Una sala di specchi




ROBERT STONE


Traduttore: Dante Impieri

Editore: Minimum Fax 

Genere: Narrativa

Pagine: 547

Anno edizione: 2024


Sinossi. Reinhardt è stato per diversi anni un virtuoso del clarinetto, fino a quando l’alcolismo gli ha reso impossibile suonare. Approdato a New Orleans a caccia di soldi e di liquori, si lega sentimentalmente a Geraldine, un’ex prostituta con il viso solcato da una cicatrice, e accetta di lavorare come disc-jockey e commentatore per una radio di estrema destra, anche se le sue amicizie eccentriche, il suo aspetto fisico e il suo amore per la marijuana tradiscono tendenze politiche di ben altro segno. Morgan Rainey, vicino di casa di Reinhardt, ha appena accettato un incarico dal consiglio municipale, che dovrebbe consentirgli di contribuire al miglioramento dei programmi di assistenza per i più poveri, ma scopre ben presto di essere manipolato da un gruppo di politicanti senza scrupoli, il cui vero scopo è escludere per quanto possibile la popolazione nera di New Orleans da qualunque sostegno economico. Le vite di Rainey e di Reinhardt si incroceranno, in una battaglia senza quartiere tra sogni di eguaglianza e disillusione, impegno politico e cinismo. 

 Recensione di Giuseppe Tursi


Una sala di specchi è l’esordio narrativo di Robert Stone, uno degli autori più rappresentativi della letteratura americana del dopoguerra. Il romanzo, pubblicato nel 1966, ottiene subito un ampio consenso da parte di critica e pubblico e si aggiudica il prestigioso William Faulkner Award per la migliore opera prima.

Il romanzo è ambientato nella New Orleans degli anni ’60, un periodo cruciale per la città, che attraversa una fase di profondi cambiamenti sociopolitici. New Orleans è un luogo in fermento, in procinto di subire grandi mutazioni che generano disordini e proteste per i diritti civili degli afroamericani. In questo clima turbolento si sviluppa la storia dei tre protagonisti del romanzo: Reinhardt, Morgan Rainey e Geraldine.

Tre personaggi profondamente diversi, ma accomunati dalla ricerca di un riscatto. È l’America delle grandi opportunità, dell’illusione del riscatto, o almeno così appare. L’apparenza è, infatti, uno dei temi centrali del romanzo.

Già dal titolo, Una sala di specchi, Stone suggerisce l’idea di un’illusione della realtà, della difficoltà di distinguere il vero dal falso. I personaggi, inoltre, sono spesso contraddittori, un tratto che li rende vividi e autentici.

Reinhardt è un musicista che, a causa della sua dipendenza dall’alcol, è costretto a fuggire e ricominciare la sua vita. Ma anche in questa nuova partenza, la sua debolezza lo trascina nuovamente verso il baratro. Commette azioni moralmente ambigue, finendo per fuggire ancora una volta da sé stesso.

Morgan Rainey, invece, crede fermamente nella giustizia e nell’uguaglianza sociale tra bianchi e neri. Si aggrappa a un’idea utopica di un mondo in cui regnano pace e libertà. Tuttavia, ben presto, la realtà lo colpirà con durezza, disilludendolo.

Infine, c’è Geraldine, una giovane donna anch’essa in cerca di riscatto. Ex prostituta con alle spalle abusi che le hanno lasciato cicatrici visibili sul volto, cerca di cambiare vita, ma la “nazione delle grandi possibilità” non fa altro che deluderla e illuderla.

Robert Stone costruisce un romanzo di denuncia sociale con una prosa solida e dialoghi perfetti. Una sala di specchi non è un libro facile da leggere: richiede attenzione per cogliere le sfumature di ogni personaggio.

È difficile credere che si tratti di un esordio, dato la perfezione dell’intreccio. Un plauso va sicuramente alla casa editrice Minimum Fax, che ha contribuito a far conoscere in Italia un grande autore che merita di essere letto e riscoperto.

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Robert Stone


Scrittore statunitense, Robert Stone nasce a Brooklyn, nello stato di New York. Da piccolo frequenta una scuola cattolica: comincia subito a descrivere le sue esperienze in forma di narrazione. Il giovane però non finirà mai il Liceo: sarà espulso perché «bevevo troppa birra ed ero un ateo convinto». Nel 1955 si arruola in Marina, e vive poi per un periodo a New York e New Orleans. Nel 1959 sposa Janice Burr, e tre anni dopo vince una borsa di studio per un corso di scrittura creativa alla Stanford University. In California comincia a frequentare molti scrittori della “Beat Generation”, da Jack Kerouac ad Allen Ginsberg. Diventato corrispondente di guerra in Vietnam, si è poi dedicato completamente alla scrittura, visitando per lunghi periodi il Messico e l’America Centrale. Robert Stone ci lascia l’11 gennaio 2015, in seguito ad una malattia polmonare: soggiornava nella sua casa a Key West, in Florida. Prolifico e premiato scrittore (è stato per ben due volte finalista al Premio Pulitzer e nel 1982 ha ottenuto il Premio Dos Passos alla carriera), tra i suoi libri più significativi ricordiamo A hall of mirrors (1967, romanzo d’esordio), I guerrieri dell’inferno (Dog Soldiers, 1974, vincitore del National Book Award nel 1975 e portato al cinema da Karel Reisz), pubblicato in Italia da Bompiani nel 1978; Una bandiera all’alba (A flag for sunrise, 1981), vincitore del Premio Pen/Faulkner per la narrativa ed edito in Italia da Sperling & Kupfer, Children of Light (1986), Outerbridge Reach (1992), Orso e sua figlia (Bear and his daughter, 1997), raccolta di racconti edita in italiano da Einaudi nel 2002, Porta di Damasco (Damascus Gate, 1998), apparso presso Einaudi nel 1999, e Baia delle anime, (Bay of souls, 2003), edito da Sartorio nel 2007. Nello stesso anno Robert Stone dà alle stampe il libro di memorie Prime Green: Remembering the Sixties.