Recensione di Barbara Aversa
Autrice: Silvia Avallone
Editore: Rizzoli
Genere: Narrativa
Pagine: 464
Anno di pubblicazione: 2020
Sinossi. Se le chiedessero di indicare il punto preciso in cui è cominciata la loro amicizia, Elisa non saprebbe rispondere. È stata la notte in cui Beatrice è comparsa sulla spiaggia – improvvisa, come una stella cadente – con gli occhi verde smeraldo che scintillavano nel buio? O è stato dopo, quando hanno rubato un paio di jeans in una boutique elegante e sono scappate sfrecciando sui motorini? La fine, quella è certa: sono passati tredici anni, ma il ricordo le fa ancora male. Perché adesso tutti credono di conoscerla, Beatrice: sanno cosa indossa, cosa mangia, dove va in vacanza. La ammirano, la invidiano, la odiano, la adorano. Ma nessuno indovina il segreto che si nasconde dietro il suo sorriso sempre uguale, nessuno immagina un tempo in cui “la Rossetti” era soltanto Bea – la sua migliore amica. Elisa è una donna schiva, forse un po’ all’antica. Non ama le foto e i social, convinta com’è che chi siamo sia “infinitamente più interessante, e commovente, di quel che vorremmo a tutti i costi sembrare”. Ora però vuole mettersi in gioco, fare i conti con se stessa scrivendo: perché soltanto le parole possono restituirci la complessità delle storie che non mostriamo al mondo e che pure, silenziosamente, tutti ci portiamo dentro. Attraverso la sua voce, Silvia Avallone ci accompagna in questo romanzo potente e liberatorio, invitandoci a riflettere sul nostro presente e a domandarci: “La vita ha davvero bisogno di essere raccontata, per esistere?”.
Recensione
Siamo nel 2019. Da quando Beatrice non è più la sua migliore amica, Elisa ha smesso di tenere traccia della vita. E poi una foto del 2001, ritrovata per caso, è un pugno allo stomaco.
Sul retro “Amiche per sempre”.
E dopo secoli, scoppia a piangere.
Quando sono diventate amiche Elisa e Beatrice? Forse sono “nate li”, nel 2000, fuggendo in motorino dopo aver rubato dei jeans.
Quando Beatrice era una ragazza comune e non una diva interplanetaria, quando era solo la sua ineguagliabile amica del cuore.
Ed inizia così un viaggio a ritroso pieno di emozioni ed amarezza.
Elisa insicura e razionale, Beatrice incostante, mutevole, fatata.
Entrambe con situazioni familiari complesse ma mentre nella prima è tutto evidente, per la seconda tutto viene fagocitato dall’apparenza del perfezionismo, sotto strati di fondotinta griffato.
Elisa si rintana tra le braccia di Beatrice che a sua volta la stimola a scrivere, a sgusciare fuori, ma senza allontanarsi troppo. E lo stesso farà Beatrice, nella disperazione delle perdite.
Mi sono chiesta spesso se mi riconoscessi più in Elisa o in Beatrice e la risposta è che è più facile credo ritrovarsi in entrambe.
Un incastro (im)perfetto dove l’una non esiste senza l’altra, uno specchio in cui guardare ritrovando se stesse. Fa paura vero?
Si la fa. Amare così tanto qualcuno che diventa noi, in cui ci si identifica, è terrorizzante.
Nonostante l’evoluzione del legame non possa prescindere la natura insita nelle protagoniste, quella simbiosi ambivalente, a tratti letale, distruttiva, cercata, trafigge il lettore.
Vi invito a leggerlo dicendovi che è stata una delle letture più intense e profonde fatte di recente.
La scrittura è impeccabile, veemente, metaforica, evocativa, intima, introspettiva.
La trama è quella della crescita, del dolore, della separazione, dell’amicizia, quella che ti cambia.
Insomma dell’amore.
E nulla mai è più potente dell’amore.
Nel bene, oppure nel male.
A cura di Barbara Aversa Pacifico
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Silvia Avallone
è nata a Biella nel 1984 e vive a Bologna. I suoi libri sono tradotti in tutto il mondo.Per Rizzoli ha pubblicato Acciaio (2010, da cui è stato tratto l’omonimo film), Marina Bellezza (2013) e Da dove la vita è perfetta (2017), e in Francia, nel 2012, Le lynx. Scrive per il “Corriere della Sera” “Sette” e “La Lettura”.
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