Recensione di Cristina Bruno
Autore: Jean Paul Dubois
Traduzione: Annalisa Crea
Editore: Ponte alle Grazie
Genere: narrativa contemporanea
Pagine: 396
Anno di pubblicazione: 2021
Sinossi. La storia di Paul Blick, il protagonista di questo romanzo, inizia a otto anni con un trauma: la morte del fratello a seguito di una peritonite. Si apre dunque come ‘un esercizio solitario’, anche se via via si anima di vicende e personaggi: una moglie ricca, il successo come fotografo naturalista, i figli, un’amante. E non smette di essere tale quando Paul vedrà rovesciarsi il suo mondo, colpendo di nuovo i suoi affetti più cari e preparando un finale di quelli che hanno contribuito a rendere Jean-Paul Dubois una figura di primo piano nel panorama letterario odierno. Una vita francese, certo, perché a fare da sfondo alla storia di Paul ci sono cinquant’anni di vicende storiche come la guerra d’Algeria e il Sessantotto.
Recensione
Il 28 settembre 1958 la vita di Paul Blick cambia di colpo: il fratello Vincent muore dopo essere stato operato di appendicite. Vincent aveva dieci anni, e per Paul che ne aveva otto era un punto di riferimento. La morte del bambino segna momento di non ritorno per tutta la famiglia.
La madre si chiude in se stessa, il padre trascorre il suo tempo tra il lavoro e il giardino e Vincent cresce con un senso di mancanza che non riesce a colmare. Le fasi della vita di Vincent sono scandite dalla politica della Francia, dal succedersi dei suoi presidenti, ai mutamenti generazionali come il mitico ’68. Tutta l’esistenza di Vincent è improntata a una sorta di leggerezza, a una ricerca di una improbabile felicità che colmi la sua mancanza. Una laurea in sociologia, una moglie più che benestante, due figli e un nipotino, qualche avventura e la passione per la fotografia sono il contesto in cui si muove il protagonista.
Chi è Paul Blick? È un uomo qualsiasi, qualcuno che di certo ciascuno di noi ha incontrato, anche se non ricordiamo dove o quando. È uno dei tanti nostri conoscenti, con una vita dopotutto normale, fatta di una quotidianità che inganna nella sua monotonia sorprendendoci poi all’improvviso vecchi. Paul vive sentendosi eternamente giovane fino a che la vita non gli presenta il conto con la malattia della madre, lo strano destino della moglie e i turbamenti psicologici della figlia. Tre generazioni a confronto e tre malesseri esistenziali vissuti in modi estremi e totalmente diversi tra loro.
L’intreccio dei personaggi con la politica è indissolubile: ognuno ha il suo particolare punto di vista e ognuno parteggia per una fazione differente, chi sta con la destra e chi con la sinistra, chi appoggia Chirac e chi stravede per Mitterand. La storia francese scorre sotto i nostri occhi da de Gaulle a Chirac passando per Pompidou, D’Estaing e Mitterand e riflette scelte spesso discutibili dei potenti nei confronti tanto dei cittadini francesi quanto delle controversie internazionali.
Il romanzo è una grande riflessione sul senso della vita, la politica, l’amore, la società. I pensieri di Paul vengono anatomizzati con sottile e implacabile precisione e osserviamo i suoi gesti e le sue emozioni come se fossimo lì presenti accanto a lui, come se frequentassimo la sua cerchia di amici e conoscenti. Lo scorrere del tempo e delle stagioni di Paul, con le sue sconfitte e le sue piccole vittorie, si presta a inevitabili paralleli cinematografici con la Nouvelle Vague che ha lasciato un segno nel cinema non solo francese.
E così la frase finale del libro ben ne riassume il senso e il tenore:
“La vita non è altro che quel filamento illusorio che ci lega agli altri e ci fa credere che, per il tempo di un’esistenza che pensiamo essenziale, siamo semplicemente qualcosa piuttosto che niente.”
A cura di Cristina Bruno
Jean Paul Dubois
Jean Paul Dubois: è nato nel 1950 a Tolosa, dove attualmente risiede. Come giornalista ha collaborato con varie testate, fra cui Le Matin de Paris e Le Nouvel Observateur. Autore di saggi, racconti di viaggio e di oltre venti romanzi, nella sua carriera ha ricevuto riconoscimenti prestigiosi. Con Una vita francese, l’autore ha vinto i premi Femina e Fnac, e nel 2019 si è aggiudicato il premio Goncourt con Non stiamo tutti al mondo nello stesso modo, anch’esso uscito per Ponte alle Grazie.
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