Unesco: ecco ergersi a protagonista l’ambientazione nella sua accezione più profonda, che Prestini cura non solo con descrizioni rapide ed efficaci, ma anche con rimandi storici accurati, interessanti, sempre perfettamente amalgamati alla trama, per cui non si avverte mai un cedimento nel ritmo della narrazione. Ogni elemento è necessario e collocato esattamente al proprio posto, in una tessitura raffinata che regala al lettore pagine di qualità non comune.
Di romanzo in romanzo il malinconico, umano, caparbio Fabio Settembrini si sta ritagliando un posto stabile tra i migliori “detectives di carta” del nostro tempo; ci auguriamo di poterne leggere e parlare ancora a lungo.
Tita Prestini
giornalista, si è occupato di editoria a Brescia e a Milano. Vive sul lago d’Iseo, scrivendo libri. Con Barta ha pubblicato le prime tre indagini di Settembrini: La doppia morte della compagna Sangalli (2019), con cui ha vinto nel 2020 il premio MicroEditoria di qualità; L’uomo che voleva uccidere il diavolo (2021); Una breve estate lontano dalla polvere (2022). Nella seconda indagine di Settembrini compare il partigiano Nuvola, protagonista de La prima legge di Aguirre (2022).