UNA MINIMA INFELICITA’
di Carmen Verde
Neri Pozza 2022
narrativa, pag. 160
Sinossi. Una minima infelicità è un romanzo vertiginoso. Una nave in bottiglia che non si può smettere di ammirare. Annetta racconta la sua vita vissuta all’ombra della madre, Sofia Vivier. Bella, inquieta, elegante, Sofia si vergogna del corpo della figlia perché è scandalosamente minuto. Una petite che non cresce, che resta alta come una bambina. Chiusa nel sacrario della sua casa, Annetta fugge la rozzezza del mondo di fuori, rispetto al quale si sente inadeguata. A sua insaputa, però, il declino lavora in segreto. È l’arrivo di Clara Bigi, una domestica crudele, capace di imporle regole rigide e insensate, a introdurre il primo elemento di discontinuità nella vita familiare. Il padre, Antonio Baldini, ricco commerciante di tessuti, cede a quella donna il controllo della sua vita domestica. Clara Bigi diventa cosí il guardiano di Annetta, arrivando a sorvegliarne anche le letture. La morte improvvisa del padre è per Annetta l’approdo brusco all’età adulta. Dimentica di sé, decide di rivolgere le sue cure soltanto alla madre, fino ad accudirne la bellezza sfiorita. Allenata dal suo stesso corpo alla rinuncia, coltiva con ostinazione il suo istinto alla diminuzione.
Una minima infelicità
A cura di Ilaria Bagnati
Recensione di Ilaria Bagnati
Annetta è una bimba minuta, introversa, sola. I bambini con lei non ci giocano, non la cercano. Sulla sua testa pesa come una spada di Damocle la pazzia della nonna materna, l’avrà ereditata?
Annetta è piccola di stazza ma appare ancora più piccola in relazione alla madre, la bella Sofia Vivier. Annetta vive con e per la madre, lo stesso non si può dire di Sofia.
Sofia è una madre ma non fa la madre, è sfuggente, infelice, presa da altro, indifferente alle esigenze della figlia.
Sa essere tenera con la figlia ma Annetta non percepisce tutto l’amore che dovrebbe e vorrebbe sentire da lei. La bambina anela il suo amore, la sua attenzione, brama la sua presenza, vive in funzione di lei alienandosi spesso dal resto.
“La vita non è meno della letteratura. Bisognerebbe studiare a scuola l’infelicità delle nostre madri”.
Anche il padre per lei è uno sconosciuto, si trova a disagio con lui anche se condividono lo stesso tetto.
Quando in casa arriva Clara Bigi, assunta dal padre come domestica, l’aria si fa irrespirabile, il luogo diventa claustrofobico. Ogni volta che Clara fa un dispetto, le pareti della casa si restringono, Annetta non capisce come la madre possa lasciar perdere.
La morte del padre fa da spartiacque, Annetta è costretta a crescere e a prendersi cura della madre, è il suo dovere di figlia. Gioisce finalmente Annetta nell’essere di aiuto alla madre, è lei ora il suo sostegno.
“Le stringevo il braccio, riconoscente. Con quanto egoismo gioivo all’idea che avesse finalmente bisogno di me!”
Una minima infelicità è un romanzo lento, che cresce insieme alla sua protagonista.
L’autrice con il suo esordio ci fa entrare nell’intimità di una casa, nell’intimità dei rapporti familiari sviscerando i sentimenti, facendoci entrare nelle pieghe dei pensieri, dei rapporti umani, delle emozioni. Verde non è mai eccessiva, la sua scrittura è minuziosa, intima, profonda, scorrevole.
Una minima infelicità racconta una storia semplice, senza particolari colpi di scena, perché quello che conta qui sono i rapporti umani e come i personaggi li vivono sulla loro pelle.
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Carmen Verde
è un’autrice italiana. Nata a Santa Maria Capua Vetere, in provincia di Caserta,i suoi racconti sono stati pubblicati da Nottetempo, Babbomorto Editore, Cadillac e Succedeoggi, e Tapirulan (Sjette). Nel 2018 è stata segnalata come autrice dal Premio Calvino. Nel 2022 ha pubblicato per Neri Pozza Una minima infelicità, libro candidato al Premio Strega 2023.
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